Su «La Civiltà Cattolica» il «Gesù di Nazaret» di Papa Ratzinger
Il cristianesimo così com'è
Tre elementi caratterizzano il Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione di Benedetto XVI: lo stile, il messaggio, il metodo.
Lo sottolinea il gesuita Ferdinando Castelli nell'ampia recensione del nuovo volume del Papa pubblicata sull'ultimo quaderno de «La Civiltà Cattolica» ora in uscita.
Lo stile del libro è semplice e chiaro, privo di preziosismi e di ricercatezze formali -- osserva Castelli: l'Autore ha il dono di rendere comprensibili anche questioni complesse e dibattute; il suo modo di procedere è calmo e cordiale sì che non incontra mai «avversari», ma divergenze su cui serenamente discutere. La chiarezza espositiva lascia supporre una piena conoscenza dei problemi e la capacità di coglierne gli aspetti di fondo e di esporli senza nasconderne i lati oscuri.
Ciò denota onestà intellettuale, rispetto per le opinioni divergenti e volontà di dialogo per soluzioni condivise, per quanto possibile. Il messaggio dell'opera è preciso: testimoniare che Gesù Cristo è vivo, reale, necessario.
La testimonianza di Joseph Ratzinger -Benedetto XVI, prosegue Castelli, è quanto mai pregnante perché riflesso di una vita totalmente donata e di una mente totalmente impegnata nella ricerca della verità. Si badi che il Papa, nei due volumi, non intende presentare una sua personale interpretazione della Scrittura e del dogma; vuole presentare il cristianesimo nella sua essenzialità e pienezza, come lo concepisce la Chiesa alla luce della rivelazione biblica, della tradizione e dell'analogia della fede. La metodologia usata per l'elaborazione di Gesù di Nazaret è quella formulata dal concilio Vaticano II: «Dovendo la sacra Scrittura essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e alla unità di tutta la Scrittura, tenuto conto della viva tradizione di tutta la chiesa e dell'analogia della fede» (Dei Verbum, 12).
Conoscendo i problemi concernenti il rapporto tra storia e fede, tra il «Gesù della storia» e il «Cristo della fede», l'Autore -- conclude Castelli -- si muove con padronanza e crescente stupore per la maggiore evidenza con cui gli si rivela Gesù, nella sua umanità e divinità, e per il significato del testo sacro.
(©L'Osservatore Romano 6 maggio 2011)
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