PAPA: IN GONDOLA FINO ALL'ISOLA DELLA SALUTE
Salvatore Izzo
(AGI) - Venezia, 8 mag.
Benedetto XVI ha attraversato oggi pomeriggio la Laguna di Venezia da piazza San Marco all'isola della Salute con la stessa gondola che nel 1985 trasporto' Giovanni Paolo II: la Dogaressa. A condurla sono stati Bruno Dei Rossi e Franco Dei Rossi "Strigheta", Giampaolo D'Este e Igor Vignotto. I primi due sono i figli di Albino che gia' porto' in gondola tre Papi, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. D'Este e Vignotto sono, invece, i rappresentanti delle due coppie di regatanti, storicamente rivali, nelle tradizionali regate storiche veneziane. I quattro sono stati scelti, per l'occasione, dall'Associazione dei Gondolieri.
Concluso l'incontro con mille fedeli della diocesi di Venezia, che si e' tenuto nella Basilica di San Marco, Papa Ratzinger ha raggiunto il molo a bordo di una vetturetta elettrica. Durante l'incontro, Benedetto XVI indossava la mozzetta bianca (che sostituisce quella rossa durante il tempo di Pasqua) e la stola. Ma prima di montare sulla mini-car se li e' tolti. Raggiunto il molo, il Papa e' salito sulla "Dogaressa" bianca, seguito subito dopo dal cardinale Scola, che ha preso posto nell'imbarcazione insieme anche al segretario del Pontefice, monsignor Georg Gaenswein. Quando la gondola si e' mossa, il Pontefice si e' tolto la papalina bianca per paura che il vento piuttosto forte gliela portasse via. Due altre gondole, nere come tutte le altre che contribuiscono a rendere cosi' affascinante Venezia, sono partite dal molo vicino per portare alcune personalita' del seguito, ma anche il fotografo dell'Osservatore Romano e il cameraman del Centro Televisivo Vaticano che hanno documentato la navigazione del Papa. La traversata e' durata una quindicina di minuti, durante i quali il Pontefice si guardava intorno con aria molto divertita, mentre da altre imbarcazioni gridavano "Viva il Papa!". Sceso dalla "dogaressa", Benedetto XVI si e' rimesso la papalina e ha salutato e ringraziato i quattro gondolieri che oggi hanno remato per lui.
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PAPA: SOLIDI VALORI CULTURALI MEGLIO DELLA SOCIETA' LIQUIDA
Salvatore Izzo
(AGI) - Venezia, 8 mag.
Bisogna respingere l'idea di "una cultura liquida", teorizzata dal sociologo Zygmunt Bauman per "esprimere la sua fluidita', la sua poca stabilita' o forse la sua assenza di stabilita', la mutevolezza, l'inconsistenza che a volte sembra caratterizzarla?".
Lo ha chiesto Benedetto XVI ai rappresentanti del mondo della cultura riuniti nella Basilica di Santa Maria della Salute. Ricordando che la citta' di Venezia, per la sua particolarita' di unificare diverse isole della Laguna, soffre "molti disagi" ma al tempo stesso e' arricchita da "un fascino straordinario" che dipende dal suo straordinario rapporto con l'acqua, il Papa teologo ha proposto di guardare al capoluogo veneto "non come citta' 'liquida' ma come citta' 'della vita e della bellezza". Occorre compiere una scelta, ha spiegato sottolineando che "l'uomo e' libero di interpretare, di dare un senso alla realta', e proprio in questa liberta' consiste la sua grande dignita'". "Nell'ambito di una citta', qualunque essa sia, anche le scelte di carattere amministrativo culturale ed economico dipendono - ha rilevato - da questo orientamento fondamentale, che possiamo chiamare 'politico' nell'accezione piu' nobile e piu' alta del termine. Si tratta di scegliere tra una citta' "liquida", patria di una cultura che appare sempre piu' quella del relativo e dell'effimero, e una citta' che rinnova costantemente la sua bellezza attingendo dalle sorgenti benefiche dell'arte, del sapere, delle relazioni tra gli uomini e tra i popoli".
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PAPA: LA SALUTE NON E' SOLO BENESSERE FISICO
Salvatore Izzo
(AGI) - Venezia, 8 mag.
"La salute e' una realta' onnicomprensiva, integrale: va dallo stare bene che ci permette di vivere serenamente una giornata di studio e di lavoro, o di vacanza, fino alla salus animae, da cui dipende il nostro destino eterno".
Lo ha ricordato Benedetto XVI visitando questo pomeriggio l'Isola della Salute, dove sorgeva il lazzaretto di Venezia. "Dio - ha spiegato il Papa - si prende cura di tutto l'uomo, senza escludere nulla. Si prende cura della nostra salute in senso pieno. Lo dimostra Gesu' che ha guarito malati di ogni genere, ma ha anche liberato gli indemoniati, ha rimesso i peccati, ha risuscitato i morti". La fede, ha aggiunto, "guarisce dalla durezza di cuore, dalla chiusura egocentrica e gli fa gustare la possibilita' di trovare veramente se stesso perdendosi per amore di Dio e del prossimo". Infatti, "gloria di Dio e' la piena salute dell'uomo, e questa consiste nello stare in relazione profonda con Dio". "Possiamo dirlo - ha concluso Ratzinger - anche con i termini cari al neo-beato Giovanni Paolo II: l'uomo e' la via della Chiesa, e il Redentore dell'uomo e' Cristo".
