La conclusione della visita pastorale ad Ancona
Tra le famiglie di oggi e di domani
dal nostro inviato Nicola Gori
Manca il vino della festa alla tavola imbandita di cose prelibate, come nell'episodio delle nozze di Cana.
È partito da questa immagine evangelica Benedetto XVI per parlare a 500 giovani coppie di fidanzati raccolti in piazza del Plebiscito, nell'ultimo appuntamento pomeridiano della sua visita pastorale ad Ancona. Ha ritratto in poche parole la difficile situazione per i giovani nella società attuale, nella quale la frammentazione del tessuto comunitario provoca un relativismo che intacca i valori essenziali. E come aveva fatto durante la messa della mattina nel cantiere navale, ha espresso la sua solidarietà a quanti non possono prendere decisioni definitive per l'avvenire a causa della precarietà della situazione lavorativa e della crisi economica. Ha poi esortato le giovani coppie di fidanzati a riscoprire i valori costruendo su di essi la «casa» e le ha invitate a non scoraggiarsi perché il Congresso eucaristico l'ha ribadito più volte: l'Eucaristia è Cristo che si fa compagno di viaggio dell'uomo e non lo lascia mai solo.
Il grande caldo non ha scoraggiato i giovani dal riunirsi in massa in piazza del Plebiscito per questo incontro con il Successore di Pietro, fortemente desiderato dall'arcivescovo Menichelli, che ha rivolto un breve saluto. I fidanzati avevano affidato a due di loro: Massimiliano Bossio e Fabiana Frapiccini di farsi interpreti delle loro attese e delle loro difficoltà, e di manifestarle al Pontefice. E i due giovani lo hanno fatto con entusiasmo, porgendo al Papa alcune domande sul significato dell'Eucaristia nell'affrontare alcune sfide, quali la testimonianza dei fidanzati nella comunità cristiana, e come superare le difficoltà legate all'incertezza economica.
Precedentemente, Benedetto XVI aveva incontrato gli sposi e i sacerdoti provenienti dalle diverse diocesi italiane, nella cattedrale di San Ciriaco, presentati dall'arcivescovo Menichelli. Un abbraccio simbolico alle famiglie verso le quali aveva già riservato le sue attenzioni parlando della precarietà del lavoro e della crisi economica. E ha invitato tutta la comunità a superare ogni visione riduttiva che considera la famiglia solo una destinataria dell'azione pastorale. La sua missione, infatti, ha ricordato è quella di testimoniare e rendere presente l'amore di Cristo per l'umanità. La partecipazione dei sacerdoti a fianco degli sposi è stata occasione per invitare i presbiteri ad accogliere quanti fanno più fatica e sono venuti meno nel mantenere gli impegni assunti con il vincolo del matrimonio.
Ai preti, il Papa ha ricordato che sono chiamati a servire come pastori la comunità ecclesiale che è «famiglia di famiglie». Al termine della giornata, Benedetto XVI è ripartito per Castel Gandolfo in elicottero dal molo Wojtyła del porto, dove si è congedato dalle personalità che lo hanno accolto all'arrivo.
Ad accogliere il messaggio del Papa non c'era solo la Chiesa ma anche la società civile. Del resto il Papa è giunto nelle Marche in un momento diffcile a cui non sempre è semplice trovare rapide soluzioni: dalla crisi economica alla disoccupazione, dalla mancanza di sicurezza per il futuro alla crisi di identità, dallo smarrimento generazionale all'impoverimento delle famiglie, dal sempre maggior aumento degli indigenti agli immigrati, anello debole della catena sociale. Il Papa non ha altre soluzioni da proporre la dottrina sociale della Chiesa sulle quale ha in più innestato il valore immenso dell'Eucaristia che, calata nel quotidiano scorrere della vita di ogni uomo, si fa compagna di viaggio e sostegno di speranza.
Un invito, quello a riscoprire la forza che viene dall'Eucaristia, che ha assunto un significato tutto speciale poiché rilanciato nel giorno in cui il mondo ricorda il tragico atto terroristico dell'11 settembre, entrato ormai nell'immaginario collettivo come un giorno nefasto, di dolore e di odio senza limiti. Se in quell'occasione la follia e la malvagità umana hanno segnato uno dei momenti più bassi e drammatici della storia, l'11 settembre 2011, invece, ha avuto una proposta di vita e di speranza per tutti. Benedetto XVI ha mostrato all'Italia, e di conseguenza al mondo intero, la fonte della vita contrapposta alla cultura della morte: Cristo presente nell'Eucaristia.
Tanta strada è stata fatta dal precedente congresso di Bari del 2005 e dal Convegno ecclesiale di Verona del 2006, nei quali vennero gettate le basi per l'attuale. E tanta strada rimane ancora da fare alla comunità ecclesiale per camminare al fianco di ogni uomo.
Sono trascorsi 120 anni da quando venne celebrato, a Napoli, il primo Congresso eucaristico nazionale. Anche allora la partecipazione fu straordinaria: circa 100.000 persone a dispetto della mentalità liberale che avrebbe voluto relegare la religione tra le mura delle chiese.
(©L'Osservatore Romano 12-13 settembre 2011)
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1 commento:
Raffa, leggi questo articolo, per favore, poi dimmi se non è profondamente stupido e tendenzioso. Invece di fare gli pseudo femmisti i preti irlandesi, ipocriti, sarebbe meglio pensassero a risolvere i non pochi problemi che tormentano la Chiesa in Irlanda. Ogni questione pare sia diventata un pretesto per fare casino. Grazie al cielo qualche voce di buon senso c'è ancora.
Ps.: anche un infante capirebbe che per "uomini" si intende l'umanità nel suo complesso.
Un prete invita le donne a protestare contro il “linguaggio sessista” del Nuovo Messale
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201109/110912gartland.pdf
Alessia
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