giovedì 5 maggio 2011

Su «La Civiltà Cattolica» il «Gesù di Nazaret» di Papa Ratzinger. La testimonianza di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI è quanto mai pregnante perché riflesso di una vita totalmente donata e di una mente totalmente impegnata nella ricerca della verità

Su «La Civiltà Cattolica» il «Gesù di Nazaret» di Papa Ratzinger

Il cristianesimo così com'è

Tre elementi caratterizzano il Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione di Benedetto XVI: lo stile, il messaggio, il metodo.
Lo sottolinea il gesuita Ferdinando Castelli nell'ampia recensione del nuovo volume del Papa pubblicata sull'ultimo quaderno de «La Civiltà Cattolica» ora in uscita.
Lo stile del libro è semplice e chiaro, privo di preziosismi e di ricercatezze formali -- osserva Castelli: l'Autore ha il dono di rendere comprensibili anche questioni complesse e dibattute; il suo modo di procedere è calmo e cordiale sì che non incontra mai «avversari», ma divergenze su cui serenamente discutere. La chiarezza espositiva lascia supporre una piena conoscenza dei problemi e la capacità di coglierne gli aspetti di fondo e di esporli senza nasconderne i lati oscuri.
Ciò denota onestà intellettuale, rispetto per le opinioni divergenti e volontà di dialogo per soluzioni condivise, per quanto possibile. Il messaggio dell'opera è preciso: testimoniare che Gesù Cristo è vivo, reale, necessario.
La testimonianza di Joseph Ratzinger -Benedetto XVI, prosegue Castelli, è quanto mai pregnante perché riflesso di una vita totalmente donata e di una mente totalmente impegnata nella ricerca della verità. Si badi che il Papa, nei due volumi, non intende presentare una sua personale interpretazione della Scrittura e del dogma; vuole presentare il cristianesimo nella sua essenzialità e pienezza, come lo concepisce la Chiesa alla luce della rivelazione biblica, della tradizione e dell'analogia della fede. La metodologia usata per l'elaborazione di Gesù di Nazaret è quella formulata dal concilio Vaticano II: «Dovendo la sacra Scrittura essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e alla unità di tutta la Scrittura, tenuto conto della viva tradizione di tutta la chiesa e dell'analogia della fede» (Dei Verbum, 12).
Conoscendo i problemi concernenti il rapporto tra storia e fede, tra il «Gesù della storia» e il «Cristo della fede», l'Autore -- conclude Castelli -- si muove con padronanza e crescente stupore per la maggiore evidenza con cui gli si rivela Gesù, nella sua umanità e divinità, e per il significato del testo sacro.

(©L'Osservatore Romano 6 maggio 2011)

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