Calorosa accoglienza per il Papa a Berlino
L’abbraccio della sua gente
Gianluca Biccini
Il maxiposter che da alcuni giorni campeggia sulle due facciate del grattacielo del quotidiano tedesco «Bild», ha salutato idealmente stamane, giovedì 22 settembre, l’arrivo di Benedetto XVI a Berlino, prima tappa del suo viaggio in Germania. Il giornale che nell’aprile 2005 aveva festeggiato l’elezione di Joseph Ratzinger su un’intera pagina con il titolo Wir sind Papst, «noi siamo Papa», ha ricoperto i 19 piani dell’edificio con una riproduzione di quella storica edizione con la fotografia del Pontefice in formato gigante. Un benvenuto al quale si sono uniti naturalmente i fedeli cattolici del Paese.
A questo primo giorno tra i suoi connazionali, sotto il cielo di Berlino attraversato da nubi spinte veloci dal vento, Benedetto XVI ha riservato la parte istituzionale della visita, durante la quale hanno avuto luogo gli incontri ufficiali con le più alte cariche dello Stato e il discorso davanti al Parlamento federale. E al di là delle polemiche che ogni volta sembrano dover accompagnare i viaggi internazionali del Papa, alimentate soprattutto da alcuni mezzi di informazione, resta la risposta della gente comune. Una manifestazione di affetto che testimonia sempre come la maggioranza delle persone comprenda il vero significato della presenza di Benedetto XVI. Anche oggi i berlinesi hanno dimostrato di aver capito che egli non è venuto per perseguire obiettivi politici o economici, ma per incontrare la gente e parlare loro di Dio.
Ed è venuto a farlo in una arcidiocesi in cui i cattolici sono meno del 7 per cento, su una popolazione che sfiora i sei milioni di abitanti, il 60 per cento dei quali dichiara di non professare alcuna religione. Del resto Berlino è il secondo comune più popoloso d’Europa, dopo Londra. I suoi oltre sessanta musei ne fanno un centro culturale — oltre che economico e politico — tra i più importanti del Continente.
Scortato dai caccia dell’aviazione militare tedesca, il velivolo con a bordo il Papa è atterrato poco prima delle 10.30 nell’aeroporto internazionale di Berlino-Tegel, intitolato a Otto Lilienthal, il pioniere del deltaplano che tra il 1891 e il 1896 compì oltre duemila voli prima di uno schianto fatale.
Affacciatosi sulla piattaforma superiore della scaletta, il Pontefice è stato salutato da ventuno salve di cannone, prima di scendere a terra dov’erano ad attenderlo il presidente della Repubblica Christian Wulff, e il Cancelliere federale Angela Merkel, con i rispettivi consorti.
Erano presenti l’arcivescovo di Berlino monsignor Rainer Maria Woelki — resterà nel seguito papale per tutta la permanenza di Benedetto XVI, nella capitale, con il suo ausiliare, il vescovo Matthias Heinrich, e il vicario generale, monsignor Ronald Rother; il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo di Friburgo, monsignor Robert Zollitsch, con il nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Jean-Claude Périsset — faranno parte del seguito papale per tutto il viaggio insieme con il gesuita Hans Langendörfer, segretario generale della Conferenza episcopale e coordinatore della vista — e i consiglieri di nunziatura Rüdiger Feulner e Tuomo T. Vimpari.
Nel clima autunnale di questi giorni l’accoglienza ufficiale si è svolta in modo semplice e senza discorsi, ma con l’eloquente omaggio floreale di un gruppo di bambini, che il Papa ha ringraziato. Poi il trasferimento in automobile al castello di Bellevue nel centro cittadino, residenza ufficiale del capo dello Stato. Sorge sulla riva della Sprea, poco distante dal Bundestag e dalla Porta di Brandeburgo, dinanzi alla quale sventolano oggi insieme le bandiere tedesca, europea e pontificia.
