IL PAPA IN GERMANIA
In dialogo con l'Occidente
Tre linee culturali: sana laicità, fede e ragione, emergenza educativa
Francesco Bonini
"Dove c’è Dio, là c’è futuro": Papa Benedetto XVI torna in Germania e per il viaggio ha scelto uno dei temi fondamentali della sua predicazione, fare di tutto perché “Dio torni nel nostro orizzonte, questo Dio così spesso totalmente assente, del quale però abbiamo tanto bisogno”.
I suggestivi appuntamenti tedeschi, dai luoghi di Lutero al Bundestag, gli permetteranno di sviluppare questo dialogo con le società occidentali di antica identità cristiana, che segna il pontificato.
Gli esiti non sono scontati, nel senso della vecchia deriva che presentava come inevitabile la secolarizzazione. Si tratta piuttosto di entrare nella ragione dell’agnosticismo contemporaneo, che è una condizione di tanti, in Europa, che genera una “strana penombra”, che tende a rimuovere come politicamente scorretto il tema di Dio, con tutte le sue implicazioni.
Ritorniamo così all’indicazione, che Benedetto XVI ha affermato nel discorso di Ratisbona, e poi ha ripreso lungo tutto il pontificato per il “superamento della limitazione auto-decretata della ragione a ciò che è verificabile nell’esperimento”.
Ne conseguono tre linee culturali e civili. La prima è la rivendicazione di una “sana” laicità, come affermazione di una sfera pubblica aperta alla dimensione religiosa. La seconda, che ne rappresenta la radice strutturale, è la necessità di una nuova alleanza tra la fede e la ragione, come sicuro presidio contro i rischi del fondamentalismo e del laicismo. La terza ne è la conseguenza, cioè la constatazione dell’emergenza educativa, come impegno a fare ripartire il dinamismo di una modernità da riportare alla sua radice: non a caso è questo il tema degli orientamenti pastorali della Chiesa in Italia per questo decennio.
Sinteticamente è la sfida di una nuova evangelizzazione, che lo stesso Benedetto XVI ha indicato come tema del prossimo Sinodo e impegno per le Chiese dell’Occidente: “Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede”, ha ripetuto all’Angelus a pochi giorni dalla partenza per la Germania.
In concreto, per quanto riguarda in particolare la situazione italiana, si possono indicare alcuni indirizzi per un impegno di lunga lena da rilanciare all’inizio del nuovo anno pastorale:
- mantenere una molteplice capacità di interlocuzione, cioè l’articolata pluralità dei soggetti che caratterizza la Chiesa in Italia, con il vincolo di una convergenza di ispirazione e di operatività, definitivamente archiviando la conflittualità interna e superando quella contrapposizione clero/laicato che, questa sì, provoca quell’“afasia” di si parla non sempre a proposito;
- riaffermare la rilevanza esistenziale della fede, come risposta positiva (vita buona) ad una diffusa domanda di senso e correlativamente la sua dimensione pubblica non rinunciabile, che diventa fondamento di una autentica laicità;
- non dimenticare il carattere competitivo del dibattito pubblico contemporaneo, nel duplice, connesso e contraddittorio segno della globalizzazione e della frammentazione.
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