lunedì 23 maggio 2011

Pedofilia, Bagnasco: un'infame emergenza ancora non superata. Wojtyla, Bagnasco: santità riconosciuta oltre i confini della Chiesa. Il Presidente della Cei: L'Italia in crisi oggettiva, la gente è stanca delle risse. Messa in latino è patrimonio da riscoprire (Izzo)

PEDOFILIA: BAGNASCO, UN'INFAME EMERGENZA ANCORA NON SUPERATA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 mag.

La Chiesa italiana e' impegnata a fronteggiare "un'infame emergenza non ancora superata", quella degli abusi sessuali commessi da ecclesiastici ai danni di minorenni, "la quale causa danni incalcolabili a giovani vite e alle loro famiglie cui non cessiamo di presentare il nostro dolore e la nostra incondizionata solidarieta'".
Lo afferma il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, in apertura della 63esima Assemblea Generale dell'Episcopato Italiano.
Provato in prima persona, in quanto arcivescovo di Genova dove e' scoppiato l'ultimo clamoroso scandalo con l'arresto di un parroco con accuse gravissime, il presidente dei vescovi italiani ripete oggi "il grido amaro che gia' e' risuonato nell'assemblea dello scorso anno: sull'integrita' dei nostri sacerdoti non possiamo transigere, costi quel che costi. Anche un solo caso, in tale ambito, sarebbe troppo.
Quando poi i casi si ripetono, lo strazio e' indicibile e l'umiliazione totale". "Vorrei assicurare - scandisce Bagnasco rivolto piu' all'opinione pubblica che ai suoi confratelli riuniti da oggi in Vaticano, che si presume siano gia' informati in merito - che da oltre un anno, su mandato della presidenza Cei, e' al lavoro un gruppo interdisciplinare di esperti proprio con l'obiettivo di 'tradurre' per il nostro Paese le indicazioni provenienti dalla Congregazione della Dottrina della Fede".
Un obiettivo che sotto il nome di "Linee guida", sottolinea il cardinale citando il documento vaticano sul tema reso noto giusto una settimana fa, "oggi viene autorevolmente richiesto a tutte le Conferenze Episcopali del mondo". "Si tratta - spiega Bagnasco - di contestualizzare nei diversi Paesi, da parte delle rispettive Conferenze Episcopali, le Norme emanate il 21 maggio 2010 per aggiornare il 'motu proprio' di Benedetto XVI 'Sacramentorum sanctitatis tutela' del 30 aprile 2001".
"Confermando che la responsabilita' nel trattare i delitti di abuso appartiene in primo luogo al vescovo diocesano, si dovra' arrivare - avverte Bagnasco citando la lettera della Congregazione della Dottrina della Fede - entro il mese di maggio 2012 ad un orientamento comune all'interno di ogni Conferenza Episcopale nazionale, aiutando ad armonizzare al meglio gli sforzi dei singoli vescovi nel salvaguardare i minori". A tale riguardo, riconoscendo su questo fronte". "L'esito di tale lavoro - promette il presidente della Cei - sara' presto portato all'esame dei nostri organismi statutari". I
l capitolo della prolusione dedicato alla pedofilia si chiude pero' con la sottolineatura che questi crimini che pure sono commessi da uomini di Chiesa non sono connotativi della Chiesa, come qualcuno vorrebbe sostenere. Infatti, "le ombre, anche le piu' gravi e dolorose, non possono oscurare il bene che c'e'".
"Ancora una volta - conclude quindi Bagnasco - noi vescovi confermiamo stima e gratitudine al nostro clero che si prodiga con fedelta', sacrificio e gioia, nella cura delle comunita' cristiane".

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WOJTYLA: BAGNASCO, SANTITA' RICONOSCIUTA OLTRE CONFINI CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 mag.

Gratitudine e' stata espressa a Benedetto XVI a nome di tutti i vescovi italani dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, per la recente beatificazione di Giovanni Paolo II. "In un tempo facilmente catturabile dall'apparenza e dall'effimero, si e' assistito - ha detto Bagnasco aprendo i lavori della 63esima Assemblea dell'Episcopato Italiano - all'esaltazione di un autentico uomo di Dio, la cui santita' e' stata riconosciuta col dovuto rigore dall'autorita' della Chiesa, la quale ha cosi' intercettato un consenso sorprendente, piu' ampio dei confini cattolici".
Nella sua prolusione, il cardinale si e' soffermato sul legame tra Papa Wojtyla e Joseph Ratzinger, che ne e' oggi il successore: "qualcosa - ha spiegato - di piu' della semplice continuita'". Per Bagnasco, verso il predecessore, da parte del Papa regnante, "c'e' una perdurante ammirazione spirituale che diventa stupefacente lezione di stile, di umilta' e di candore, dalla quale noi sentiamo di dover imparare".
In proposito il presidente della Cei ha citato "una voce attendibile", quella di monsignor Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI, per il quale Papa Ratzinger "si e' presentato al mondo come il primo devoto del suo predecessore, giacche' tale interiormente egli si sente". "E questo - ha affermato il porporato - l'hanno, appunto, avvertito tutti".
"Anche noi allora, in punta di piedi - ha concluso il presidente della Cei - diciamo a Benedetto XVI la nostra spirituale ammirazione, rinnovandogli il grazie piu' sentito per la beatificazione, espresso gia' con il comunicato del 29 aprile scorso".

