venerdì 6 maggio 2011

Il Papa nelle terre del Nordest. La grande attesa della gente veneta (Vincenzo Tosello e Bruno Cappato)

Nelle terre del Nordest

La grande attesa della gente veneta

Vincenzo Tosello – direttore ''Nuova Scintilla'' (Chioggia)
Bruno Cappato – direttore ''La Settimana'' (Adria-Rovigo)

La visita di papa Benedetto nelle nostre terre del Nordest è l'evento massimo di questo fine settimana, che coinvolge decine di migliaia di persone soprattutto per la messa di domenica mattina al Parco San Giuliano di Mestre, ma anche nelle altre fasi dell'incontro con le nostre Chiese: nella basilica di Aquileia il sabato pomeriggio per il raduno dei membri dei Consigli pastorali diocesani e a Venezia la domenica pomeriggio nella basilica di San Marco e in quella della Madonna della Salute per gli eventi propri della Chiesa marciana a conclusione della visita pastorale diocesana.
Un abbraccio. Un'immersione diretta del Pontefice nelle nostre terre e nelle nostre acque - in motovedetta e in gondola... - per toccare con mano la realtà delle nostre regioni, anche se in momenti ufficiali e, per alcuni aspetti, formali, e per prendere contatto con la nostra vita e con la nostra gente, anche se per poche ore. Egli viene a "confermare la nostra fede" e a ravvivare la nostra speranza. La fede cristiana che caratterizza da sempre l'identità del nostro popolo, ma che ora sembra sbiadire nelle sollecitazioni della modernità; la speranza che anima la nostra esistenza e le nostre stesse vivaci attività quotidiane, ma che sembra affievolirsi in tempi di crisi economica e di sovvertimento dei valori. Bello e articolato questo grande Nordest - che travalica i confini nazionali nella comune antica radice cristiana aquileiese - ora alle prese con cambiamenti e sfide epocali, di cui potrebbe essere laboratorio singolare.
Bello e variegato il nostro Triveneto con le sue molte lingue e con la sua vitalità invidiabile, teso a rilanciare nuovi modelli socio-culturali più aggiornati ai tempi. Bello e affascinante il nostro Veneto, ricco di tanti doni di natura e di cultura, talora negletti o bistrattati. A queste terre e a questa gente papa Benedetto viene a portare la Parola che dà fede forte e speranza viva, da rimettere in circolo per i credenti fiacchi e per chi è senza speranza.
La sua presenza sia anche fonte di una carità nuova, che si traduca in solidarietà generosa ed efficace, in accoglienza cordiale e operosa; ma anche, prima, in una "carità politica" protesa al vero bene di tutti nell'amministrare risorse e nel servire persone e comunità. Ci faccia convinti, con le sue parole acute e illuminanti, oltre che con l'esempio, che i doni ricevuti sono di tutti e vanno ravvivati e fatti fruttificare per il bene di tutti.

Vincenzo Tosello - direttore "Nuova Scintilla" (Chioggia)
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Fede confermata

Il Santo Padre Benedetto XVI viene in terra veneta. Viene a confermarci e a rinsaldarci nella fede. Migliaia di fedeli parteciperanno domenica alla celebrazione eucaristica al Parco San Giuliano di Mestre.
Ritrovarci attorno al pastore della Chiesa non significa partecipare ad una manifestazione di richiamo per il nome e la fama della persona. Non è questo un avvenimento di massa; è, al contrario, un incontro di popolo. Le masse sono anonime e l’occasione dell’incontro potrebbe essere un unico motivo di aggregazione e rimanere in ombra tutto il resto. Qui a Mestre come domenica 1° maggio a Roma per la beatificazione di Giovanni Paolo II il convergere di tantissime persone per un avvenimento si giustifica proprio per il vissuto e per il retroterra fatto di comunione e di fede vissuta che questo insieme di persone – segno di un popolo diffuso in ogni continente – vive e testimonia.
È facile cadere nell’equivoco di equiparare piazza a piazza, ma quando la motivazione di fondo che muove le persone è essenzialmente la fede, allora abbiamo un’esperienza che va al fondo, al cuore della persona umana laddove si vivono dimensioni ed esperienze come il dolore, come il bisogno di salvezza che oltrepassano categorie minime e particolari.
Il clima diviene per forza di cose esperienza di preghiera e le persone in una certa maniera “si riconoscono”. Essere parte di un popolo, sentirne e viverne l’esperienza, è fondamentale, perché se anche la scelta di fede è personale, tuttavia cresce e si forma insieme ai fratelli e di qui il senso comunitario affratella e fa riconoscere i legami. Il Papa viene in un Veneto che fino a non molti decenni fa era tutto una grande famiglia.
Il Papa viene in una terra che ha nella sua storia un’esperienza radicata nell’humus cristiano. Il Vangelo diffuso nelle nostre terre è stato nei secoli coltivato, testimoniato e trasmesso da una generazione all’altra.
Oggi noi abbiamo l’impressione che questo legame con il cristianesimo si sia offuscato. L’invasione di tante teorie e ideologie insieme alla mobilità delle persone, la crescita di un benessere collegato a stili di vita consumistici ed edonistici, ha fatto sì che si sia sempre più offuscata questa fisionomia. Il Veneto non è più una terra costituita da comunità piccole e grandi nemmeno dal punto di vista meramente socio-economico. Le campane continuano a mandare i loro segnali sopra i tetti delle case e si insinuano tra i condomini delle città, ma non è più un riferimento così chiaro e diffuso soprattutto tra le persone più giovani.
Papa Benedetto XVI, con la sua paterna saggezza e con l’ispirazione che deriva dalla sua responsabilità, viene a portare una parola – come hanno molto opportunamente scritto i vescovi del Triveneto – di conferma e di rafforzamento della fede. Oggi il credere – pur nella consapevolezza di un patrimonio di tradizione – deve guardare al presente e all’evoluzione che attraversa la società nel profondo. Si può dire che in un momento che evidenziava già i segni del trapasso culturale (1961), proprio qui da noi si è coniata l’espressione “Eclissi del sacro” ad indicare con una delle più indovinate sintesi il progressivo processo di secolarizzazione alla quale eravamo tutti sottoposti.

Bruno Cappato - direttore "La Settimana" (Adria-Rovigo)

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