mercoledì 7 settembre 2011

Verso la commemorazione dell'11 settembre. Padre Lombardi: si costruisce la pace se non si alimentano i fanatismi (R.V.)

Verso la commemorazione dell'11 settembre. Padre Lombardi: si costruisce la pace se non si alimentano i fanatismi

La risposta di molti dopo gli attentati dell’11 settembre fu di impressionante amore e solidarietà. Così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, intervenuto ieri, presso la nostra emittente, alla presentazione del libro del nostro collega Alessandro Gisotti: “11 Settembre - una storia che continua”, edito da Effatà. Presente all’incontro moderato dal direttore di Tv2000 De Martis, anche l’ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Miguel Diaz, che portando il ringraziamento del presidente Obama, ha sottolineato come questo anniversario sia un’occasione di unità per tutta la comunità umana. Massimiliano Menichetti.

La vittoria della vita sulla morte, della solidarietà dell’amore, del dialogo sull’odio, è il filo rosso dell’ultimo libro di Alessandro Gisotti: “11 Settembre - una storia che continua” e cardine dell’incontro che si è tenuto ieri alla presentazione del testo in prossimità del decimo anniversario delle stragi di New York, Washington e in Pennsylvania, in cui morirono oltre 3mila persone di più di 90 nazionalità diverse. Una sfida positiva viene comunque da quella tragedia ha ribadito l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede Miguel Diaz:

“Penso che sia il momento, non solo per gli Stati Uniti ma per la comunità umana, di fare un lavoro per essere più vicini l’uno all’altro”.

Molti gli uomini che si impegnarono nel salvare vite, anche a costo della propria, come i vigili del fuoco, gli uomini della polizia, i volontari un esercito che rispose all’odio con la solidarietà, come sottolinea nel suo intervento il direttore della Sala stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi:

“Ricordo che nei giorni dopo l’11 settembre, sentendo queste testimonianze straordinarie della generosità, della positività dei pompieri di New York o dei poliziotti di New York, io mi ero veramente detto: ‘Pensiamo alle parabole evangeliche, pensiamo al Buon Samaritano’. Se Gesù vivesse oggi certamente ci sarebbe una parabola in cui parla del pompiere di New York, in cui parla del poliziotto dell’11 settembre, che sono figure che hanno toccato tutta la gioventù e tutta l’umanità dei nostri giorni come esempi di carità, di generosità nel dare la vita per l’altro”.

Dovendo fare un bilancio - precisa padre Lombardi - non può non essere quello dell’odio e dell’amore, eppur non potendo dare una risposta esemplificativa su questo importante quesito, padre Lombardi, ha evidenziato:

“Dopo questa manifestazione assolutamente mostruosa, incredibile, disumana dell’odio omicida, poi siamo stati tutti colpiti e veramente impressionati dalla risposta di amore, dalla risposta di generosità, di solidarietà all’11 settembre, in particolare dal 12 settembre in poi è stata veramente impressionante e continua ad essere operante tuttora”.

Quindi lo sguardo è andato alla necessità di dialogo per la costruzione della pace e alla negazione di ogni forma di fondamentalismo che usa la parola Dio per sostenere l’odio:

“Se vogliamo costruire la pace di questa umanità, dobbiamo riuscire a sviluppare un discorso in cui la dimensione religiosa diventi un’attiva forza di pace; parlare di Dio in modo tale da non alimentare il fanatismo. E’ il rapporto che Benedetto XVI pone spesso tra fede e ragione. In questo senso, la nostra preoccupazione nel dialogo con l’islam è molto grande. Il nostro impegno è quello di riuscire a parlare di Dio, in modo tale che Dio sia sempre un riferimento di famiglia umana comune, di valori umani condivisi, di fondamento di pace, di rispetto e di amore e non un elemento di fanatismo e di odio come a volte, purtroppo, Dio - 'male inteso' - è stato”.

Sulla stessa linea per quanto riguarda la necessità di dialogo con gli islamici moderati, Tiziana Ferrario, inviata Rai, che ha documentato come ancora oggi l’Occidente sia guardato con scetticismo da una parte del mondo islamico. A contribuire le diversità culturali, ma anche le guerre, seguite alla strategia del terrore, che tanti civili hanno ucciso:

“In questi dieci anni, io ho viaggiato soprattutto in Paesi islamici. Ma proprio stando a lungo in Pakistan c’era un grande sentimento antiamericano, fortissimo, ed è andato via, via aumentando nei confronti anche di quell’Occidente che viene considerato con costumi diversi. Da dove dobbiamo partire? Bisogna lavorare con il fronte moderato. Io credo che questo sia un grande lavoro che si debba fare”.

A dieci anni da quell’evento in cui Al Qaeda divenne il segno distintivo del terrorismo internazionale, presero avvio, prima la guerre in Afghanistan e quella in Iraq poi, con migliaia di morti militari e civili, l’analista strategico Andrea Margelletti, parla della necessità di abbattere pregiudizi e regole chiare per il confronto:

“Io credo che la risposta più corretta sia nel rispetto delle regole e di ricordarci che uno Stato è un grande ombrello, sotto il quale tutti hanno il diritto di trovare riparo, ed è nel rispetto delle regole che si può stare tutti sotto questo ombrello”.

Per tutti l’occasione che viene dal 12 settembre, ovvero il giorno dopo le stragi, è quella solidarietà, il dialogo, contrapposti alla violenza. Architravi che reggono la storia affidati nelle mani di ogni persona, come ha ricordato Alessandro Gisotti citando un pensiero di Robert Kennedy:

“Ci saranno pochi – disse una volta Kennedy – che saranno in grado di forgiare la storia, ma ognuno di noi può dare il proprio contributo per cambiare gli eventi e l’insieme di questi contributi è la storia della nostra generazione”. (ap)

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