Il cardinale Re, inviato speciale del Papa, celebra la messa di apertura del congresso ad Ancona
Luce per il servizio al bene comune
L'Eucaristia è luce «per riconoscere il volto di Cristo nel volto dei fratelli» e «per il servizio al bene comune», in un contesto sociale e politico «che oggi ha bisogno più che mai di un colpo d'ala, che porti ad un reale rinnovamento nell'onestà, nella rettitudine morale, nella giustizia e nella solidarietà». Lo ha sottolineato il cardinale Giovanni Battista Re, inviato speciale di Benedetto XVI, nell'aprire ufficialmente il XXV congresso eucaristico italiano, domenica mattina, 4 settembre.
Non poteva esservi luogo più simbolico e significativo dell'area della Fincantieri per inaugurare l'assise nazionale. «Un cenacolo aperto nel cuore della città» lo ha definito il porporato all'omelia della messa, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, presuli provenienti dalla metropolia e da tutta Italia, e numerosi sacerdoti.
«Questo congresso -- ha detto il cardinale -- vuole essere un momento di adorante preghiera e di riflessione per celebrare il grande dono della presenza reale di Cristo sotto i veli del pane e del vino. In questi giorni siamo chiamati a porci di fronte al mistero dell'amore di Dio, per ravvivare la nostra fede e per proclamare la nostra decisione di rimanere fedeli a Cristo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”».
Un riferimento, poi, al concilio Vaticano II, che per l'Eucaristia ha usato i termini «fonte e culmine, centro e vertice», per dire che «nella vita e nella missione della Chiesa, tutto viene dall'Eucaristia: e tutto porta all'Eucaristia. La Chiesa vive dell'Eucaristia».
Questo congresso, ha sottolineato il cardinale, è «un pressante richiamo ad avvicinarci a Cristo, e da lui e con lui imparare e sperimentare che cosa significa essere cristiani. È un appello a tutti i cristiani a non avere paura a manifestare, come esortava il beato Giovanni Paolo II, la propria fede in Dio e a “portare a fronte alta i segni della fede”, affrontando a viso aperto una cultura che vuole imporre modelli di vita senza Dio». L'Eucaristia, infatti, è «il grande motore della vita cristiana: essa è incoraggiamento a rifare il tessuto cristiano della società e a educare alla “vita buona del Vangelo”; essa è punto di partenza per la auspicata nuova evangelizzazione, capace di innervare di contenuti evangelici lo stile dei comportamenti, la cultura che ci circonda e l'intera vita. C'è grande bisogno di una nuova edificazione della famiglia e della società sulla roccia della fede in Dio».
Per questo, ha proseguito il cardinale Re, il congresso eucaristico è «occasione per trovare in Cristo la forza che cambia la vita e la società. Cristo -- come diceva sant'Ambrogio -- è tutto per noi: omnia nobis Christus. Egli è la via, la verità e la vita. Noi abbiamo bisogno di lui, perché solo lui illumina il mistero della nostra esistenza e le dona il vero significato. Senza Cristo non c'è luce, non c'è speranza, non c'e amore, non c'e futuro. Solo lui ha parole di vita eterna».
Il porporato ha poi fatto notare come l'incontro con Cristo nell'Eucaristia non si esaurisca nel nostro intimo, ma spinga alla testimonianza e alla solidarietà con gli altri. «Mentre infatti ci unisce a Cristo -- ha detto -- l'Eucaristia si apre agli altri. Essa è stata sempre una grande scuola di attenzione agli alunni, di amore fraterno, di solidarietà e di giustizia per rinnovare il mondo in Cristo, nostro Redentore. Attorno al mistero eucaristico si è sempre sviluppato il servizio della carità verso il prossimo. Dall'Eucaristia è sgorgato nei secoli un immenso fiume di carità e di opere sociali».
Infine, il porporato ha rivolto un pensiero alla «società di oggi, segnata da tanto egoismo da speculazioni sfrenate, da tensioni e contrasti, da violenze». In questo contesto, ha sottolineato, «l'Eucaristia è richiamo all'apertura verso gli altri, al saper amare, al saper perdonare; è invito alla solidarietà e all'impegno per i poveri, per i sofferenti, per i piccoli, per gli emarginati». Riconoscere Cristo «nell'ostia santa, infatti -- ha notato -- porta a saperlo vedere anche nei fratelli ed apre il nostro cuore a venire incontro ad ogni povertà». L'Eucaristia, ha aggiunto, è luce anche «per il contributo che i cristiani devono apportare alla vita sociale e politica».
Al termine della messa, in collegamento con Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha annunciato che domenica prossima sarà ad Ancona per chiudere il XXV congresso eucaristico nazionale.
(©L'Osservatore Romano 5-6 settembre 2011)
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4 commenti:
Ma l'Osservatore Romano oteva evitare questo elogio, considerata la sciatteria con cui è stata celebrata la messa di apertura.
una volta era il giornale del papa , ora il gazzettino dell'ala progressista della curia romana.
OT :-)
Su Repubblica (strano ma vero!) è uscita una bella pagina sull'ultimo libro di Andrea Tornielli: "Il futuro e la speranza" che racconta della vita del card. Scola, neo arcivescovo di Milano. Viene riportato un articolo del 19enne Scola che parla dei "Pensieri" di Gandhi. Inoltre, Marco Ansaldo nell'analisi tratta del percorso di Scola, "Dall'Avanti! a Ratzinger ecco la storia di un Patriarca. Mi auguro sia presto disponibile :-)
Alessia
ho visto la Messa del Cardinale Re in televisione.una tristezza.L'altare preparato come se nessuno sapesse come il Papa vuole che si prepari,la musica pietosa ma la cosa piu' scandalosa le Comunioni fatte da ministri,soprattutto donne straordinari dell'eucarestia e i preti e vescovi là seduti,una vergogna.Messe così squallide se ne vedono poche anche nelle parrocchie.Che peccato.
Il Papa traccia il solco.... e il clero se ne frega. Bella dimostrazione di rispetto per l'insegnamento del Papa!
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