lunedì 14 novembre 2011

I delegati del Signis a Roma per riflettere sul ruolo dei media cattolici (R.V.)

I delegati del Signis a Roma per riflettere sul ruolo dei media cattolici

La capacità dei media cattolici di servire la causa del Vangelo negli scenari del “continente digitale” è stata oggetto ieri di un incontro nella sede della nostra emittente. L’appuntamento ha visto nei giorni scorsi la partecipazione del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali – nella persona del suo presidente, mons. Claudio Maria Celli – dell’Ufficio nazionale Cei delle Comunicazioni sociali, della Sala Stampa della Santa Sede, rappresentata dal direttore padre Federico Lombardi, e dei membri del Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. I delegati del Signis, in particolare, si trovano in questi giorni a Roma per il loro consiglio di amministrazione, che cade nell’anno dell’80.mo di attività. Alessandro De Carolis ne ha parlato con padre Bernardo Suate, originario del Mozambico, direttore del servizio Signis di Roma:

R. – È un traguardo molto importante, perché in ottant’anni, quest’associazione - prima come Ocic e Unda e adesso come Signis - ha cercato di mettere insieme comunicatori cattolici nei vari rami. È molto bello vedere come i cattolici coinvolti nella comunicazione con i giovani e i bambini, impegnati tutti nel trasmettere i valori della fratellanza, della pace e della riconciliazione, vengono qui e riflettono insieme per portare avanti questi valori. Per noi è molto importante vedere che, anche se siamo coinvolti in situazioni difficili, non siamo soli ma si cerca di portare avanti questo compito difficile insieme. Anche nella diversità delle zone, dei continenti, delle culture, l’obiettivo è lo stesso: portare i valori del bene, della fratellanza, del Vangelo a tutto il mondo.

D. – Il vostro incontro ha un titolo in due parti: la prima recita “I media per una cultura della pace”. In che modo, guardando in particolare all’Africa, i media contribuiscono a questo obiettivo così alto?

R. – Anche se non si deve generalizzare, l’Africa è molto basata sulla cultura orale; per esempio, l’importanza della radio è fondamentale. Allora, trasmettere dei programmi che parlino dello stare insieme, di sapere accogliersi a vicenda, perdonarsi - questo è molto importante. Anche se in passato qualche volta la radio ha avuto un ruolo non molto positivo, noi riteniamo invece che oggi per l’Africa sia un valore molto importante per mettere insieme la gente e per trasmettere piuttosto cose positive: d’impegnarsi per la pace, soprattutto con le nuove generazioni.

D. – La seconda parte del titolo dice invece: “Creare immagini per la nuova generazione”. La rete Signis come lavora con riguardo ai giovani?

R. – Abbiamo programmi non soltanto "per" i giovani o i bambini, ma fatti "con" i bambini e i giovani, in modo che possano partecipare anche coloro che hanno qualcosa da dire ai loro coetanei. Non tutte le diocesi, non tutte le chiese hanno una propria radio, ma una presenza all’interno di alcuni programmi, magari di radio statali, che pure noi riteniamo molto importante. E la radio non è che un esempio, tra tanti altri mezzi più o meno moderni, ma l’importante è questo: usare tutti i mezzi disponibili per portare avanti quest’idea. (fd)

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