Il Papa all’udienza generale: l'amore di Dio vince sempre sull'odio, i cristiani imparino a pregare con i Salmi
I cristiani imparino a pregare con le parole dei Salmi. Benedetto XVI ha rivolto questo invito al termine dell’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, che ha concluso il ciclo delle catechesi del mercoledì dedicate alla preghiera del Salterio. Il Papa ha commentato il Salmo 110 che celebra – anticipandola nella figura del re sacerdote Melchisedek – la regalità del sacerdozio di Cristo e quindi la vittoria dell’amore di Dio sul male. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sentimenti di gioia e stati d’animo di tristezza. Dubbi e paure che ottengono risposte e sicurezze. C’è tutto l’uomo con i suoi slanci e le sue contraddizioni, nei Salmi. E c’è tutto Dio con la sua benevolenza e la sua forza. Il Papa li ha definiti “preziose preghiere” che meritano di essere scoperte o riscoperte come compagne della quotidianità di un credente:
“Vorrei allora rinnovare a tutti l’invito a pregare con i Salmi, magari abituandosi a utilizzare la Liturgia delle Ore della Chiesa, le Lodi al mattino, i Vespri alla sera, la Compieta prima di addormentarsi. Il nostro rapporto con Dio non potrà che essere arricchito nel quotidiano cammino verso di Lui e realizzato con maggiore gioia e fiducia“.
Questa frase posta a conclusione della catechesi e di un intero ciclo di riflessioni sui Salmi ha suggellato un’articolata meditazione sul Salmo 110, secondo la tradizione ebraica (109 per quella greco-latina), ovvero il componimento “messianico” per eccellenza, tra i più citati del Nuovo Testamento perché prefigura con ispirata esattezza quella che sarà la missione di Gesù sulla terra:
“Un Salmo molto amato dalla Chiesa antica e dai credenti di ogni tempo. Questa preghiera era forse inizialmente collegata all’intronizzazione di un re davidico; tuttavia il suo senso va oltre la specifica contingenza del fatto storico aprendosi a dimensioni più ampie e diventando così celebrazione del Messia vittorioso, glorificato alla destra di Dio”.
Il personaggio che spicca tra le strofe del Salmo è Melchisedek, il re sacerdote di Salem, che – ha ricordato Benedetto XVI – “aveva benedetto Abramo e offerto pane e vino dopo la vittoriosa campagna militare condotta dal patriarca per salvare il nipote Lot dalle mani dei nemici che lo avevano catturato”. Ebbene, ha proseguito il Papa, Melchisedek contiene in sé quei tratti del sacerdozio regale che diverranno evidenti con la venuta di Cristo:
“Nel Signore Gesù risorto e asceso al cielo, dove siede alla destra del Padre, si attua la profezia del nostro Salmo e il sacerdozio di Melchìsedek è portato a compimento (...) E l’offerta del pane e del vino, compiuta da Melchìsedek ai tempi di Abramo, trova il suo adempimento nel gesto eucaristico di Gesù, che nel pane e nel vino offre se stesso e, vinta la morte, porta alla vita tutti i credenti”.
Nella filigrana delle strofe, i protagonisti sono Dio e il re suo eletto, fatto sedere, in segno di “assoluto privilegio”, alla sua destra. Tuttavia, ha osservato Benedetto XVI, la “vera regalità” ha senso se, come Cristo, è vissuta “nel servizio e nel dono di sé”:
“L’esercizio del potere è un incarico che il re riceve direttamente dal Signore, una responsabilità che deve vivere nella dipendenza e nell’obbedienza, diventando così segno, all’interno del popolo, della presenza potente e provvidente di Dio”.
Anche l’invincibilità e la capacità che il re ha di trasformare i suoi nemici – favorite della protezione elargita da Dio – è un altro chiaro segno di sapore messianico. Ed è, come ha sottolineato a braccio il Pontefice, soprattutto un segno di grande consolazione e di speranza per l’umanità di oggi:
“Sì, nel mondo c’è tanto male, c’è una battaglia permanente tra il bene e il male, e sembra che il male sia più forte. No! Più forte è il Signore, il nostro vero Re e Sacerdote, Cristo, perché combatte con la forza di Dio e, nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull’esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene, vince l’amore e non l’odio”.
Al momento dei saluti successivi alle catechesi in lingue, Benedetto XVI ha citato le Suore Oblate del Divino Amore, impegnate in Capitolo generale, e numerosi gruppi diocesani guidati dai rispettivi vescovi. In particolare, all’indirizzo dei fedeli della diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, accompagnati da mons. Claudio Giuliodori, il Papa ha rivolto l’auspicio che le celebrazioni per il 250.mo della nascita del loro concittadino, Papa Pio VIII, “ravvivi in ciascuno il desiderio di approfondire sempre più la vita di fede”.
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