sabato 3 settembre 2011

Rapporto Cloyne: la risposta della Santa Sede al governo irlandese (Radio Vaticana)

Rapporto Cloyne: la risposta della Santa Sede al governo irlandese

E’ stata consegnata oggi l’attesa risposta della Santa Sede al Governo Irlandese a proposito del Cloyne Report. Ce ne parla il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.

A seguito della pubblicazione del Rapporto della Commissione di inchiesta sulle vicende degli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero e sul modo in cui essi sono stati affrontati nella Diocesi di Cloyne, il Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri irlandese, Sig. Eamon Gilmore, lo scorso 14 luglio aveva convocato il Nunzio in Irlanda, consegnandogli copia del Rapporto e illustrandogli il punto di vista del Governo, e chiedendo una risposta della Santa Sede circa il Rapporto stesso e quanto riguardava più specificamente la Santa Sede. Come si ricorderà, pochi giorni dopo, il 20 luglio, il Primo Ministro, Sig. Enda Kenny, era tornato sull’argomento con un discorso in Parlamento e il Parlamento stesso aveva votato una mozione a riguardo. Il Nunzio era stato richiamato a Roma il 25 luglio per consultazioni.

L’attesa risposta è stata consegnata questa mattina alla Signora Helena Keleher, incaricata d’affari ad interim dell’Irlanda presso la Santa Sede ed è stata quindi resa pubblica dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Si tratta di un documento in inglese, della lunghezza di oltre venti pagine, strutturato con chiarezza, in modo da affrontare tutte le questioni sollevate, e dare ad esse risposte argomentate e documentate, inserendole in una prospettiva di ampiezza adeguata.

Il documento si apre con il doveroso riconoscimento della gravità degli abusi avvenuti e delle serie mancanze messe in luce dal Rapporto sul modo di trattare le accuse a loro riguardo. Continua con la forte dichiarazione della condanna e dell’orrore per i crimini di abuso sessuale compiuti nella Diocesi, il profondo rincrescimento per le terribili sofferenze delle vittime e delle loro famiglie, la speranza di un cammino di guarigione. Ancora, si dichiara comprensione per i sentimenti di collera, confusione e amarezza diffusi anche fra la popolazione e i membri innocenti del clero della diocesi, che sono la maggioranza. Si manifesta viva preoccupazione per il fatto che il governo della Diocesi si sia manifestato manchevole nell’applicare - nella materia gravissima della protezione dei minori - sia le direttive proposte dalla Chiesa in Irlanda, sia le norme impartite dalla Santa Sede per tutti i Vescovi del mondo.

La precisa affermazione che tutto ciò non avrebbe mai dovuto avvenire è quindi il punto di partenza inequivoco della risposta della Santa Sede. L’introduzione conclude tuttavia con una nota positiva, invitando a riconoscere i passi compiuti dalla Chiesa in Irlanda nel comprendere la situazione e le esigenze di una adeguata salvaguardia dell’infanzia, tanto che lo stesso Cloyne Report riconosce che le linee adottate dalla Chiesa sono appropriate. Occorre quindi metterle efficacemente in pratica.

Il documento passa poi ad esaminare le questioni critiche sollevate nei confronti della Santa Sede.

Per quanto riguarda il Rapporto Cloyne il problema riguarda essenzialmente una Lettera indirizzata nel gennaio 1997 dall’allora Nunzio in Irlanda ai Vescovi del Paese sulle osservazioni della Congregazione del Clero a un Documento sulla questione degli abusi sessuali sui minori preparato da un Comitato costituito dai vescovi irlandesi, noto come Framework Document.
La Lettera del Nunzio è stata infatti considerata dimostrazione di una posizione romana contraria a una linea di risposta rigorosa e decisa al problema, incoraggiando così atteggiamenti ambigui e di non collaborazione con le autorità civili.
La “risposta” tratta estesamente della corretta interpretazione della Lettera del Nunzio e della natura del Framework Document, mettendo in luce alcuni punti fondamentali.
Il Framework Document non era stato presentato a Roma come un documento ufficiale della Conferenza episcopale, che non chiese mai alle competenti autorità vaticane di dare ad esso valore di legge vincolante tramite la procedura della “Recognitio”, che quindi non fu mai rifiutata. La preoccupazione della Congregazione del Clero, riflessa dalla lettera del Nunzio, era che il Framework Document venisse esaminato attentamente in modo che non contenesse in alcun modo indicazioni che potessero essere considerate non in accordo con le norme della Chiesa universale. Ma non vi fu alcuna indicazione della Congregazione contraria alla cooperazione con le autorità civili, né alcuna indicazione per scoraggiare i vescovi dall’impegnarsi a metter in pratica nelle loro Diocesi le misure che ritenessero adeguate per affrontare il problema degli abusi. Del resto, l’adesione chiara dei vescovi irlandesi al Framework Document è sempre stata rispettata dalla Santa Sede e non vi è stato da parte sua alcun intervento in senso contrario.
Sul punto del “mandatory reporting” (obbligo di denuncia) la Lettera avanzava delle riserve, ma è giusto ricordare che anche nella società e nell’ambito del Governo irlandese la questione era stata già oggetto di complesse discussioni e non vi era allora alcuna norma di legge civile in tal senso. In ogni caso la Santa Sede insiste di non essere mai intervenuta e aver mai interferito sulle direttive del Governo in materia di salvaguardia dei minori.

