lunedì 7 novembre 2011

Genova e Firenze. La gente, il card. Angelo Bagnasco e mons. Giuseppe Betori (Bustaffa)

GENOVA E FIRENZE

In quei volti la speranza
La gente, il card. Angelo Bagnasco e mons. Giuseppe Betori


Paolo Bustaffa

La cronaca di questi giorni ci ha posto di fronte a immagini diverse ma accomunate dal dolore, dalla incredulità, dalle lacrime che si sono mescolate con la pioggia.
Genova, la Liguria, la Toscana e, per altre diverse ma sempre tristi ragioni, Firenze.
I media hanno raccontato e raccontano con una professionalità che, salvo qualche prevedibile sbavatura, merita gratitudine.
Nella tragedia questo grande impegno del comunicare non è un aspetto marginale.
Tra i molti volti, ripresi in video o in pagina, alcuni in particolare meritano una sosta di riflessione. Sono certamente quelli delle vittime, dei volontari e dei rappresentanti delle istituzioni locali.
C’è il volto di un popolo solidale che dice che davvero, l’Italia, è un Paese sano e forte che come può vincere un’alluvione così può vincere una crisi.
Un messaggio pieno di speranza e commovente, almeno per chi come il sottoscritto ha vissuto, prima da volontario e poi da giornalista, altre catastrofi.
C’è il volto di una Chiesa che stringe in un abbraccio questo popolo, una Chiesa che è l’immagine della tenerezza di Dio.
Una Chiesa che piange le morti e la distruzione ma anche si sporca le mani nel fango e si butta nella ricostruzione materiale e spirituale.
In tutte le chiese d’Italia si è pregato, in tutte le Chiese e si sono raccolti fondi per un immediato intervento. E per prima la Conferenza episcopale italiana ha dato l’esempio con lo stanziamento di un milione di euro che vengono dall’otto per mille, cioè dal gesto di fiducia che molti cittadini hanno compiuto nei suoi confronti.
Ci sono due volti che, nella Chiesa, riassumono tutti gli altri, quello del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e di mons. Giuseppe Betori arcivescovo di Firenze.
Il primo tra la sua gente profondamente ferita, dentro lo strazio delle famiglie dei morti e delle vittime. Nel fango come tutti con la sua parola, la sua preghiera, il suo conforto.
Una presenza che - come egli stesso ha recentemente ricordato anche per altre testimonianze di solidarietà in terra ligure- non è “straordinaria” perché viene da un amore quotidiano e permanente per la gente.
Le radici di questo amore, che la cronaca forse non riesce a cogliere del tutto anche perché questo non è un suo compito, sono nella fede. Non in una astrattezza ma in una Presenza.
Accanto al suo il volto dell’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori.
Senza dimenticare quello del giovane sacerdote suo segretario.
Lo abbiamo visto in tv mons. Betori e ci è tornata alla mente la sua testimonianza quando venne sottoposto a un delicato intervento chirurgico che gli impedì di partecipare al convegno ecclesiale di Verona che aveva preparato con tanta intelligenza e tanta passione. Nel volto di oggi la stessa serenità, nelle parole la stessa fiducia, nella commozione la tenerezza di chi perdona, di chi invita a pensieri grandi anche di fronte a un atto brutale e sconvolgente. Pensieri che portano alle altezze di Dio.
In una cronaca fatta di morte, distruzione e di violenza il volto della Chiesa, guidata da Benedetto XVI non ha esitato a esprimere la sua vicinanza anche all’Angelus di questa mattina, appare in tutta la sua luce, la tenerezza di Dio.
L’informazione si ferma a questa soglia e non si può chiederle di più. Ha fatto il suo dovere.
Compiere un passo oltre la soglia della notizia è l’invito che viene da questi volti.
È un invito alla coscienza di ognuno, credente o non credente, perché nei tempi dell’incertezza, della rassegnazione e del dolore non si smarrisca e trovi le ragioni più profonde di una speranza che va oltre il tempo e lo spazio.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ricordi, Raffa, il trattamento subito dal card.Bagnasco agli inizi in CEI e a Genova? Per non parlare delle minacce subite che lo avevano fatto mettere sotto scorta e questo anche a causa di sue affermazioni mal riportate dalla stampa. Perchè deve esserci ad ogni costo una vittima innocente?
Alessia