Il Papa invita a pregare per la Cina affinché non si allontani da Roma
di Anna JM Villani
Nulla è più vicino per un “padre” del gemito di un figlio lontano, le membra doloranti di un corpo che partecipa vivamente a quel dolore (san Paolo docet in 1Lettera ai Corinzi, v.12). Per Papa Benedetto XVI le preoccupazioni di una Chiesa lontana e sofferente come quella in Cina rappresentano una “spina” pungente nella “corona” pietrina. A motivo della condizione vissuta dai cattolici cinesi e dai vescovi in particolare.
“Ci sono alcuni che soffrono e sono sotto pressione nell'esercizio del loro ministero episcopale” ha detto all’Udienza Generale del mercoledì Papa Benedetto XVI che ha espresso la propria “vicinanza” a chi è messo a dura prova nella professione del proprio Credo.
Il Pontefice, per la situazione in Cina, ha invitato i fedeli di tutto il mondo ad unirsi in preghiera ed in particolare modo il 24 maggio prossimo, quando ricorrerà la “Giornata mondiale di preghiera per la Cina” voluta nel 2007 proprio dall’attuale Papa. Un giorno speciale, la festa di Maria santissima Ausiliatrice, da quell’ “auxilium” latino che indica l’ “aiuto” , Maria “Aiuto dei Cristiani”. E nessun cristiano necessita di maggiore aiuto di chi non può manifestare di esserlo. “Là, come altrove, Cristo vive la sua passione. Mentre aumenta il numero di quanti Lo accolgono come il loro Signore, da altri Cristo è rifiutato, ignorato o perseguitato” ha detto il successore di Pietro ricordando che “Quando Pietro era in carcere tutti hanno pregato con forza e hanno ottenuto che un angelo lo liberasse” perciò “Anche noi facciamo lo stesso: preghiamo intensamente, tutti assieme, per questa Chiesa, fiduciosi che, con la preghiera, possiamo fare qualcosa di molto reale per essa”.
Infatti, ha continuato ancora Ratzinger: “i cattolici cinesi hanno detto molte volte di volere “l’unità con la Chiesa universale” “con il Successore di Pietro”, pregando possiamo ottenere per la Chiesa in Cina di rimanere una, santa e cattolica, fedele e ferma nella dottrina e nella disciplina ecclesiale”. Il timore è che nelle difficoltà possano nascere altre “Chiese”, che la comunità cinese non abbia più come riferimento il magistero “apostolico romano” come esplicitamente pronunciato dal papa: “Con la preghiera possiamo ottenere che il loro desiderio di stare nella Chiesa una e universale superi la tentazione di un cammino indipendente da Pietro”.
La Chiesa cinese “merita tutto il nostro affetto” ha sottolineato paternamente Benedetto XVI che ha affidato alla Madonna la missione “di illuminare quelli che sono nel dubbio, di richiamare gli smarriti, di consolare gli afflitti, di rafforzare quanti sono irretiti dalle lusinghe dell’opportunismo”.
La forza della preghiera è stato il forte messaggio fatto passare dal papa nell’udienza generale: “La preghiera ha in sé una forza divina capace di salvare anche l’uomo più iniquo e di interrompere la spirale del peccato”. Riferendosi poi al passo biblico di Sodoma e Gomorra quando Dio decide di “punire” gli abitanti per la loro malvagità il “Vicario” terreno ha portato l’esempio tratto dalla Genesi in cui Abramo cerca di frenare il braccio divino dall’opera sommaria di giustizia: “Così facendo mette in gioco una nuova idea di giustizia: non quella che si limita a punire i colpevoli, come fanno gli uomini, ma una giustizia diversa, divina, che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che trasforma il peccatore, lo converte e lo salva. Con la sua preghiera, dunque, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, tenendo conto degli innocenti, liberi dalla colpa gli empi, perdonandoli”.
Benedetto XVI al termine dell’udienza ha incontrato il nuovo segretario della Lega Araba Nabil al-Arabi.
© Copyright L'Occidentale, 22 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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