venerdì 4 novembre 2011

Dono da accogliere. I vespri di Benedetto XVI per l’inizio dell’Anno accademico

UNIVERSITÀ PONTIFICIE

Dono da accogliere
I vespri di Benedetto XVI per l’inizio dell’Anno accademico


“Alcune riflessioni proprio sul ministero sacerdotale”.
Le ha proposte questa sera Benedetto XVI, durante la celebrazione dei vespri per l’inizio dell’Anno accademico delle Università Pontificie e in occasione dei 70 anni della Pontificia Opera per le vocazioni sacerdotali istituita da Pio XII con il Motu proprio “Cum vobis”, nella ricorrenza liturgica di San Carlo Borromeo, protettore dei Seminari. Proprio a San Carlo il Papa ha chiesto “anche in questa celebrazione di intercedere per il risveglio, la buona formazione e la crescita delle vocazioni al presbiterato”. “Fin dagli albori della Chiesa – ha osservato il Pontefice - è stato evidente il rilievo conferito alle guide delle prime comunità, stabilite dagli Apostoli per l’annuncio della Parola di Dio attraverso la predicazione e per celebrare il sacrificio di Cristo, l’Eucaristia”. “Vi sono alcune condizioni perché vi sia una crescente consonanza a Cristo nella vita del sacerdote”, ha ricordato il Santo Padre, sottolineandone tre: “l’aspirazione a collaborare con Gesù alla diffusione del Regno di Dio, la gratuità dell’impegno pastorale e l’atteggiamento del servizio”. Innanzitutto, nella chiamata al ministero sacerdotale “c’è l’incontro con Gesù e l’essere affascinati, colpiti dalle sue parole, dai suoi gesti, dalla sua stessa persona”.

Rimanere con il Signore. “Dio Padre ha inviato il Figlio eterno nel mondo – ha spiegato Benedetto XVI - per realizzare il suo piano di salvezza. Cristo Gesù ha costituito la Chiesa perché si estendessero nel tempo gli effetti benefici della redenzione. La vocazione dei sacerdoti ha la sua radice in questa azione del Padre realizzata in Cristo, attraverso lo Spirito Santo”. Il ministro del Vangelo è “colui che si lascia afferrare da Cristo, che sa ‘rimanere’ con Lui, che entra in sintonia, in intima amicizia, con Lui, affinché tutto si compia ‘come piace a Dio’, secondo la sua volontà di amore, con grande libertà interiore e con profonda gioia del cuore”. In secondo luogo, “si è chiamati ad essere amministratori dei Misteri di Dio”. Si entra nel sacerdozio attraverso il sacramento dell’Ordinazione: questo significa “aprirsi all’azione di Dio scegliendo quotidianamente di donare se stessi per Lui e per i fratelli”. La chiamata al ministero “non è frutto di meriti particolari, ma è dono da accogliere e a cui corrispondere dedicandosi non a un proprio progetto, ma a quello di Dio, in modo generoso e disinteressato, perché Egli disponga di noi secondo la sua volontà, anche se questa potrebbe non corrispondere ai nostri desideri di autorealizzazione”. Da queste riflessioni sul ministero sacerdotale “anche le persone consacrate e i laici, penso particolarmente alle numerose religiose e laiche che studiano nelle Università ecclesiastiche di Roma, come pure coloro che prestano il loro servizio come docenti o come personale in detti Atenei, potranno trovare elementi utili per vivere più intensamente il periodo che trascorrono nella Città eterna”. È importante per tutti “imparare sempre di più a ‘rimanere’ con il Signore, quotidianamente, nell’incontro personale con Lui per lasciarsi affascinare e afferrare dal suo amore ed essere annunciatori del suo Vangelo; è importante cercare di seguire nella vita, con generosità, non un proprio progetto, ma quello che Dio ha su ciascuno, conformando la propria volontà a quella del Signore; è importante prepararsi, anche attraverso uno studio serio e impegnato, a servire il Popolo di Dio nei compiti che verranno affidati”.

Vocazione. Durante il convegno in corso a Roma per i 70 anni della Pontificia Opera per le vocazioni sacerdotali (Povs) mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini e presidente della Commissione per il clero e la vita consacrata della Cei, ha ricordato questa mattina che “in Europa si vive oggi un’angosciante desertificazione di senso” perché “l’homo europaeus si percepisce doppiamente orfano: della tradizione, già liquidata dall’epoca moderna, e del futuro, avvertito dalla sensibilità post-moderna come oscura minaccia e non come sogno promettente e concretamente realizzabile”. Il vescovo ha introdotto l’analisi della “vocazione cristiana e vocazione al presbiterato” partendo dalla condizione dei giovani, “schiacciati sul presente, senza radici e senza ali, senza memoria e senza progetti”. “Giovani – ha detto – che hanno paura del domani, provano ansia davanti agli impegni definitivi” eppure “sono sensibili ai grandi ideali”. Per don Mario Oscar Llanos, direttore dell’Istituto di pedagogia delle vocazioni alla Pontificia università salesiana, “il volontariato, la Caritas giovanile, la partecipazione a Ong, nei gruppi missionari possono essere autentiche scuole vocazionali, ma dipende da Paese a Paese e dai vari contesti”. Don Llanos ha sottolineato che “l’età privilegiata per la proposta vocazionale è dai 18 anni in su, con inviti personali, comunicazione telematiche, incontri specifici, ritiri, predicazione attenta a rilevare aspetti vocazionali”.

Preziosa opportunità. “Il contributo che possiamo e dobbiamo dare, oggi, per la promozione delle vocazioni sacerdotali e per tutte le vocazioni è acquisire la consapevolezza della necessità della preghiera perché il Signore le susciti nella Chiesa”. Così si è espresso, al termine della sua testimonianza, il superiore generale dei Rogazionisti, p. Angelo Ademir Mezzari, brasiliano, chiamato a parlare dell’istituto fondato da S. Annibale M. Di Francia che opera a sostegno delle vocazioni. “Siamo chiamati a utilizzare in modo saggio i mezzi di comunicazione – ha aggiunto -, tra cui internet che offrono una preziosa opportunità anche in questo ambito”. Da parte sua mons. Miguel Romano Gomez, vescovo ausiliare di Guadalajara (Messico), ha presentato la realtà di un seminario con 636 seminaristi di cui una cinquantina entrati dopo la laurea: “La famiglia, accanto agli animatori, è al centro della pastorale vocazionale in diocesi, con l’istituzione delle ‘Famiglie vocazionali’ che operano per annunciare e stimolare a rispondere alle varie vocazioni nella Chiesa”. Il tedesco p. Wolfang Schneck, che opera da tre anni presso il Centro Internazionale per preti e diaconi del Movimento dei Focolari a Grottaferrata, ha illustrato i percorsi di “accompagnamento” offerti ai giovani in ricerca vocazionale all’interno del movimento fondato da Chiara Lubich. P. Eric Jacquinet, francese, membro della Comunità dell’Emmanuel e prete diocesano di Lione, a capo dell’ufficio per i giovani del Pontificio Consiglio per i laici, ha parlato delle Giornate mondiali della gioventù (Gmg) descrivendole come “grande occasione di pastorale dei giovani e di appello alle vocazioni”. Secondo il coordinatore del dibattito, mons. Paolo Selvadagi, “le figure carismatiche presentate al convegno rappresentano un insieme diversificato di sensibilizzazione alla vita cristiana come vocazione e radicamento nella fede”.

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1 commento:

laura ha detto...

Scusate se non è in tema con il post: ho visto sul web le immagini di Genova: che tragedia! Possiamo solo pregare il Signore che abbia pietà