La crisi della Chiesa
Fausto Gasparroni
FRIBURGO
La crisi della Chiesa in Occidente non è dovuta tanto alle divisioni interne, agli scandali come quello degli abusi sessuali, alle mancate risposte verso le istanze di rinnovamento, ma è una vera «crisi di fede». Ne è convinto Benedetto XVI, che ha dedicato gran parte della terza giornata del suo viaggio in Germania a ribadire come nel mondo attuale, in particolare nelle società avanzate come quella tedesca, la minaccia sia la crescente marginalità della «verità» cristiana, il montante «relativismo» che mette in crisi anche l'impegno altruistico per il bene comune o istituzioni cruciali come il matrimonio e la famiglia.
Una giornata per nulla turbata dall'episodio avvenuto a Erfurt. Nella messa di Erfurt, tra l'altro, il Papa aveva sottolineato che proprio nell'ex Germania Est prima la dittatura «bruna» (nazista) e poi quella «rossa» (comunista) hanno avuto per la fede cristiana l'effetto di una «pioggia acida». Ma oggi, nella ritrovata libertà, ci si deve chiedere, secondo Benedetto XVI, se ci sia stata anche una «crescita della fede», perché «le radici profonde della fede e della vita cristiana vanno cercate in ben altro che non nella libertà sociale». Inoltre la caduta del Muro non era motivata solo dal «desiderio di benessere» e di «libertà di movimento», ma anche da quello di verità.
Spostandosi poi a Friburgo, il Pontefice ha spiegato che il «benessere» che si vive in Germania nasconde anche «tanta povertà», sia nell'ambito delle «relazioni umane» che in quello «religioso». Viviamo in un tempo di «relativismo subliminale», ha detto, che «penetra tutti gli ambiti della vita», e che a volte «diventa battagliero». Tra le sue conseguenze nella vita sociale, l' «incostanza» di tante persone, l' «eccessivo individualismo», l'incapacità di fare sacrifici per gli altri. «Anche l'impegno altruistico per il bene comune, nei campi sociali e culturali, oppure per i bisognosi, sta diminuendo», ha lamentato Ratzinger, che ha poi bacchettato la Chiesa di Germania, «organizzata» ed efficiente ma con «un eccedenza delle strutture rispetto allo spirito».
© Copyright Gazzetta del sud, 25 settembre 2011
Erfurt, spari prima della messa del Papa Quattro proiettili da un'arma ad aria compressa. Nessuna preoccupazione per il Pontefice
Rosanna Pugliese
BERLINO
Il panico non ha neppure sfiorato il Papa, che ha detto messa regolarmente davanti a 28 mila fedeli. A Erfurt, però, la terza giornata di visita del pontefice in Germania ha mandato in fibrillazione gli addetti all'incolumità di Joseph Ratzinger: quando un uomo ha sparato, in una zona non lontana da piazza Duomo, durante i preparativi per la funzione religiosa. Nel mirino due agenti di una ditta privata di sicurezza, che non sono stati colpiti. È scattata ovviamente una febbrile caccia all'uomo, fino alla cattura. E alla certezza degli inquirenti che l'episodio non avesse «nulla a che fare col Papa».
Per qualche ora si è di nuovo materializzato l'incubo che aleggia sugli eventi pubblici dei "grandi" della Terra: l'ipotesi di un attentato. Un epilogo tutto sommato veloce ha consentito però a Benedetto XVI di proseguire la sua giornata come se nulla fosse accaduto. «Al Santo padre non è stato neppure riferito l'episodio», ha sminuito il portavoce del Vaticano Padre Lombardi, raccontando di aver rinviato il "rapporto". Gli sarà stato detto qualcosa, forse, a colazione. E la polizia locale ha garantito che «responsabile ed accaduto nulla hanno a che fare col Papa».
La dinamica dell'incidente è stata chiarita a metà mattinata da un funzionario delle forze dell'ordine della Turingia. Un trentenne incensurato, originario di Erfurt, residente però a Berlino, ha sparato dei colpi da una finestra di un appartamento all'ultimo piano di un palazzo, nei pressi del Moritzhof, dove si trova un grosso centro commerciale, «a diverse centinaia di metri» dalla zona dell'altare. Il giovane ha preso di mira due agenti a un posto di blocco istituito per la celebrazione: quattro colpi di un'arma ad aria compressa arrivati dall'alto. Il bersaglio viene mancato, una donna però, collaboratrice del servizio di sicurezza, ha avvertito una «sorta di puntura» al gamba, stando al racconto della polizia, individuando accanto un proiettile (cosiddetto "diabolo") tipico delle armi ad aria compressa. Gli inquirenti – che non hanno definito l'orario dell'episodio, collocato «fra le 7 e le 8 del mattino» – , hanno avviato immediatamente le indagini. Cercando innanzitutto di capire da dove provenissero i proiettili. Individuato l'appartamento, nessuno ha risposto quando gli agenti hanno bussato alla porta: il trentenne si era rinchiuso dentro. Quindi la polizia ha forzato l'ingresso. E ha fermato l'uomo. Lui, incensurato – probabilmente uno squilibrato – ha negato la sua responsabilità. Ma nell'appartamento, di cui non era inquilino, sono state trovati un fucile e una pistola ad aria compressa.
Il livello di sicurezza del viaggio del papa – già blindato, essendo ritenuto Ratzinger uno dei cinque uomini più esposti del pianeta – «non è stato alzato».
In Turingia c'erano 5.800 agenti della polizia per la sua protezione. Benedetto, per nulla impensierito, ha proseguito la sua intensa giornata a Friburgo, dove circa 100 mila persone erano attese per il suo arrivo. Lì il Papa ha inanellato subito una fitta serie di incontri, da quello fortemente voluto con l'ex cancelliere Helmut Kohl, protagonista della riunificazione tedesca, a quello con le Chiese ortodosse (cui ha riproposto l'impegno comune in difesa della vita e del matrimonio uomo-donna) e poi con i seminaristi, fino a quello con i vertici del Comitato centrale dei Cattolici tedeschi (Zdk), che coordina le attività dell'apostolato laico.
E chi gli è stato vicino per tutto il giorno non ha fatto che ripetere: il Papa oggi era in forma e di ottimo umore.
© Copyright Gazzetta del sud, 25 settembre 2011
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