IL PAPA E GLI ASTRONAUTI
Indescrivibile bellezza
Oggi il colloquio con i due italiani a bordo dello Shuttle Endeavour
Benedetto XVI si è collegato oggi con la Stazione spaziale internazionale in occasione dell’ultima missione dello Shuttle Endeavour. Il collegamento è stato trasmesso in diretta televisiva da Tv2000 e in streaming nel sito internet della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano.
Il Papa si è rivolto agli astronauti presenti nella Stazione spaziale, tra cui i due italiani, Paolo Nespoli e Roberto Vittori, che ha portato con sé la medaglia d’argento, dono del Santo Padre. Durante il collegamento Benedetto XVI è stato seduto nella Sala dei Foconi, all’interno del Palazzo apostolico, ed erano presenti il responsabile del direttorato del Volo umano dell’Agenzia spaziale europea (Esa), Thomas Reiter, il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Enrico Saggese, e il generale di squadra aerea dell’Aeronautica militare, Giuseppe Bernardis. Di fronte al Papa lo schermo per il collegamento degli astronauti. La voce giungeva sia sulla terra sia nella Stazione spaziale con un ritardo di cinque secondi. Il primo a prendere la parola è stato Reiter e poi Saggese, che ha introdotto "questo storico collegamento", il primo tra la Santa Sede e una Stazione spaziale. "Benvenuto a bordo" hanno detto al Papa i comandanti dei due equipaggi, quello della missione, Dmitry Kondratyev, e quello dello shuttle Endeavour, Mark Kelly, che hanno presentato gli astronauti.
Straordinaria possibilità. "Cari amici astronauti – ha detto Benedetto XVI – sono molto lieto di avere questa straordinaria possibilità di una conversazione con voi, durante la vostra missione. Sono grato di potermi rivolgere a voi in questo momento. L’umanità vive in questo periodo un rapidissimo progresso delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecniche e voi siete in un certo senso la punta avanzata dell’umanità e state esplorando nuovi spazi e nuove possibilità per l’avvenire, al di là del campo delle esperienze abituali". "Tutti ammiriamo il vostro coraggio, disciplina, impegno, con cui vi siete preparati per questa missione – ha proseguito il Papa -; siamo convinti che siete animati dal nobile intento di mettere a disposizione per il bene di tutti il frutto delle vostre ricerche e imprese. Parlare con voi mi dà modo di esprimere anche a me la mia ammirazione per voi e per tutti quelli che collaborano a rendere possibile l’impresa e di incoraggiarvi cordialmente nel portarla a compimento".
L’assurdità della guerra e della violenza. Il Pontefice non si è limitato ad un saluto, ha anche posto delle domande. "Questa – ha sottolineato il Santo Padre – deve essere una conversazione, non devo essere solo io a parlare, anzi sono molto interessato di sentire da voi le vostre esperienze, le vostre riflessioni, quindi permettetemi di rivolgervi alcune domande". Ed ecco la prima domanda di Benedetto XVI: "Dalla Stazione spaziale vedete la nostra terra da una prospettiva diversa, sorvolate continuamente i continenti e popoli diversi anche molte volte al giorno. Credo che per voi sia evidente che viviamo tutti insieme su una sola terra e che è assurdo combattere e ucciderci tra di noi. So anche che la moglie del comandante Mark Kelly è stata vittima di un grave attentato e auguro che la sua salute continui a migliorare. Ecco quale considerazioni fate dunque, guardando dall’alto la terra, a proposito dei rapporti internazionali, della convivenza tra i popoli e l’uso della scienza per la pace". A rispondere è stato il comandante Kelly, che, dopo aver ringraziato per l’interessamento per la moglie, ha evidenziato: "Certamente sappiamo che nella storia del mondo c’è la violenza e che i popoli combattono per le risorse. La Stazione spaziale fa lo sforzo di mettere le risorse tecnologiche a servizio di tutti per ridurre proprio la violenza".
Il rispetto dell’ambiente. "Uno dei temi su cui intervengo spesso – ha affermato nella seconda domanda il Papa – è quello della responsabilità per l’avvenire del nostro pianeta, gli scienziati ci invitano alla prudenza e anche dal punto di vista etico dobbiamo far crescere le nostre coscienze. Dal vostro punto di vista come vedete la situazione della terra, vedete dei segni o dei fenomeni di cui dobbiamo tener conto per l’avvenire del pianeta?". "Ammiriamo da quassù – è stata la risposta degli astronauti – l’indescrivibile bellezza del pianeta e dunque quello di proteggere l’ambiente è davvero un dovere e anche il lavoro della Stazione spaziale è un lavoro è una partnership tra diverse nazioni proprio perché è uno sforzo positivo di cooperazione per il bene di tutto il pianeta e per cercare di invertire la spinta allo sfruttamento indiscriminato delle risorse".
