LA TERZA GIORNATA DEL VIAGGIO INCENTRATA SULLA CRISI DELLA FEDE
Benedetto XVI invoca il ritorno alla fede contro il relativismo
Il Papa guarda avanti. Fiero, ma sempre aperto al dialogo e ala riflessione.
Così porge a sul piato di una santa autocritica dei cattolici una chiave di lettura del difficile momento della Chiesa. E osserva come la crisi della Chiesa in Occidente non sia dovuta tanto alle divisioni interne, agli scandali come quello degli abusi sessuali, alle mancate risposte verso le istanze di rinnovamento, ma è una vera «crisi di fede». A questo tema Benedetto XVI ha dedicato gran parte della terza giornata del suo viaggio in Germania, ribadendo come nel mondo attuale, in particolare nelle società avanzate come quella tedesca, la minaccia sia la crescente marginalità della «verità» cristiana, il montante «relativismo» che mette in crisi anche l'impegno altruistico per il bene comune o istituzioni cruciali la famiglia e il matrimonio.
E la forza del messaggio è stata tale da gestire una giornata per nulla turbata dall'episodio avvenuto tra le 7 e le 8 di mattina a Erfurt: un trentenne, due ore prima della messa che il Pontefice avrebbe celebrato nella Piazza del Duomo e a varie centinaia di metri di distanza, ha sparato da una finestra quattro colpi con un'arma ad aria compressa in direzione di due addetti alla sicurezza, di un'agenzia privata, peraltro senza ferire nessuno. L'uomo, originario di Berlino, è stato fermato e ora deve rispondere di tentate lesioni personali. Nella casa che occupava a Erfurt gli sono stati sequestrati un fucile e una pistola ad aria compressa. Suibito la polizia si è affrettata a spiegare che l'episodio «non ha nulla a che fare con la visita del Papa». Del fatto naturalmente nessuno si è accorto tra i 28 mila nella Domplatz, mentre la visita di Ratzinger in Germania «prosegue secondo il programma previsto e senza preoccupazioni», ha affermato Padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Tra l'altro, nella messa di Erfurt il Papa aveva sottolineato che qui nell'ex Germania Est, prima la dittatura «bruna» (nazista) e poi quella «rossa» (comunista) hanno avuto per la fede cristiana l'effetto di una «pioggia acida».
Oggi, però, nella ritrovata libertà, ci si deve chiedere, secondo Papa Ratzinger, se ci sia stata anche una «crescita della fede», perché «le radici profonde della fede e della vita cristiana vanno cercate in ben altro che non nella libertà sociale»: anche i cattolici che nel vicino Eichsfeld «hanno resistito all'ideologia comunista» ne sono un esempio. La caduta del Muro, inoltre, non era motivata solo dal «desiderio di benessere» e di «libertà di movimento», ma anche da quello di verità. Il Papa, poi, Spostandosi Friburgo, nel cattolico Baden-Wuerttemberg, ha inanellato subito una fitta serie di incontri, da quello fortemente voluto con l'ex cancelliere Helmut Kohl, protagonista della riunificazione tedesca, a quello con le Chiese ortodosse (cui ha riproposto l'impegno comune in difesa della vita e del matrimonio uomo-donna) e poi con i seminaristi, fino a quello con i vertici del Comitato centrale dei Cattolici tedeschi (Zdk), che coordina le attività dell'apostolato laico. In quest'ultima occasione, il Pontefice ha spiegato che il «benessere» che si vive in Germania nasconde anche «tanta povertà», sia nell'ambito delle «relazioni umane» che in quello «religioso». Viviamo in un tempo di «relativismo subliminale», ha detto, che «penetra tutti gli ambiti della vita», e che a volte «diventa battagliero». Tra le sue conseguenze nella vita sociale, l«'incostanza» di tante persone, l«'eccessivo individualismo», l'incapacità di fare sacrifici per gli altri. «Anche l'impegno altruistico per il bene comune, nei campi sociali e culturali, oppure per i bisognosi, sta diminuendo», ha lamentato Ratzinger, mentre «altri non sono più in grado di legarsi in modo incondizionato a un partner», nè «si trova più il coraggio di promettere di essere fedele per tutta la vita». In tutto ciò il Papa vede una «carenza» nell'esperienza del legame con Dio di cui oggi soffre «il nostro mondo ricco occidentale».
Non è mancata la stoccata che il Papa ha voluto riservare anche alla Chiesa della sua Germania, «organizzata in modo ottimo», ma dietro le cui efficienti strutture non mostra altrettanta «forza della fede».
E ha bacchettato: «C'è un'eccedenza delle strutture rispetto allo spirito». Quindi ha lanciato un richiamo che deve suonare forte per chi vuole che il cattolicesimo insegua la modernità: «La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo a un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace». Dopo il copioso «cahiers des doleances», Benedetto XVI si è, quindi, abbandonato alla risposta gioiosa e promettente regalata dai sorrisi e dai canti dei 35mila giovani riuniti nella veglia alla Fiera. E rivolgendosi a loro, ha esclamato: «Voi siete la luce del mondo», esortandoli ad essere «fiaccole di speranza che non restano nascoste». «Abbiate il coraggio di impegnare i vostri talenti e le vostre doti per il Regno di Dio e di donare voi stessi - come la cera della candela affinché per vostro mezzo il Signore illumini il buio», ha concluso il Pontefice...
© Copyright Il Tempo, 25 settembre 2011 consultabile online anche qui.
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