L'episodio della lotta al guado dello Yabboq nella catechesi di Benedetto XVI sulla preghiera
La lunga notte di Giacobbe
La notte della preghiera come combattimento della fede e vittoria della perseveranza.
Ha usato questa metafora il Papa per spiegare il senso del racconto della lotta di Giacobbe con Dio al guado dello Yabboq.
Benedetto XVI ha riproposto l'episodio, narrato dal libro della Genesi, questa mattina, mercoledì 25, ai fedeli presenti in piazza San Pietro per l'udienza generale.
Proseguendo il ciclo di catechesi sulla preghiera - iniziato il 4 maggio scorso - il Pontefice si è soffermato su questo racconto "un po' particolare" della storia del patriarca "ingannatore", come viene definito il figlio secondogenito di Isacco.
Prendendo spunto dall'episodio ha illustrato quella particolare relazione tra Dio e l'uomo, che, dopo la lotta di "tutta una notte", si trasforma "nel dono gratuito di una benedizione" e di un nome nuovo per quell'uomo sconfitto dal Signore ma al tempo stesso vincitore, proprio perché ha ottenuto quello che voleva, la sua benedizione.
Nel racconto del Papa l'episodio, "di non facile interpretazione" come ha riconosciuto egli stesso, si sviluppa seguendo quella "voluta duplicità" che gli è propria, sino ad assumere il suo significato più vero.
Nonostante infatti le spiegazioni che l'esegesi biblica può dare a questo episodio siano molteplici, quando esse vengono assunte dagli autori sacri e inserite nel racconto biblico "cambiano di significato - ha commentato Benedetto XVI - e il testo si apre a dimensioni più ampie" e diviene "il simbolo della preghiera" che "con tenacia e perseveranza chiede a Dio la benedizione e un nome nuovo, una nuova realtà frutto di conversione e di perdono".
La nostra vita - ha detto il Pontefice - è come questa lunga notte di lotta e di preghiera".
(©L'Osservatore Romano 26 maggio 2011)
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