Il presidente dello Ior, Gotti Tedeschi: per uscire dalla crisi, rimettere la persona al centro dell’economia
L’economia “ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona”. E’ uno dei passaggi della “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI. Un’Enciclica che appare in questi giorni di estrema attualità, mentre si guarda con apprensione all’espandersi della crisi economica-finanziaria. Proprio dalla “Caritas in Veritate” muove la riflessione dell’economista Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, intervistato da Luca Collodi:
R. – Io posso dare anche la mia opinione, ma preferisco partire da quello che dice il Papa nell’Enciclica “Caritas in Veritate”, quando spiega che l’origine del comportamento degli uomini che hanno gestito lo strumento economico e finanziario è di carattere morale. L’uomo, perdendo il senso del reale, il senso del riferimento della verità e lasciandosi andare alla ricerca di libertà assolute, ha trasformato lo strumento economico in fine anziché mezzo, lasciandogli prendere autonomia morale. Siamo arrivati quindi a vedere lo strumento che privilegia se stesso anziché privilegiare l’uomo.
D. – Di fatto, la politica sembra impotente nel gestire questa speculazione finanziaria, e rilanciare l’economia …
R. – Direi che la politica – tra l’altro, non in Europa – è quella che ha avviato questo, perché la politica – soprattutto americana – ha voluto tenere alta la crescita del Pil sostenendola a debito, facendo indebitare le famiglie di quasi il 50 per cento in più in dieci anni, per correre dietro ad un consumismo che era indispensabile a far crescere il Pil. Questo è stato sostenuto sicuramente – o quantomeno incoraggiato – dalla politica. E la politica oggi si è resa conto di non riuscire più a gestire le situazioni per una ragione molto semplice: che si è resa conto che oggi non c’è più una politica forte! Dov’è, al mondo, oggi, un riferimento politico forte? Pensavamo, come è stato negli ultimi 40 anni, che fossero gli Stati Uniti. Ma gli Stati Uniti governano, oggi, l’economia mondiale? No, perché il mondo si è globalizzato! Quello che prima poteva essere un riferimento di grandi decisioni, di grandi interventi di carattere politico a livello internazionale, oggi si è autolimitato!
D. – Guardando al bene comune per recuperare anche risorse, è giusto oggi riflettere su una “patrimoniale” o una tassa sulle grandi rendite?
R. – Una “patrimoniale” servirebbe esclusivamente a tassare, scoraggiare, far prendere paura ad un sistema, che sono normalmente le famiglie, che hanno risparmiato. Se dobbiamo fare un prelevamento forzoso delle risorse delle famiglie, perché non indirizzarlo subito alla crescita economica? Perché indirizzarlo alla diminuzione del debito che, peraltro, per noi in Italia non è così grave come si direbbe per altri Paesi? In Italia, il risparmio degli italiani è sei volte il debito pubblico! Il nostro problema è tornare a crescere. Chi assorbe veramente il debito pubblico non è una “patrimoniale”: è la crescita economica! Quindi, se io ho risorse scarse, preziose, come lo è il risparmio degli italiani, mille volte meglio indirizzarlo alla crescita economica che alla chiusura artificiale e temporanea di un debito che continuerebbe a crescere fino a quando non si risolvono i problemi! (gf)
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