domenica 4 settembre 2011

Congresso Eucaristico, l'intervento di Riccardi. Card. Re: proclamare pubblicamente le fede. Gli eventi culturali ad Ancona (Izzo)

CONGRESSO EUCARISTICO: RICCARDI, CATTOLICESIMO E' ANIMA DEL PAESE

Salvatore Izzo

(AGI) - Ancona, 3 set.

"Dopo Porta Pia, arrivo' a Roma al seguito del regio esercito un carrettino pieno di Bibbie protestanti. Si voleva una nuova religione, magari su innesto cristiano, separando pero' Cristo dalla Chiesa". Lo ha ricordato lo storico Andrea Riccardi nella relazione d'apertura del Congresso Eucaristico Nazionale. Ma, ha spiegato, "fallirono i tentativi di una Chiesa nazionale sul modello dei vecchi cattolici staccatisi da Roma dopo il Vaticano I". Anche se "qualche forma di ritualita' si ritrova in ambiente laico-repubblicano attorno alla figura di Garibaldi" e "i riti e le obbedienze massoniche divengono il riferimento di una borghesia liberale e anticlericale". Tutto questo pero' non divento' mai un fatto di popolo, rileva Riccardi, fondatore della Comunita' di Sant'Egidio ma oggi in veste di ordinario di storia contemporaanea all'Universita' Roma Tre.
"Tra Ottocento e Novecento - al contrario - la storia del sentimento religioso registra un'ammirazione-adorazione" da parte del popolo: "non si puo' amare la Chiesa senza ammirarla e l'Eucaristia senza adorarla". Secondo Riccardi, "lo si vede nel 1891 a Napoli, decaduta capitale del Sud, dove al I Congresso Eucaristico Nazionale, una manifestazione pubblica a cui, sembra, parteciparono quasi 100 mila persone, la piu' grande cioe' mai tenuta nel Paese fino a quel momento. L'Eucarestia, da fatto intimo celebrato nelle chiese, aggrega in piazza il popolo cattolico. Non c'e' muro tra chiesa e piazza come vorrebbe la mentalita' liberale con ricadute sul gusto intimista cattolico. L'Eucarestia, sacramento intimo, ha una dinamica che spinge fuori dai templi".
"A trent'anni dall'Unita', a Napoli - ricostruisce Riccardi - la Chiesa non punta alla restaurazione, seppure non accetta il ruolo offertole dal regime liberale: essere cappellania della societa'. Afferma, con quella grande manifestazione che il futuro dell'Italia sta nella riscoperta della presenza di Dio".
E anche durante il fascismo, "la liturgia cattolica, nonostante la maggior parte dei cattolici non sia contro il regime, con la festa di Cristo re diventa l'alternativa vissuta una pratica totalizzante del potere attraverso riti, formazione dei giovani, culto della guerra. Anche sulla Domenica c'e' un conflitto, specie sui giovani: fascista o parrocchiale?". Cosi' "nel momento del crollo", quando "la guerra devasta il paese, le chiese sono rifugio nell'angoscia", come "la basilica lateranense durante i bombardamenti di Roma: uno spazio di speranza nell'angoscia". "Questo - ha scandito Riccardi - era l'Eucarestia celebrata nella zona dei preti nel lager di Dachau. Testimonia un internato italiano, il livornese don Angeli: 'eravamo quasi 800. Uno si metteva al collo, sopra l'abito logoro del detenuto, una strisciolina colorata che doveva rappresentare la stola, disponeva sul tavolo un bicchiere, un'ostia'".
"Talvolta - poi - Eucaristia, sacerdozio, martirio sono connessi con l'evidenza che Giovanni Paolo II ci ha fatto riscoprire. E' il caso di don Concezio Chiaretti a Leonessa, avvertito durante la messa (che riesce a terminare) della rappresaglia nazista e poi fucilato, di don Santo Perin di Ravenna, lacerato da un'esplosione mentre compiva un'opera di umanita' dopo aver celebrato l'Eucarestia e di tanti altri. L'episodio piu' emblematico e' a Monte Sole, la strage di Marzabotto, dove - ha ricordato Riccardi - la gente e' morta abbracciata ai suoi tabernacoli".
E negli anni della Dc, "in Italia la liturgia cattolica non diventa culto nazionale, come nella Spagna di Franco che devotamente nel 1953 con il cero in mano segue con i ministri la processione eucaristica del congresso di Barcellona, applauditi da "La Civilta' Cattolica". "Non e' culto nazionale - conclude lo storico - ma di popolo".

