Ratzinger e il destino del Patriarca
ANDREA TORNIELLI
Questo pomeriggio Benedetto XVI arriva ad Aquileia, culla dell’evangelizzazione del Nord-Est, e a Venezia, dove rimarrà fino alla sera di domenica. Il viaggio papale coinciderà con la chiusura della visita pastorale alla diocesi del patriarca di Venezia, Angelo Scola.
È la terza volta in quarant’anni che un Papa visita la Serenissima. L’ultima fu nel 1985, con Wojtyla. Mentre in quella precedente, avvenuta il 16 settembre 1972, Paolo VI, in piazza San Marco, davanti alla folla, si tolse la stola papale per metterla sulle spalle del patriarca di Venezia Albino Luciani. Solo dopo la morte di Montini si seppe che proprio quella mattina, prima di partire per il Veneto, il Pontefice bresciano aveva pensato alla sua fine vergando una nota aggiuntiva al testamento. Nell’agosto 1978, il giorno dopo l’elezione, quell’inatteso dono della stola sarebbe stato ricordato da Papa Luciani nel primo discorso ai fedeli, ai quali avrebbe confidato che quel pubblico gesto del predecessore lo aveva fatto arrossire.
Saranno in molti, in questi due giorni, a scrutare i gesti di Benedetto XVI per cogliere segnali di attenzione e benevolenza, dato che Scola appare come uno dei nomi accreditati per assumere l’eredità del cardinale Dionigi Tettamanzi alla guida della diocesi di Milano. Papa Ratzinger ha voluto che la discussione sulla «provvista» per la diocesi ambrosiana – così si chiama tecnicamente la designazione di un nuovo vescovo – avvenga dopo la visita nel Nordest: la Congregazione dei vescovi si pronuncerà nelle prossime settimane, nulla è deciso, tutto è ancora possibile, anche se è ormai evidente che la candidatura del patriarca di Venezia per la sede episcopale più importante d’Europa, e tra le prime del mondo, non è soltanto una boutade mediatica.
Ratzinger del resto conosce Scola da quasi quarant’anni, da quando, cioè, il futuro Papa era arcivescovo di Monaco, e il patriarca un giovane teologo: entrambi inseriti nel gruppo internazionale dei collaboratori della rivista «Communio», nata su posizioni «centriste» in alternativa alla progressista «Concilium».
Non è un mistero che, nonostante la conoscenza e la stima di lunga data con il nuovo Papa, dopo l’elezione di Benedetto XVI Scola abbia visto sfumare possibili incarichi di ulteriore responsabilità: in particolare, all’inizio del 2007, la successione a Ruini come presidente della Cei. Allora fu il neo-Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a convincere il Papa che sarebbe stato meglio nominare alla guida dell’episcopato italiano un prelato non cardinale e meno protagonista sulla scena pubblica di quanto lo fosse stato il presidente uscente. Il progetto era quello di portare in Segreteria di Stato la cabina di regia dei rapporti con la politica italiana, tradizionalmente affidati alla Conferenza episcopale. Bertone bloccò Scola, e dalla mediazione con Ruini si arrivò infine alla designazione dell’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, in quel momento non ancora cardinale.
Il patriarca di Venezia non divenne dunque presidente della Cei, né Vicario del Papa o Prefetto di qualche congregazione romana, come da qualcuno ventilato. L’essere rimasto nel capoluogo lagunare – peraltro l’unica diocesi ad aver dato tre Papi alla cristianità nell’ultimo secolo, il primo dei quali, Pio X, è già santo, il secondo, Giovanni XXIII, è beato mentre del terzo, Giovanni Paolo I, è in corso il processo di beatificazione – ha rafforzato Scola, che in questi anni da Venezia, oltre a realizzare un polo accademico di livello internazionale, il «Marcianum», ha continuato a collaborare con Ratzinger: è suo, ad esempio, il suggerimento di istituire un Pontificio consiglio dedicato alla nuova evangelizzazione, un’idea che Benedetto ha realizzato l’anno scorso.
© Copyright La Stampa, 7 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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6 commenti:
Ho appena letto il programma della messa di domani a San Giuliano: tutto è organizzato in maniere egregia: indicazioni d´arrivo, di partenza, accoglienza ai pellegrini, navette gratuite.
