domenica 25 settembre 2011

E’ l’ora di liberare con coraggio la Chiesa dai suoi legami materiali e politici: così il Papa a conclusione del viaggio in Germania

E’ l’ora di liberare con coraggio la Chiesa dai suoi legami materiali e politici: così il Papa a conclusione del viaggio in Germania

Il Papa ha concluso il suo terzo viaggio in Germania: quattro giorni fitti d’impegni, che lo hanno portato a Berlino, Erfurt, Etzelsbach e infine a Friburgo. Due gli eventi storici: il discorso al Bundestag e l’incontro con gli evangelici nel Convento agostiniano dove visse Lutero. Benedetto XVI ha potuto abbracciare la comunità cattolica dell’Est e dell’Ovest del Paese e rilanciare il dialogo e l’amicizia con gli ortodossi, gli ebrei e i musulmani. Questa sera la partenza dall’aeroporto di Lahr e il rientro a Castel Gandolfo.
Il servizio di uno dei nostri inviati in Germania, Sergio Centofanti:


Giornate splendide in Germania per l’entusiasmo delle persone, per l’accoglienza cordiale e per la fede che ha trovato nel suo Paese, nonostante stia fortemente diminuendo la pratica religiosa: il Papa nella cerimonia di congedo esprime tutta la sua gioia per questo viaggio apostolico.Occorre tornare alle radici della Buona Novella di Cristo – afferma – per rispondere alla sete di Dio di tante persone.

Poco prima aveva incontrato al Konzerthaus di Friburgo i cattolici impegnati. Un discorso molto forte in cui ha espresso con chiarezza la necessità che la Chiesa cambi: la Chiesa deve cambiare non per adattarsi alla mentalità del mondo ma, al contrario, per essere più fedele al Vangelo e rispondere alla sete di Dio di tanti che non sanno più credere. Ricorda come rispose Madre Teresa di Calcutta a chi gli domandava quale fosse la prima cosa da cambiare nella Chiesa. Disse: “Lei ed io”:

“Questo piccolo episodio ci rende evidenti due cose: da un lato, la religiosa intende dire all’interlocutore che la Chiesa non sono soltanto gli altri, non soltanto la gerarchia, il Papa e i Vescovi: Chiesa siamo tutti noi, i battezzati. Dall’altro lato, essa parte effettivamente dal presupposto: sì, c’è motivo per un cambiamento. Esiste un bisogno di cambiamento. Ogni cristiano e la comunità dei credenti sono chiamati ad una continua conversione”.

Nel suo sviluppo storico, c’è una tendenza della Chiesa ad adattarsi ai criteri del mondo, a far prevalere la forza dell’organizzazione sull’apertura allo Spirito. Così, essa deve sempre di nuovo distaccarsi dai condizionamenti del mondo, e la storia talora viene provvidenzialmente in suo aiuto come dimostrano alcuni eventi del passato:
“L’espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – ha sottolineato - significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spogliava, per così dire, della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena”.
Col distacco dai suoi legami materiali, la missione della Chiesa diventa più “credibile”:
“Liberata dai suoi fardelli materiali e politici … – ha spiegato il Papa - la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo”.

Non si tratta – precisa Benedetto XVI – “di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa” ma di riportarla “alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità sono convenzioni e abitudini”. La Chiesa, infatti - ha aggiunto - non deve cercare l’adesione degli uomini per rafforzare “un’istituzione con le proprie pretese di potere”, ma per condurli a scoprire l’amore di Dio. Per questo deve presentare la fede cristiana per quello che è, senza accomodamenti:

“La fede cristiana – ha detto con forza il Papa - è per l’uomo uno scandalo sempre e non soltanto nel nostro tempo. Che il Dio eterno si preoccupi di noi esseri umani, ci conosca; che l’Inafferrabile sia diventato in un determinato momento afferrabile; che l’Immortale abbia patito e sia morto sulla croce; che a noi esseri mortali siano promesse la risurrezione e la vita eterna – credere questo è per noi uomini una vera pretesa”.

“Questo scandalo, che non può essere abolito se non si vuole abolire il cristianesimo” – rileva Benedetto XVI - è purtroppo offuscato da ben altri scandali provocati da coloro che dovrebbero farsi annunciatori della fede. Così ora – conclude il Papa - c’è “una ragione in più per ritenere che sia nuovamente l’ora … di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa. Questo non vuol dire ritirarsi dal mondo. Ma una Chiesa alleggerita degli elementi mondani” è capace di parlare in modo credibile agli uomini.

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