(AGI)

CONGRESSO EUCARISTICO: RICCARDI, ITALIA RACCOLGA EREDITA' PAPA WOJTYLA

Salvatore Izzo

(AGI) - Ancona, 3 set. -

"Giovanni Paolo II pensava che il cristianesimo dovesse essere protagonista della vita del paese, che la Chiesa italiana avesse un profilo unitario, che la fede di popolo dovesse innervare un tessuto sociale lacerato". Lo ha ricordato Andrea Riccardi, fondatore della Comunita' di Sant'Egidio e ordinario di storia contemporanea a Roma Tre, nella relazioen di apertura del Congresso Eucaristoco Nazionale, pronunciata questa sera neòl Teatro delle Musa di Ancona, gremito da autorita' civili e militari come da semplici fedeli. "Si sono sfaldati tanti soggetti nel tessuto sociale del paese, dove lo Stato ha meno forza che altrove", ma per Papa Wojtyla, ha detto Riccardi, "il cristianesimo resta una grande risorsa italiana. Visto nel quotidiano delle difficili gestioni pastorali, può sembrare affermazione retorica, ma lo si verifica nei momenti duri. Giovanni Paolo II impegna la Chiesa per rafforzare l’identità nazionale: lo fa con la grande preghiera per l’Italia nel 1994. Egli ha forte il senso della nazione, anzi una teologia delle nazioni: crede che la nazione italiana abbia una funzione storica nella Chiesa universale, in Europa e nel mondo". Riccardi ha ricordato in proposito anche l'emblematica presenza di Paolo VI alla messa esequiale per Aldo Moro, lo statista ucciso nel '78 dalle Brigate Rosse. "La classe politica e tanti - ha detto lo storico cattolico - si raccolsero in Laterano per il funerale di Moro celebrato dal card. Poletti alla presenza dell’anziano Paolo VI, che concluse con una drammatica preghiera. Era un’Italia di nuovo afferrata all’altare. Ricordo che Gerardo Chiaromonte, comunista liberale di scuola napoletana, non credente, presente in Laterano, disse: 'questa messa riempie un incredibile vuoto e silenzio che abbiamo dentro'".
"La liturgia cattolica - ha sintetizzato Riccardi - non è rito nazionale, ma raduna un popolo incerto. Paolo VI, che realizza la riforma liturgica, sente molto la forza della liturgia e dell’Eucarestia. Primo papa partecipa a tre congressi eucaristici. A Udine nel 1972, dopo che il patriarca Luciani parlò della potenza unitiva dell’Eucarestia, il Papa insiste sull’unità della Chiesa. In quegli anni di rivoluzione culturale e di terrorismo, com’era vissuta la Chiesa? Piccola comunità che celebra l’Eucarestia o grande Chiesa? Ma anche che c’entrava il papato con il cristianesimo italiano?- era una domanda ricorrente. Una contestazione dura per un papa tanto italiano come Paolo VI. Sono anni di contestazione e secolarizzazione, ma anche di germinazione di cose nuove". E infatti il suo successore, "Giovanni Paolo, II ha traghettato il cattolicesimo italiano dal Novecento al nuovo millennio. Dagli anni Novanta è cominciata una stagione di transizione, non ancora conclusa, caratterizzata da incertezza politica, difficoltà di rinnovamento della cultura e dell’ethos. Le parole messianiche della politica ormai tacciono. Non siamo in anni di dolore come quel ‘78, ma certo di grave incertezza. Di fronte alla crisi economica che non finirà e a poteri globali senza volto, ci chiediamo anzi con le parole di Bauman quale sia la vera forza della politica. Manca la visione del futuro". E al poeta Wojtyla che scriveva "io credo tuttavia che l’uomo soffra soprattutto per mancanza di ‘visione’. Se soffre per mancanza di visione deve allora aprirsi la strada fra i segni…", ha fatto eco, nella relazione di Riccardi "un grande cristiano e poeta", padre David Turoldo: "Qui c’è il cuore della Chiesa, il baricentro del mondo, della storia; qui è il passaggio all’eterno. Ed è solo silenzio. Un nulla di ostia, dentro. Meno ancora che nell’arca dove ci stava la verga di Mosè e il libro della legge. Un’ostia che non dice niente e non sa di niente. E tuttavia è un punto che se fosse un solo luogo della terra, tutta la terra… graviterebbe verso quel luogo, attratta da questa misteriosa forza di attrazione".

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CONGRESSO EUCARISTICO: CARDINALE RE, PROCLAMARE PUBBLICAMENTE LA FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - Ancona, 3 set.

