sabato 10 settembre 2011

Milano, la Chiesa "cambia" la linea (Alfonso Piscitelli)

Milano, la Chiesa "cambia" la linea

Alfonso Piscitelli

Arriva Angelo Scola, Tettamanzi se ne va. Facile cadere nella tentazione di fornire una interpretazione politica di questo cambio al vertice della diocesi di Milano (la diocesi più importante del mondo, dopo Roma… come sostengono in molti). E tuttavia una riflessione più profonda suggerisce che la Chiesa Cattolica è una istituzione di duemila anni, la divisione tra destra e sinistra risale a duecento anni fa, e che pertanto è incongruo tracciare facili analogie: Scola di destra, Tettamanzi di sinistra; il progressista esiliato, il conservatore che avanza. Senza cadere nell'errore di applicare schemi politologici, si deve piuttosto capire il senso della novità che Scola porta nel suo breve tragitto da Venezia a Milano.
Nel salire sulla cattedra di Sant'Ambrogio Angelo Scola ha richiamato i cristiani alla importanza di una pubblica professione di fede. La fede cattolica non può rifluire nel privato della coscienza individuale e non può mimetizzarsi dietro una scialba morale di tipo borghese-umanitario. I "valori non negoziabili" richiedono un pubblico pronunciamento: sono i valori della difesa della vita e della famiglia (contro le degenerazioni dell'edonismo individualista), del lavoro e della giustizia sociale (contro gli eccessi della speculazione e i parassitismi). Angelo Scola è uno dei pupilli di Ratzinger. A sei anni dalla sua elezione, Benedetto XVI comincia forse oggi a incidere nel tessuto della organizzazione ecclesiale territoriale; lo fa con la designazione dei nuovi vescovi di Milano e Berlino, a dispetto di tanti malumori che tali nomine provocano in certi ambienti clericali.
Scola si propone anzitutto di riportare equilibrio nelle posizioni espresse dalla diocesi con nuovi punti all'ordine del giorno: impegno civile senza concessioni al politicamente corretto della sinistra; il valore dell'identità cattolica, che non può essere messa tra parentesi, altrimenti il dialogo multiculturale perde ogni senso. Sullo sfondo la visione teologica di don Giussani, il fondatore di Cl, per il quale il cristianesimo non è un sistema morale astratto, ma il frutto di un incontro con una Persona Divina che si fa uomo. Questo incontro personale, permeato di gioia e di stupore, si riversa nella vita sociale generando una rivoluzione comunitaria. Coloro che invece riducono il cristianesimo a "moralismo" o a "buonismo" rischiano di riportare in vita l'atteggiamento dei farisei, contro i quali, è noto, Gesù Cristo lanciò parole di fuoco.
Nel corso della storia del Novecento la diocesi di Milano ha confermato in più circostanze la sua centralità nella vita della Chiesa Cattolica. Anche la capacità di anticipare le nuove tendenze. Nel 1921 sale sulla cattedra di Ambrogio Achille Ratti, il futuro Pio XI. Ratti comprende la gravità della sfida lanciata dal bolscevismo all'Europa, si prodiga pertanto per affermare una dottrina sociale cristiana che rappresenti una terza via tra comunismo e capitalismo borghese. Il tentativo di costruire una nuova cristianità europea nell'epoca delle masse passa anche attraverso la riconciliazione spirituale degli Italiani: Pio XI sarà il Papa dei Patti lateranensi, che pongono fine alla scissione tra coscienza civile e sentimento religioso degli Italiani.
Proprio nell'anno della Conciliazione diventa arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, monaco benedettino. Schuster cerca per tutti gli anni Trenta una conciliazione a livello dottrinale tra fascismo e cristianesimo. Il punto di rottura avviene con l'adesione dell'Italia alla politica razzista del III Reich. L'arcivescovo pronuncia una veemente omelia contro "questa eresia che dall'estero serpeggia in Italia". Il raffreddamento dei rapporti con il regime negli anni dell'alleanza italo-tedesca non impedisce a Schuster di esercitare una importante funzione di moderazione nei drammatici anni del 1944-1945. Sarà lui a benedire le salme di Mussolini e dei suoi fedelissimi a piazzale Loreto.
Con Montini la diocesi di Milano diventa antesignana della rivoluzione ideologica del Vaticano II. Il laicismo borghese, l'ateismo ideologico di sinistra cominciano a diffondersi nella capitale del boom economico. E Montini, il futuro Paolo VI, cerca di seguire un difficile percorso di "aggiornamento" che consenta alla Chiesa di continuare a parlare da protagonista nel mondo moderno, in buona parte scristianizzato.
Dal 1979 al 2002 Carlo Maria Martini guida la diocesi di Milano con un sentimento di apertura nei confronti della cultura laica che ad alcuni appare come una sorta di accomodamento. Il suo rivolgersi ai "non credenti" più che un impulso alla evangelizzazione appare come una espressione di sudditanza psicologica verso il laicismo e di una tendenza al mimetismo con il secolarismo borghese. Il cristianesimo, privato della sua carica mistica e rivoluzionaria, viene ridotto ad una sorta di supporto umanitario: come dire, più Croce Rossa che Croce di Cristo. E tuttavia proprio nel periodo martiniano si espande a Milano la vivace esperienza spirituale e comunitaria di Comunione e Liberazione, dalla quale emerge Angelo Scola.
Arriva subito dopo la crisi dell'11 settembre Dionigi Tettamanzi: la sua preoccupazione fondamentale è quella di disinnescare nella metropoli lombarda i possibili effetti di un conflitto di civiltà. Le sue prediche in favore dell'accoglienza e del dialogo con i mussulmani suscitano le reazioni polemiche della Lega Nord; ma anche le perplessità di quei milanesi di buon senso che colgono una certa differenza tra l'esercizio della carità cristiana e una lettura decisamente ideologica del concetto di accoglienza.
Con Angelo Scola si volta pagina. Nella "diocesi più importante del mondo" arriva un uomo profondamente affine all'indirizzo impresso a Roma da Benedetto XVI.

© Copyright Il Secolo d'Italia, 10 settembre 2011

2 commenti:

raffaele ibba ha detto...

Non so chi sia questo signore e sono lieto di non saperlo.
Ma dopo che spreca mezzo articolo per dire che non si può dare una lettura "destra-sinistra" dell'avvicendarsi di un vescovo su una diocesi così importante come Milano butta via tutto quello che ha scritto per dare una interpretazione non di "destra-sinistra" ma solo decisamente stupida dell'avvento del cardinale Scola.
Come se Scola adesso fosse arrivato per cacciare via tutti gli immigrati, senza i quali (tra l'altro) Milano chiuderebbe.
Questo detto a parte le altre sciocchezze (come quella, grandiosa come il duomo di Milano, su Montini).

Indro Montanelli mi manca, e parecchio pure.

ciao
r

Anonimo ha detto...

Sono cattolico non condivido l' aspetto dei valori non negoziabili erga omnes. lo Stato fa le leggi per tutti anche contrarie alla dottrina cattolica (aborto, divorzio, coppie di fatto) poi stara ai credenti seguire le direttive del Chiesa. Quindi un cattolico non abortisce, non divorzia, non convive, quando malato si farà curare senza abbandonare nessuna terapia. Ecco questo è il perfetto cattolico. Io invece sono un credente peccatore che cerca il Vangelo di Cristo perchè solo lui è la mia guida.