Il vino della festa
I media italiani, nel dare conto della visita di Benedetto XVI ad Ancona, si sono soffermati sulla preoccupazione del Papa, che è vescovo di Roma e primate d’Italia, per la mancanza e la precarietà del lavoro. Una scelta informativa comprensibile soprattutto in questo tempo di crisi e che ha sottolineato la vicinanza del Pontefice — espressa anche nei momenti d’incontro con alcuni rappresentanti dei lavoratori e di chi vive con più difficoltà — e la partecipazione alla visita papale di esponenti della vita pubblica presenti significativamente senza distinzioni di appartenenza politica.
Ma il viaggio di Benedetto XVI e i suoi discorsi hanno un respiro più ampio. Come sempre, il Papa — che ha concluso il venticinquesimo congresso eucaristico nazionale italiano — è andato alla radice delle questioni. E ha esortato a riflettere sulle conseguenze storiche dei tentativi di ordinare la società da parte di ideologie che «hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia» mettendo da parte Dio, perché come risultato si sono avute «pietre al posto del pane».
È dunque il primato di Dio da ristabilire, perché l’uomo ha bisogno del pane per vivere. Del pane di ogni giorno, certo, ma soprattutto di quello vero, che è Cristo stesso. Ecco dunque la centralità dell’Eucaristia e delle sue conseguenze che, parafrasando un celebre titolo di Jean Daniélou, si potrebbero definire politiche. Dal sacramento che è al cuore della fede cristiana nascono infatti — ha detto il Papa — una nuova assunzione di responsabilità comunitaria e «uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata».
Alla meditazione sul pane Benedetto XVI ha affiancato, nell’incontro con i fidanzati — non usuale, proprio come l’altro, che ha riunito insieme nel duomo coppie sposate e sacerdoti — quella sul secondo segno eucaristico, il vino. In particolare, su quello della festa che venne a mancare durante il banchetto di nozze a Cana, dove Gesù era ospite con sua madre. Anche oggi manca questo vino, ma anche oggi, come in quel giorno, Cristo lo vuole versare a ognuno. Nell’amicizia che offre a ogni essere umano.
g.m.v
(©L'Osservatore Romano 12-13 settembre 2011)
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