Quanto al discorso del Primo Ministro del 20 luglio, in occasione del dibattito in Parlamento sul Rapporto Cloyne, il Documento manifesta comprensione per il fatto che esprimesse con forza la collera e la frustrazione del popolo irlandese, ma avanza due riserve precise. La prima sull’accusa che tre anni fa la Santa Sede abbia cercato “di ostacolare una pubblica inchiesta di una repubblica democratica”. Tale accusa, non provata, viene respinta come priva di fondamento.

La seconda su una citazione attribuita al card. Ratzinger, e tratta in realtà da un documento della Congregazione della Fede, che viene dimostrata non pertinente al contesto, in quanto si riferiva al servizio del teologo nella Chiesa e non al rapporto fra la Chiesa e la società democratica né alle questioni della protezione dei fanciulli dagli abusi.

Infine, la “Risposta” contesta ancora due affermazioni, contenute rispettivamente nelle osservazioni del Ministro degli Esteri e nella mozione del Parlamento, relative alla valutazione del Framework Document da parte del Vaticano e a un suo presunto intervento che avrebbe contribuito a mettere in questione le direttive di protezione dei bambini volute dallo Stato e dai Vescovi.

Ma il Documento offre ancora ampie ed esaurienti spiegazioni su diversi argomenti, affinché la problematica possa venire compresa correttamente.

Anzitutto si mette in luce la natura della Chiesa come comunità di Chiese particolari (in particolare di Diocesi) e la conseguente responsabilità ordinaria dei Vescovi, che non è loro delegata dal Papa.

Poi si spiega la distinzione fra legge civile e legge canonica e la rispettiva autonomia dei due ordinamenti, riaffermando il principio della cooperazione delle autorità ecclesiastiche con quelle civili per la protezione dei giovani e la realizzazione della giustizia.

Infine si dà un’esauriente presentazione della legislazione della Chiesa sulla protezione dei minori nel suo sviluppo, fino alla recente circolare della Congregazione della Dottrina della Fede. Si ricorda doverosamente anche la fondamentale Lettera di Benedetto XVI ai cattolici dell’Irlanda, dimostrazione evidente dell’attenzione e della preoccupazione del Papa per la grave crisi che ha colpito la Chiesa e la società del Paese in seguito alle vicende di abuso e al loro manchevole trattamento.

Le considerazioni conclusive ritornano sulla gravità di ciò che è accaduto, ma insistono sulla volontà della Chiesa di impegnarsi in ogni modo perché ciò non avvenga mai più, sulla sua disponibilità ad accogliere consigli e giuste critiche od osservazioni, sulla volontà di continuare a cooperare con le autorità irlandesi per il bene del Paese e in particolare per la salvaguardia della gioventù. Si può anzi notare che il punto della collaborazione con le autorità civili è richiamato più volte e con insistenza nel corso della “Risposta”: oltre 20 volte.

In conclusione, l’intero sviluppo del Documento dimostra come la Santa Sede abbia preso in considerazione con grande serietà e rispetto le domande e le critiche ricevute e si sia impegnata a dare una risposta approfondita e serena, priva di inutili toni polemici anche là dove dà risposte chiare alle accuse che le sono state mosse. Ci si augura quindi che esso raggiunga lo scopo fondamentale e di comune interesse che si propone: contribuire a ricostruire quel clima di fiducia e di cooperazione con le autorità irlandesi che è essenziale per un impegno efficace della Chiesa come dell’intera società per garantire efficacemente il bene primario della salvaguardia della gioventù.

© Copyright Radio Vaticana

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa storia dolorosa sembra destinata a non aver mai fine. Non so se son autorizzato a sperare che questo documento basti a chiarire una volta per tutte?

Raffaella ha detto...

No, purtroppo!
Si e' sprecata una buona occasione.
R.

mariateresa ha detto...

il documento integrale
http://www.irishtimes.com/indepth/cloynevatican/index.pdf