Forse portarsi Scola a Roma non sarebbe stata una cattiva idea, visto la disorganizzazione vaticana; e si comprende anche perché Scola a Milano potrebbe fare molto molto bene.
Jacu
bah,
"podid'essi" come dicono in Sardegna (a Cagliari, credo).
Scola è bravo ... un poco troppo "bravo", per i miei gusti (almeno a leggere il suo sito diocesano, sempre attento a ciò cui bisogna essere attenti e sempre prudente) .... e poi troppo Cl ... però mi fido di Benedetto, quasi ciecamente.
ciao
r
@raffale
la prudenza è una virtù cardinale...
E poi sarebbe ora di finirla con questa storia di Cl, di cui card. Scola non è membro attivo da anni.
Si iniziasse a giudicare le persone dai fatti e non con gli occhiali dell´ideologia.
Se hai letto il sito del card. Scola avrai notato che visita le varie parrocchie della sua diocesi (nella mia piccola diocesi in 15 anni non quasi mai visto il vescovo nella mia di parrocchia!), ha riservato alla messa in latino una parrocchia (dove la stragrande maggioranza dei vescovi non concede neppure la messa).
Ma voi a Cagliari siete avezzi a mons. Money...
Jacu
La parte politica di Cl a milano é oggettivamente un problema anche x l'annuncio cristiano vedere la Lega attaccare il card. Tettamanzi x il discorso sulla moschea e non sentire nessun esponente di un movimento cattolico che a Milano conta migliaia di adepti difendere l'arcivescovo é stato problematico. Il vescovo nn dovrebbe appartenere a movimenti ed ancor di piú il suo operato nn andrebbe giudicato in base a criteri politico come troppo spesso cl ha fatto con Tettamanzi. Inoltre se il criterio é dare continuitá nella gestione delle diocesi che senso ha prendere un cardinale che sta facendo bene a Venezia che é una diocesi molto importante ed interrompere il suo lavoro lì x farli fare un breve episcopato a Milano?
@virginia
l´arcivescovo di Milano deve pensare alla chiesa milanese affidatagli, ai musulmani ci penserà il comune di Milano e il clero musulmano.
E´strano anche vedere centinaia di migliaia di cattolici non fare nulla quando il Papa viene vilmente attaccato e quando i vescovi, che durante la consacrazione hanno promesso al Successore di Pietro fedele obbedienza, gli disobbediscono.
Da Tettamanzi ho sentito più spesso interventi politici che spirituali: le ricordo, cara Virginia, che Cristo ha mandato i suoi Apostoli, di cui i vescovi cattolici si definiscono successori, ad annunziare il Vangelo e non a fare gli assistenti sociali. E il Vangelo di Cristo non si riduce alla dottrina sociale! Mai sentito parlare di dieci comandamenti?
Jacu
Mi ripeterò, in modo un po' stucchevole, ma tant'è.
Il card. Scola è bravo, quindi "è troppo". Meglio un "mediocre" per Milano.
E poi sarebbe un breve episcopato. Troppo breve per Milano. Il card. Scola compie settant'anni. Nel 2005 è stato eletto un Papa di settantotto anni che si sta rivelando "felicissimo" per la Chiesa universale.
E poi basta con questa solfa di Cl...così come delle presunte prese di distanza del Cardinale dalla stessa. Una persona e un Vescovo li si giudichi, per favore, dalle opere e dalle parole. Non attraverso la lente dei propri pregiudizi.
Un Vescovo non dovrebbe "appartenere" a un Movimento? E perchè no, di grazia, se il movimento appartiene saldamente alla Chiesa e ne è riconosciuto? (leggersi qualcosa di Ratzinger sui movimenti, please.)
Finalmente, se la smettissimo di non capire (almeno i cattolici) che le opere di appartenenti a un Movimento non impegnano e non si identificano con il Movimento ecclesiale stesso sarebbe una bella cosa.
Delle sciocchezze eventuali e dei peccati certi che compio io, rispondo io non l'eventuale Movimento cui appartenessi.
Quindi la Compagnia delle Opere non è CL.
Io spero, per lui, che Scola resti a Venezia, dove, tra l'altro, vive un'apertura d'orizzonte che ha per confini il mondo, ma so che, qualunque cosa gli chiedesse, ubbidirà al Papa, come ha sempre fatto.
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