sabato 5 novembre 2011

Forti e generosi nel momento della tragedia: così, il cardinale Bagnasco, all’indomani dell’alluvione a Genova. La vicinanza e l'affetto del Papa (R.V.)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Forti e generosi nel momento della tragedia: così, il cardinale Bagnasco, all’indomani dell’alluvione a Genova. La vicinanza e l'affetto del Papa

Genova è in ginocchio all’indomani dell’alluvione che ha causato la morte di 6 persone, di cui due bambini, e danni stimati per almeno 300 milioni di euro. Oltre 120 gli sfollati, ospitati in alcune scuole comunali. Stamani, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha visitato il quartiere Marassi, uno dei più colpiti, portando l’affetto e la vicinanza del Papa, che ha chiamato personalmente il porporato. Dal canto suo, la Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di Euro dell’otto per mille per sostenere le popolazioni liguri e toscane colpite dal maltempo. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito “una tragedia” quanto accaduto ieri. Il servizio di Alessandro Gisotti:

E’ una Genova impaurita e ferita quella che si è risvegliata stamani dopo l’alluvione che ieri ha riportato i genovesi all’incubo del 7 ottobre del 1970, quando il maltempo provocò la morte di 25 persone. Questa volta, tuttavia, l’allerta meteo era stato lanciato con diversi giorni di preavviso. Di qui le polemiche roventi dei cittadini all’indirizzo delle autorità locali, in particolare nei confronti del sindaco Marta Vincenzi, che stamani è stato contestato, mentre visitava i quartieri colpiti dalla furia del torrente Fereggiano. D’altro canto, su Genova ieri si è abbattuta una vera “bomba d’acqua”. In poche ore è caduto sulla città l’equivalente di un terzo della pioggia di un anno. Ci si interroga, dunque, sulla sostenibilità dei sistemi urbani di fronte ai cambiamenti climatici che provocano sempre più spesso fenomeni atmosferici catastrofici. Lungo alcune strade della città sono ancora decine le auto ammassate, trascinate e distrutte dalla piena, mentre non si contano i negozi che hanno subito danni. Intanto, mentre è in vigore dalle 7 di stamani il divieto alla circolazione dei mezzi privati, i vigili del fuoco continuano a lavorare alacremente per liberare le strade dal fango. Sempre stamani, la procura di Genova ha aperto un fascicolo sulle sei vittime dell’alluvione. Paura anche nello Spezzino, dove piove da ore e si temono nuove frane, dieci giorni dopo l’alluvione che, nella zona, ha provocato otto morti.

E la Chiesa locale è in prima linea per dare sostegno alla popolazione colpita dall’alluvione. Il cardinale Angelo Bagnasco ha visitato stamani le zone della città devastate dal maltempo. Un’esperienza toccante che il porporato racconta al microfono di Luca Collodi:

R. – Ho visto da una parte tanta sofferenza, preoccupazione che ripete un po’ la tragedia del Bisagno di tanti anni fa, e dall’altra parte, però, anche grande coraggio, dignità per poter ricominciare al più presto. Ho visto tanta generosità da parte delle persone colpite che cercano di reagire con fiducia, con coraggio, ma anche da parte di tanti volontari, perché sono presenti sui posti più colpiti, specialmente in Via Fereggiano.

D. – Le persone – i genovesi – stanno reagendo con fiducia a questa tragedia: ci sono, trai morti, anche dei bambini …

R. – Le vittime sono un numero certamente elevato: questo conferisce ancora più dolore e sofferenza alla tragedia. Vedo che da parte di diverse persone colpite, che hanno perso anche molte delle loro cose, i negozi e via dicendo, però pensando alle vittime dicono: “A noi è ancora andata bene, perché abbiamo la vita”. E questo è un sentimento di grande realismo e di grande vicinanza per le persone che hanno perso il bene più grande che, appunto, è la vita propria. Questa è una cosa molto importante. Ritengo che sia la premessa e la condizione per guardare al domani con fiducia.

