Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo il seguente articolo.
Consentitemi di ringraziare Lucio Brunelli ed il Tg2 per il grande lavoro fatto in occasione del viaggio del Papa in Benin, nel deserto del panorama televisivo. Qui possiamo rivedere i servizi.
R.
IL PAPA BIANCO, DIFENSORE DELL'AFRICA
Lucio Brunelli
Davvero il Pil non è il metro della felicità di un popolo. Il Benin occupa il quarto posto nella classifica dei paesi più poveri del mondo. Ma non avevo mai visto, nei precedenti 21 viaggi internazionali di Benedetto XVI, la vitalità e la felicità che ho visto domenica 20 novembre nello stadio di Cotonou.
Dai ritmi allegri e coinvolgenti delle danze africane si passava senza forzature ad un silenzio raccolto, emozionato, quando il papa parlava della predilezione di Gesù per “chi nel mondo è messo da parte”.
E allora, guardando i volti di quella gente mite e contenta, avevi l'impressione che il sobrio Ratzinger non aveva ceduto alla retorica definendo l'Africa “il polmone spirituale del pianeta”. Ci sono valori qui che “possono ammaestrare il resto del mondo”.
A parlare era un papa bianco, figlio di quell'Europa che appena tre secoli fa fece razzia di uomini, caricando come bestie sui suoi vascelli (solo nel Benin) 10 milioni di schiavi. E imponendo, subito dopo, il giogo della dominazione coloniale.
Anche oggi in Occidente, ci sono due modi prevalenti di guardare all'Africa, ha detto il papa: la curiosità dell'etnologo o l'avidità di chi vede in essa un immenso magazzino di risorse da depredare con facilità. Il papa non ha perso tempo a lanciare lagnosi appelli alla comunità internazionale. Ha preferito parlare agli africani.
Ha denunciato la corruzione diffusissima tra le classi dirigenti locali, spesso ”complici” di politiche di sfruttamento neo-coloniali. Ha invitato l'Africa a non temere la modernità ma senza strappi con le sue tradizioni migliori. Rifiutando, ad esempio, una “sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza”. Toni “indignati” anche quando ha detto che la gente non vuole essere più manipolata e quando sente parlare di una politica economica “fatta a suo nome” vuole capire bene di che si tratta; altrimenti reagisce, a volte anche con la violenza.
Insegnamento da meditare anche da noi, al tempo dello spread, ma i media italiani hanno snobbato la visita del Papa (i tg Mediaset, La7 e il tg3 non avevano propri inviati, Repubblica e il Corriere gli hanno dedicato qualche trafiletto). Troppo presi a raccontare il grande dramma della scelta dei sottosegretari nel governo Monti. E poi, stavolta, Ratzinger non è scivolato sul preservativo...
“Amico e difensore dell'Africa”, così il gran cancelliere del Benin, Koubourath Osseni, una donna musulmana, ha definito Benedetto XVI.
A rendere più credibili le sue parole l'azione che migliaia di missionari e volontari cattolici svolgono nel continente nero. Strutture sanitarie, scuole, orfanotrofi.. come quello che abbiamo visitato con il papa, delle suore di Madre Teresa...
Le ho viste in azione nei posti più dimenticati e impervi del mondo. Commuove sempre non solo quello che fanno, ma come lo fanno. Sempre quel sorriso pieno di luce sul volto.
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