Pedofilia, nuovo allarme di Bagnasco "Infame emergenza non ancora superata"
di Marco Ansaldo
La pedofilia è «un'infame emergenza non ancora superata». Una piaga che causa «danni incalcolabili a giovani vite e alle loro famiglie, cui non cessiamo di presentare il nostro dolore e la nostra incondizionata solidarietà».
E la Chiesa italiana è impegnata a fronteggiare gli abusi sessuali con un «gruppo interdisciplinare» di esperti, pronto a trarre le indicazioni date dal Vaticano per adottare entro il maggio 2012 le Linee guida contro gli ecclesiastici colpevoli di questo crimine.
Nell'aula sinodale le parole del cardinale Angelo Bagnasco sono applaudite con convinzione dall'assemblea generale dei vescovi italiani riuniti nella prima giornata dei lavori della Conferenza episcopale.
È il cardinale-presidente a parlare. Ma è anche l'arcivescovo di Genova, il primate del capoluogo ligure la cui diocesi è stata trascinata nell'ultimo scandalo rovinoso, con l'arresto del prete di Sestri Ponente don Riccardo Seppia. Un caso a cui lo stesso Bagnasco ha risposto con una prontezza che in Vaticano è stata notata ed elogiata, sospendendo il sacerdote e correndo nella parrocchia offesa a consolare e ad ascoltare i fedeli.
Provato dunque in prima persona, ma composto com'è nel suo stile, il cardinale Bagnasco ha ripetuto «il grido amaro» già risuonato nell'assemblea dello scorso anno: «Sull'integrità dei sacerdoti non possiamo transigere, costi quel che costi. Anche un solo caso, in tale ambito, sarebbe troppo. Quando poi i casi si ripetono, lo strazio è indicibile e l'umiliazione totale».
«Vorrei assicurare - ha proseguito il cardinale-presidente - che da oltre un anno, su mandato della presidenza Cei, è al lavoro un gruppo interdisciplinare di esperti proprio con l'obiettivo di "tradurre" per il nostro Paese le indicazioni provenienti dalla Congregazione della Dottrina della Fede».
Un obiettivo che sotto il nome di Linee guida, ha sottolineato Bagnasco citando il documento vaticano sul tema, reso noto la settimana scorsa, «oggi viene autorevolmente richiesto a tutte le Conferenze episcopali del mondo».
Si tratta, in sostanza, di contestualizzare nei diversi Paesi, da parte delle rispettive Conferenze episcopali, le Norme emanate il 21 maggio 2010 per aggiornare il Motu proprio di Benedetto XVI "Sacramentorum sanctitatis tutela". «Confermando che la responsabilità nel trattare i delitti di abuso appartiene in primo luogo al vescovo diocesano - ha annunciato poi Bagnasco - si dovrà arrivare entro il mese di maggio 2012 a un orientamento comune all'interno di ogni Conferenza Episcopale nazionale, aiutando ad armonizzare al meglio gli sforzi dei singoli vescovi nel salvaguardare i minori».
Il presidente della Cei non ha fornito particolari sul gruppo di esperti. Ma la costituzione dell'organismo seguirà l'azione intrapresa da tempo da altre Conferenze episcopali nel mondo. E anche con la necessità di raccogliere dati e informazioni a livello nazionale. Fino all'anno scorso i vescovi italiani non avevano ritenuto di procedere in tal senso. La scelta di collaborare con la giustizia civile è invece ribadita con decisione dalla Chiesa italiana. Infatti, ha concluso Bagnasco, «le ombre, anche le più gravi e dolorose, non possono oscurare il bene che c'è. E noi vescovi confermiamo stima e gratitudine al nostro clero che si prodiga con fedeltà, sacrificio e gioia».
© Copyright Repubblica, 24 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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