D. – La Chiesa genovese come si sta organizzando per sostenere le persone colpite e la ricostruzione?

R. – Anzitutto le parrocchie, quindi i parroci, sono sempre in prima fila e sono presenti accanto alla propria gente. Essi stessi sono in buona parte colpiti nelle strutture pastorali, nelle loro comunità però, soprattutto, sono vicini alle loro persone, ai loro parrocchiani e con la loro presenza, la loro parola, la preghiera e con tanti volontari, anche. Anche i nostri seminaristi sono già da oggi presenti nelle parrocchie più colpite per poter aiutare la gente come meglio possono. Soprattutto in questo momento, si tratta di spalare il fango e di recuperare quello che è possibile nelle diverse situazioni. Poi c’è la Caritas diocesana, la quale ha già approntato un piano d’intervento, come punto di riferimento per i volontari; e infine, c’è la raccolta che abbiamo predisposto per domani – che avevamo già predisposto in favore della Spezia e delle zone colpite del Levante della nostra Liguria, e che domani verrà attuata in tutte le parrocchie della Liguria, delle diocesi liguri. E questa raccolta sarà un ulteriore segno di vicinanza e di solidarietà per le zone più colpite. La Cei stessa ha predisposto come sempre in queste circostanze lo stanziamento di un milione di euro come segno concreto di vicinanza e di solidarietà per le zone colpite, sia della Liguria sia dell’Alta Toscana.

D. – L’alluvione di Genova ha colpito anche chiese e realtà della diocesi?

R. – Sì. Tutte le parrocchie – una quindicina, circa, 13-15 parrocchie più vicine alle zone delle esondazioni dei diversi torrenti – sono state colpite, dove più, dove meno. In genere, naturalmente, i locali sottostanti le chiese: quindi, non le chiese ma i locali sottostanti che essendo, appunto, bassi, sotto il livello della strada sono stati più o meno allagati.

D. – C’è una domanda che molti si pongono, davanti a queste tragedie: si poteva evitare quello che è successo a Genova, alla Spezia … ?

R. – Ma … guardi, se si parla di responsabilità ci vogliono giudizi e conoscenze tecniche che noi certamente non abbiamo. Per quanto riguarda il discorso più generale, anche questi fatti – come tanti altri – richiamano ad una conversione di stili di vita nel rapporto tra l’uomo e la natura, il territorio. E su questo punto, credo che tutti possiamo e dobbiamo fare un esame di coscienza per rispettare maggiormente il territorio, perché prima o poi le conseguenze sono gravi se non addirittura tragiche.

D. – Quindi, l’ambiente come bene comune su cui fare una riflessione attenta

R. – Certamente. Ci vuole più rispetto. D’altronde il messaggio della Bibbia, della nostra fede, ci ricorda che siamo “signori” della natura, ma “signore” non significa un assolutista che sfrutta in modo irrazionale, ma che usa in modo razionale e rispettoso. (gf)

Anche la Caritas italiana segue con "apprensione" l'evolversi della situazione in Liguria, mentre a livello locale ha avviato raccolte di offerte per sostenere la popolazione. Alessandro Guarasci ha sentito don Marino Poggi direttore della "Caritas" di Genova:

R. - Come Caritas stiamo cercando volontari attrezzati, perché possano venire, visto che c’è bisogno di spalare, liberare negozi, fare cose molto elementari. La zona più colpita è una montagna di macchine una sopra l’altra e lì c’è bisogno di ruspe e di altre cose. La piccola opera si può fare però ed è graditissima.

D. – State pensando anche di fornire alloggio e dare pasti caldi?

R. – Indubbiamente, attualmente, non c’è bisogno di questo, perché grazie a Dio le case sono state devastate al piano terra o nei seminterrati. Come Caritas, però, abbiamo la mensa e siamo disposti ad accogliere chiunque ricorra a noi.

D. – Ha visto tanta disperazione negli occhi dei genovesi in queste ore, vi sono tante storie importanti anche da raccontare...

R. – Ho visto gente abbastanza aggravata. Mi ha colpito vedere un verduriere, nella parte bassa di Corso Sardegna, che era immerso nel fango e che comunque stava cercando di recuperare la sua frutta e di cominciare a vendere. Diceva: “La vita deve continuare”.

D. – Farete anche una raccolta straordinaria nelle prossime ore tra i parrocchiani di Genova?

R. – Sì, domenica, cioè domani, era già stabilita in tutta la Liguria. Allora faremo così: Genova raccoglierà per Genova, La Spezia per La Spezia e tutte le diocesi sorelle della metropolia raccoglieranno sia per Genova che per La Spezia. (ap)

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