Legata all’etichetta di città-caserma, di Sparta-prussiana specie da quando, nel 1871, fu proclamata capitale del Reich, Berlino ha vissuto da protagonista tutti gli avvenimenti della storia antica e recente della Germania, in particolare nel Novecento, nel secolo che qui ha visto scendere la notte buia del nazismo e del conflitto mondiale scatenato da Hitler. Una città annientata da ideologie di morte, con i bombardamenti costati la vita ad almeno cinquantamila berlinesi; il blocco sovietico protrattosi per quasi un anno — dal giugno 1948 al maggio 1949 — e il successivo ponte aereo degli alleati per rifornire la parte occidentale della città, che segnarono l’inizio della guerra fredda; la rivolta degli operai del 1953, repressa nel sangue dall’armata rossa; le fughe dei cittadini dell’est verso occidente che nel 1960 raggiunsero la cifra record di 152.291, tanto da far erigere, nella notte tra il 12 e il 13 agosto dell’anno seguente, quel monumento di inciviltà che è stato per trent’anni il Muro. Le famiglie furono divise, le parrocchie smembrate, strutture consolidate vennero arbitrariamente distrutte. Nonostante tutte le difficoltà e le resistenze incontrate, la comunità cattolica riuscì però a mantenere una certa unità per rinascere finalmente dopo il crollo del Muro la notte del 9 novembre 1989 e la successiva Wiedervereinigung del 1990, che misero fine ai regimi comunisti dell’Europa centro-orientale. Per questo, quando quindici anni fa Giovanni Paolo II poté finalmente visitare la capitale riunificata, il suo appello davanti alla Porta di Brandeburgo — «Non spegnete lo Spirito! Mantenete aperta questa Porta per voi e per tutti gli uomini!» — è rimasto un monito per molti cristiani a Berlino.
Ed è in questa cornice che si sono svolte la cerimonia di benvenuto e la successiva visita di cortesia al presidente della Repubblica, nel Castello di Bellevue. Al suo arrivo il Papa ha firmato il Libro d’Oro nel salone d’ingresso. Quindi nel giardino del palazzo presidenziale, alla presenza di un migliaio di ospiti, dopo la presentazione delle delegazioni, sono stati resi gli onori militari mentre venivano eseguiti gli inni tedesco e pontificio. Infine la sfilata della guardia in alta uniforme, al termine della quale si sono susseguiti il saluto del presidente Federale e il primo dei diciotto discorsi del Papa previsti in questo viaggio. Successivamente il capo dello Stato ha accompagnato Benedetto XVI nel salone al piano terra per il colloquio privato. Benedetto XVI ha lasciato in dono un facsimile della «Geographia di Claudio Tolomeo», riproduzione del manoscritto contenente la traduzione latina, eseguita nel 1473, dell’antico testo greco risalente al secondo secolo dopo Cristo.
In auto si è poi recato nella vicina sede berlinese della Conferenza episcopale tedesca; quella storica si trova a Bonn, l’ex capitale della Germania occidentale. Nel complesso, che ospita anche l’Accademia cattolica, ha incontrato la cancelliera Merkel. Accolta dal cardinale Bertone e dagli arcivescovi Zollitsch e Périsset, il capo del governo tedesco ha poi avuto un colloquio privato con il Pontefice. A ricordo dell’incontro il Papa ha donato alla cancelliera una formella della «Fontana dei Sacramenti dei Giardini Vaticani» con dedica autografa.
Al termine di un’intensa mattinata Benedetto XVI ha raggiunto a piedi il refettorio per il pranzo, prima di recarsi nella sede della nunziatura apostolica, sua residenza durante il breve soggiorno berlinese.
Cresce intanto l’attesa per la visita pomeridiana al Parlamento federale al termine della quale il Papa incontrerà la comunità ebraica, atto conclusivo della sua permanenza a Berlino. Domattina, infatti, venerdì 23, sarà ad Erfurt, nella terra di Lutero e dell’ex Germania est, dove la Conferenza episcopale tedesca ha volutamente stabilito il proprio Centro cattolico per la pastorale missionaria.
(©L'Osservatore Romano 23 settembre 2011)
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1 commento:
Allemagne : Benoît XVI a désarçonné son public
L'histoire se répète: Benoît XVI vaut supérieurement mieux que l'image médiatique fabriquée par ses détracteurs. Et, à l'expérience cela se voit. Pour "Le Temps" à Berlin, Nathalie Versieux l'a bien noté:
http://belgicatho.hautetfort.com/archive/2011/09/23/allemagne-benoit-xvi-a-desarconne-son-public.html
Antonio Caterinato
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