"Come cattolici proclameremo solennemente e pubblicamente la nostra fede in Cristo". Con queste parole il legato pontificio, cardinale Giovanni Battista Re, ha dichiarato aperto il Congresso Eucaristico Nazionale, "un evento - ha aggiunto - che attirera' su di se' l'attenzione di tutta l'Italia, lungo questa settimana: sara' una grande festa della fede". Per l'inviato di Benedetto XVI, che concludera' personalmente domenica prossima questo grande raduno di Ancona, "il Congresso Eucaristico possiede una reale dimensione nazionale italiana" ed e' "felice la coincidenza con i 150 anni dell'Unita' d'Italia".

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CONGRESSO EUCARISTICO:DA RAFFAELLO A TIEPOLO, DA ALLEVI A BIONDI

Salvatore Izzo

(AGI) - Ancona, 3 set.

Senza tradire la sua vocazione di raduno di popolo, il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona rappresenta anche un grande evento culturale. Domani sera, ad esempio, e' previsto un concerto di Giovanni Allevi, il giovane gia' riconosciuto dalla Marche come una propria gloria musicale, e sabato 10 si esibira' invece - in una grande festa con musica e testimonianze di fede trasmessa da Rai Uno - il cantante Mario Biondi, la cui voce profonda rappresenta spesso l'Italia nei contesti internazionali. Si intitola poi "Alla Mensa del Signore. Capolavori dell'Arte Europea da Raffaello a Tiepolo" la mostra, allestita nella Mole Vanvitelliana, che presenta un cospicuo numero di capolavori dell'arte, molti di dimensioni monumentali. Un vero e proprio museo dunque, pur se temporaneo, il cui tema evoca subito i nomi di Leonardo e Raffaello, il primo presente con la predella della pala Baglione raffigurante la Carita', il secondo visibile in diverse opere giunte dai musei Vaticani, che hanno permesso quasi di ricostruire una delle "stanze" del grande pittore. Tra tutte le opere spicca lo spettacolare e monumentale gruppo scultoreo della Basilica della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, che permette al pubblico di ammirare in forma tridimensionale il celebre affresco di Leonardo del convento delle Grazie. L'opera, che prende a modello proprio l'affresco del refettorio delle Grazie, viene esposta per la prima volta fuori sede. Evocano Leonardo altre due opere: la copia settecentesca del grande arazzo vaticano raffigurante il Cenacolo di Leonardo, proveniente dagli appartamenti vaticani, e la tela di Cesare Magni raffigurante l'Ultima Cena leonardesca, proveniente dalla Pinacoteca di Brera. In tutto le opere sono 111 suddivise in undici sezioni. "Per secoli - si legge nel catalogo- gli artisti sono rimasti particolarmente colpiti dalla incredibile vicenda, svoltasi in quella sera di primavera di oltre duemila anni fa nel chiuso di una stanza di Gerusalemme, dove Gesu' nello spezzare il pane pronuncio' la frase che ancora oggi migliaia di sacerdoti ripetono incessantemente, 'questo e' il mio corpo'". Ma la straordinarieta' di questa mostra risiede, oltre che nei capolavori dei grandi maestri dell'arte europea, nella preziosa e ricca raccolta del vasto tesoro artistico conservato nelle diocesi marchigiane: un ordinamento storico-artistico mai realizzato prima d'ora e che rende la rassegna curata dal professor Giovanni Morello, presidente Comitato Scientifico del Cen - unica nel suo genere.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma di che cosa parla il card. Re, che con le nomine che ha sponsorizzato lui, ha fatto più danni alla Chiesa cattolica del comunismo.
Certe nazioni sono piene di vescovi che non conosco il magistero e se lo conoscono lo mettono pubblicamente in dubbio.

Jacu

Anonimo ha detto...

Cosa dice questo prelato?. La sua voce doveva alzarsi forte eprecisa condannando la scelta dei politici di averci tolto la festa dei santi Patroni locali.

A me sembra che tutto vada a rotoli.
Basta vedere il modo di celebrar messa..... anti ratzinger dove tutto è stato fatto per dare uno schiaffo al papa. dalla posizione della croce , ai lati dll'altare a far distribuire la comunione alle ministre ....impossibile crederci.. davanti a centinai a di sacerdoti..la rai metteva in risalto le belle donnine , ben ttruccate e griffate che distribuivano l'eucaristia... perdonatemi ma se questo non è uno schiaffo a Ratzinger....allora o sono matto o questi ci prendono per degli ingenui