Quale messaggio per i giovani? Nella terza domanda il Pontefice ha posto l’accento sull’importanza dell’esperienza che stanno vivendo gli astronauti: "Quando tornerete, sarete guardati con ammirazione come degli eroi e avrete una grande autorità, vi inviteranno a raccontare la vostra esperienza. Quali saranno i messaggi più importanti che pensate di poter indirizzare soprattutto ai giovani, che vivranno in un mondo segnato dalle vostre imprese e scoperte?". "Questa Stazione spaziale – ha risposto gli astronauti – è un simbolo di quello che si può fare per esplorare l’universo e di quello che si può fare insieme. Questo è un messaggio che possiamo dare ai bambini e ai giovani".
L’universo e il suo Creatore. "L’esplorazione dello spazio – ha sottolineato il Santo Padre nella quarta domanda – è un’avventura affascinante per la scienza, so che in questi giorni installate nuovi strumenti per la ricerca e lo studio delle radiazioni che giungono dagli spazi più lontani, ma anche un’avventura questa vostra dello spirito umano, uno stimolo forte a riflettere sull’origine e il destino dell’universo e umanità. I credenti guardano agli spazi sconfinati e spesso pensano a un Creatore, che esiste, e quindi sono colpiti dal mistero della sua grandezza. La medaglia che ho affidato al vostro collega Roberto Vittori, come segno della mia partecipazione alla vostra missione, proprio per questo rappresenta la creazione dell’uomo, dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina. Dunque, nel vostro intenso lavoro di impegno e ricerca, vi succede anche di coltivare riflessioni sul Creatore o di rivolgere una preghiera al Creatore? O vi sarà più facile riflettere su questi temi quando sarete ritornati sulla terra?". A rispondere in questo caso è stato Roberto Vittori: "È un impegno molto intenso quello di essere qui, ma abbiamo anche l’opportunità di guardare fuori e di guardare giù verso la terra, soprattutto la sera e vedere questo colore blu della terra, del cielo. La bellezza del nostro pianeta cattura il mio cuore. Io prego sempre per me, per la mia famiglia, il mio futuro". A questo punto Vittori ha lasciato libera la moneta del Papa di oscillare nell’aria, passandola al collega Paolo Nespoli, nel corso del collegamento.
Il tempo del dolore. L’ultima domanda del Pontefice è stata proprio per Nespoli ed è stata l’unica in italiano. Tutto il resto della conversazione è stato in inglese. "Caro Paolo – ha detto il Santo Padre -, so che nei giorni scorsi la tua mamma ti ha lasciato e quando tra pochi giorni tornerai a casa non la troverai più ad aspettarti. Tutti ti siamo stati vicini. Anch’io ho pregato per lei. Come hai vissuto in questo tempo di dolore? Nella vostra stazione vi sentite lontani e isolati e soffrite un senso di separazione? O vi sentite uniti tra voi, inseriti in una comunità che vi accompagna con attenzione e affetto?". Paolo Nespoli ha ammesso: "Santo Padre, ho sentito le sue preghiere arrivare fino a quassù. Siamo fuori da questo mondo, orbitiamo intorno alla terra, abbiamo un punto di vantaggio per guardare la terra e per sentire tutto quello che ci sta attorno. I miei colleghi della Stazione mi sono stati vicini in questo momento, così come la mia famiglia è stata vicina a mia madre negli ultimi momenti. Mi sono sentito lontano, ma anche molto vicino; sentire tutti voi vicini a me è stato per me un sollievo. Ringrazio anche l’Agenzia spaziale europea e quella americana che hanno messo a disposizione le risorse affinché abbia potuto parlare con mia madre negli ultimi momenti".
L’avvenire dell’umanità. "Carissimi astronauti – ha concluso Benedetto XVI – grazie per questa bellissima occasione di incontro e dialogo, avete aiutare me e tante altre persone a riflettere insieme su temi importantissimi per l’avvenire dell’umanità. Vi faccio i migliori auguri per il vostro lavoro e il successo della vostra grande missione a servizio della scienza, della collaborazione internazionale per il vero progresso e la pace nel mondo. Continuerò a seguirvi con il pensiero e la mia preghiera e vi imparto volentieri la mia benedizione apostolica". Al termine del collegamento, un astronauta si è lasciato tirare in alto dalla assenza della forza di gravità.
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