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PAPA: SI E' ESAURITA LA FORZA PROPULSIVA DELLE IDEOLOGIE
(AGI) - Venezia, 8 mag.
(dall'inviato Salvatore Izzo)
Viviamo "in un tempo nel quale si e' esaurita la forza delle utopie ideologiche e non solo l'ottimismo e' oscurato, ma anche la speranza e' in crisi". Usa parole molto chiare Benedetto XVI nel discorso piu' importante pronunciato nella sua visita pastorale in Triveneto, quello al mondo della cultura: "il Vangelo - ricorda - e' la piu' grande forza di trasformazione del mondo, ma non e' un'utopia, ne' un'ideologia. Le prime generazioni cristiane lo chiamavano piuttosto la 'via', cioe' il modo di vivere che Cristo ha praticato per primo e che ci invita a seguire". Si chiude con questa analisi una giornata per molti versi straordinaria, segnata dal mega raduno al parco San Giuliano, dove il Papa ha esortato i 350mila fedeli delle 15 diocesi del Nord Est a "superare la paura" che provano a causa della crisi economica e degli sconvolgimenti in atto nel Mediterraneo e ad accogliere come fratelli i profughi e gli immigrati che fuggono dalla guerra e dalla poverta', ma ha anche ammonito a non perdere la "radicata identita' cristiana" di queste terre. "Non dobbiamo dimenticare - spiega nella Basilica di Santa Maria della Salute, raggiunta in gondola attraversando il Canal Grande - l'epoca delle due guerre mondiali e dei totalitarismi". Alla storia, sottolinea, bisogna guardare "non da un facile ottimismo, ma dalla fede cristiana, che anima la speranza al tempo stesso grande e paziente, aperta sul futuro e attenta alle situazioni storiche". In questa stessa prospettiva il nome "Serenissima" che accompagna da secoli la citta' di Venezia ci parla, osserva il Papa teologo, "di una civilta' della pace, fondata sul mutuo rispetto, sulla reciproca conoscenza, sulle relazioni di amicizia". "Venezia - rileva - ha una lunga storia e un ricco patrimonio umano, spirituale e artistico per essere capace anche oggi di offrire un prezioso contributo nell'aiutare gli uomini a credere in un futuro migliore e ad impegnarsi a costruirlo". L'esortazione ai veneziani e' dunque a "non avere paura di un altro elemento emblematico, contenuto nello stemma di San Marco: il Vangelo". "Alla citta' serenissima - afferma Benedetto XVI - si giunge per questa via, che e' la via della carita' nella verita', ben sapendo, come ci ricorda ancora il Concilio, che non bisogna "camminare sulla strada della carita' solamente nelle grandi cose, bensi' e soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita" e che sull'esempio di Cristo "e' necessario anche portare la croce; quella che dalla carne e dal mondo viene messa sulle spalle di quanti cercano la pace e la giustizia".
La presenza di circa mezzo milione di fedeli nei vari incontri di questa due giorni in Triveneto - i dati sulle presenze di oggi sono stati diffusi dal Comune e dalla Curia patriarcale - rappresenta certo un evento in controtendenza rispetto alla situazione impietosamente fotografata nei diversi discorsi del Papa, evidentemente preoccupato per il fatto che il Triveneto rischia di secolarizzarsi. Nel Nord Est d'Italia, ricorda, "la fede ha accompagnato nei secoli il cammino di tanti popoli, anche attraverso persecuzioni e prove molto dure", come raccontano "le molteplici testimonianze" storiche e artistiche. Eppure, come denuncia Benedetto XVI nell'omelia al Parco di San Giuliano, "oggi questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verita' e dei suoi contenuti piu' profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente, e negli aspetti piuttosto sociali e culturali, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l'esperienza di fede in Gesu' crocifisso e risorto non illumina il cammino dell'esistenza". "Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell'ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani che giungono nelle nostre terre sembrano attentare a cio' che noi siamo" e "portano i cristiani di oggi - rileva il Pontefice - a dire con tristezza: 'noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall'ingiustizia'". Purtroppo, lamenta Benedetto XVI, "anche un popolo tradizionalmente cattolico puo' avvertire in senso negativo, o assimilare quasi inconsciamente, i contraccolpi di una cultura che finisce per insinuare un modo di pensare nel quale viene apertamente rifiutato, o nascostamente ostacolato, il messaggio del Vangelo". "C'e' un grande sforzo da compiere - dunque - perche' ogni cristiano, qui nel Nord-est come in ogni altra parte del mondo, si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l'evento della morte e della risurrezione di Cristo". "Conosco - assicura Ratzinger ai cattolici riuniti a Mestre - la cura che, come Chiese del Triveneto, ponete nel cercare di comprendere le ragioni del cuore dell'uomo moderno e come, richiamandovi alle antiche tradizioni cristiane, vi preoccupate di tracciare le linee programmatiche della nuova evangelizzazione, guardando con attenzione alle numerose sfide del tempo presente e ripensando il futuro di questa regione". Nel mondo di oggi, per Benedetto XVI, "occorre promuovere e difendere con coraggio la verita' e l'unita' della fede. Occorre rendere conto della speranza cristiana all'uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire".
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