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BAGNASCO: PAESE IN CRISI OGGETTIVA, GENTE STANCA DELLE RISSE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 mag.

"Dalla crisi oggettiva in cui si trova, il Paese non si salva con le esibizioni di corto respiro, ne' con le slabbrature dei ruoli o delle funzioni, ne' col paternalismo variamente vestito, ma solo con un soprassalto diffuso di responsabilita' che privilegi il raccordo tra i soggetti diversi e il dialogo costruttivo".
A pronunciare questo drammatico "aut aut" e' il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione alla 63esima Assemblea Generale dell'Episcopato Italiano, che si tiene da oggi in Vaticano. "Se ciascuno - avverte Bagnasco - attende la mossa dell'altro per colpirlo, o se ognuno si limita a rispondere tono su tono, non se ne esce, tanto piu' che la tendenza frazionistica si fa sempre piu' vistosa nello scenario generale come all'interno delle singole componenti".
"La gente e' stanca di vivere nella rissa e si sta disamorando sempre di piu' dalla politica" che appare "non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e, se si puo' dire, noiosa", afferma il porporato che definisce senza mezzi termini "vaniloquio" quello a cui assistiamo nel dibattito politico: "una spirale dell'invettiva - spiega - che non prevede assunzioni di responsabilita'".
"Gli appelli a concentrarsi sulla dimensione della concretezza, del fare quotidiano, della progettualita', sembrano - lamenta Bagnasco - cadere nel vuoto". E cosi' addirittura quegli autorevoli interventi che richiamano la gravita' della situazione, e che il cardinale definisce come "allerta emergenziale", che prima "erano non solo funzionanti ma anche ragione di sollievo, oggi appaiono fiacchi e meno reattivi". "A potenziale contrasto - rileva il presidente della Cei - c'e' una stampa che appare da una parte troppo fusa con la politica, tesa per lo piu' ad eccitare le rispettive tifoserie, e dall'altra troppo antagonista, e in altro modo eccitante al disfattismo, mentre dovrebbe essere fondamentalmente altro: cioe' informazione non scevra da cultura, resoconto scrupoloso, vigilanza critica, non estranea ad acribia ed equilibrio". "Ma segnaliamo lo iato - conclude - anche per dare voce all'invocazione interiore del Paese sano che e' distribuito all'interno di ogni schieramento".

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BAGNASCO: MESSA IN LATINO E' PATRIMONIO DI RISCOPRIRE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 mag.

I vescovi italiani daranno piena attuazione all'istruzione "Universae Ecclesiae" volta a dare una corretta applicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" (documento che liberalizza l'uso dell'antico messale in latino) del 7 luglio 2007.
Lo ha assicurato il cardinale Angelo Bagnasco che in apertura della 63esima Assemblea Generale dell'Episcopato Italiano ha ricordato l'intento perseguito da due documenti che mirano "al recupero piu' impegnativo e armonioso nell'ambito delle singole Diocesi dell'intero patrimonio liturgico della Chiesa universale".
"In sostanza - ha aggiunto il cardinale - a non ferire mai la concordia di ogni Chiesa particolare con la Chiesa universale, operando piuttosto per unire tutte le forze e restituire alla liturgia il suo possente incanto".

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sta facendo tutto papa Benedetto...in pochi anni sta ripulendo la stalla di augia...mi chiedo: ma Gli altri papi da Giovanni XXIII a Giovanni paolo II che facevano? Dormivano...e aggiornavano!

Anonimo ha detto...

Che cosa significa "mai a finire la concordia di ogni Chiesa particoalre con la Chiesa universale"?
Quali Chiese particolari esistono in Italia? Di cattolica non esiste solo la Chiesa cattolica ROMANA? O esiste "l´unione delle chiese cattoliche d´Italia"?
Jacu

laura ha detto...

Gli altri Papi non erano abbastanza attenti, forse, oppure venivano tenuti all'oscuro di tutto per paura o per vergogna di colro che avevano accanto. L'unico che ha il coraggio della verità è Benedetto XVI e non dimentichiamo dove e per quanto tempo ha lavorato! chi più e meglio di Lui consce la "sporcizia" che è nella Chiesa. le Sue parole hanno sempre fatto tremare tutti