In un libro dell’ambasciatore Ulla Gudmundson
Come la Svezia guarda al Papa
Ulf Jonsson, Gesuita, docente di filosofia nel Newman Institute (Uppsala) e direttore di «Signum»
Nei Paesi scandinavi la Chiesa cattolica è una ristretta minoranza di meno del due per cento. Dopo la riforma luterana nel Cinquecento, aderire al cattolicesimo fu dichiarato criminale, da secoli la società civile e la vita culturale sono caratterizzate da forti sentimenti anticattolici e qualcosa di questo atteggiamento rimane a volte anche oggi, perfino tra persone di un certo livello culturale.
Nei media e nella vita pubblica l’influenza della Chiesa cattolica, se non del tutto ignorata, è di solito descritta, in termini peggiorativi, come ininfluente o addirittura dannosa. È vero che negli ultimi decenni il cattolicesimo è stato spesso presentato in modo un po’ meno negativo in confronto al passato, specialmente all’indomani della felice visita di Giovanni Paolo II nei Paesi scandinavi, nel 1989. Tuttavia, lo scandalo degli abusi sessuali da parte di alcuni esponenti del clero cattolico in diverse parti del mondo hanno di recente contribuito a rafforzare vecchi sentimenti anticattolici.
In questo contesto per alcuni versi non facile, è importante il libro «Papa Benedetto, la Chiesa e il mondo» (Påven Benedictus, Kyran och världen) di Ulla Gudmundson, ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede, da poco pubblicato nella collana «Questioni di politica mondiale contemporanea» (Världspolitikens Dagsfrågor) dell’Istituto Svedese degli Affari Internazionali. È una novità nel contesto scandinavo: una presentazione equilibrata e di facile lettura del pontificato attuale e del ruolo della Santa Sede a livello internazionale. Non sorprende dunque che sia stato presentata dal «Dagens Nyheter», il maggiore quotidiano svedese, come unica fonte valida di informazione per comprendere il ruolo del cattolicesimo nel mondo di oggi.
Il modo di scrivere di Ulla Gudmundson è eloquente, riflessivo, rispettoso e diretto. Ricordo vividamente di averla incontrata e intervistata una prima volta sulla rivista dei gesuiti svedesi «Signum» nel 2008, poco dopo la sua nomina ad ambasciatore presso la Santa Sede. Da non cattolica chiarì quanto fosse desiderosa e seriamente determinata a conoscere e comprendere più profondamente la Chiesa cattolica. Nella sua maniera tipicamente diretta fece subito capire che aveva una propria visione delle cose e che probabilmente questa non sempre avrebbe coinciso con quella cattolica. Questa mescolanza di desiderio rispettoso di comprendere l’altro e di espressione franca dei propri punti di vista permea anche il suo libro. Così come il suo apprezzamento per gli sforzi intellettuali compiuti dalla tradizione cattolica è stato espresso dalla sua presenza all’inaugurazione dell’unica istituzione universitaria cattolica nei Paesi scandinavi, il Newman Institute di Uppsala, presieduta nel 2010 dal preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás.
L’immagine di Benedetto XVI che emerge dal libro è quella di un uomo di fede e di un intellettuale, un professore di teologia che preferisce passare il tempo tra i libri piuttosto che in riunioni e cerimonie pubbliche. Questo aspetto del Papa attesta subito la stima che l’autrice prova per lui. Ulla Gudmundson ricostruisce le radici storiche del papato, dell’antico Stato della Chiesa e del Vaticano. L’ambasciatore passa poi a spiegare gli sviluppi che hanno condotto all’attuale ruolo chiave della Santa Sede nel contesto internazionale. E, a beneficio dei lettori in Svezia dove molti hanno concetti confusi sullo status della Santa Sede, ne chiarisce il ruolo e l’impatto nella diplomazia e nell’ambito delle organizzazioni internazionali.
Come molti, l’autrice condivide l’impressione che oggi vi sia un ritorno d’influenza della religione anche in diplomazia e in politica. Nonostante il rispetto e la stima per i valori spirituali della fede religiosa, Gudmundson esprime alcune perplessità: il rapporto tra fede religiosa e mondo della politica è argomento delicato. Il mondo effettivamente ascolta quando il Papa parla — scrive l’ambasciatore — ma ciò non significa che sia sempre d’accordo con lui: a volte esso reagisce perfino con rabbia.
Nel libro sono approfonditi i primi cinque anni del pontificato di Benedetto XVI: l’ermeneutica della continuità, il dialogo tra le religioni, i cambiamenti climatici, l’etica sessuale cattolica, il Vaticano e il Medio Oriente, la crisi della pedofilia sono alcuni tra gli argomenti trattati, con molte informazioni e spunti interessanti sulla posizione del Papa a proposito di diverse questioni pressanti del nostro tempo. I fatti vengono riportati correttamente e il tono è sempre rispettoso, anche quando l’autrice spiega perché vede le cose in modo diverso dalla Chiesa.
Un’attenzione speciale è rivolta anche a episodi che hanno suscitato reazioni eccezionali nei media, come il discorso di Ratisbona nel 2006 e l’odiosa intervista sulla shoah del vescovo lefebvriano Richard Williamson trasmessa dalla televisione svedese nel gennaio 2009. Secondo l’ambasciatore, la necessità di affrontare questi e altri frangenti eccezionali ha suggerito al Pontefice uno stile più moderno e attento nel trattare questi problemi.
Nel capitolo intitolato Un Papa dialettico, l’autrice ipotizza infatti che proprio tali avvenimenti abbiano portato Benedetto XVI a esprimere più chiaramente la propria posizione su varie questioni, mentre cercava di risolvere i problemi emersi da questi momenti di crisi nella Chiesa e nei suoi rapporti con altre realtà.
Inoltre, molte risposte — come il libro-intervista, i documenti scritti in un linguaggio più personale, le umili scuse per fallimenti ed errori — sono descritte come un modo più moderno di reagire ai problemi. Alcune decisioni nate da queste crisi hanno in effetti aperto nuove possibilità di futuri sviluppi positivi nella Chiesa, conclude Ulla Gudmundson nel suo bel libro su Papa Benedetto e sul ruolo della Chiesa cattolica nella scena globale contemporanea.
(©L'Osservatore Romano 10 agosto 2011)
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