Le parole del presidente e del gran cancelliere del Benin
Il Papa è amico e difensore degli africani
È un vero e proprio appello per la giustizia e contro la povertà quello che il presidente del Benin, Thomas Boni Yayi, ha lanciato in occasione dell'incontro svoltosi nel Palazzo presidenziale, sabato mattina. Un luogo e un ambito particolare, ha evidenziato, per un privilegiato momento di confronto «sui grandi problemi della società che interpellano la nostra coscienza e ci ricordano i nostri doveri e i nostri obblighi di cittadini e di creature del Padre celeste, nostro Dio». Secondo il capo dello Stato, infatti, «i Paesi africani si sforzano di attingere dalla tradizione cristiana l'ispirazione necessaria per attuare cambiamenti profondi in campo politico, economico, sociale e culturale. Per questo -- ha detto -- ho posto il mio secondo e ultimo mandato presidenziale sotto il segno della rifondazione, che ha come fine la restaurazione dei valori morali, etici e spirituali. I pilastri sono il buon governo politico, economico e sociale, la giustizia, l'equità e il rispetto del bene pubblico, l'amore per la patria, il dialogo interreligioso, il dialogo sociale e l'amore per il prossimo, come pure la lotta contro la corruzione». E in questa prospettiva «il Benin si unisce agli altri Paesi africani per lanciare un vibrante appello in vista dell'instaurazione di una migliore gestione mondiale dei problemi, per l'avvento di un mondo nuovo, un mondo di pace, di sicurezza, di giustizia e di sviluppo, di modernizzazione e di progresso, di prosperità condivisa». Un appello che «mira a intensificare la creazione della ricchezza per sradicare povertà e miseria. Coltivare questi valori, che sono motivo di orgoglio per il nostro popolo, è indispensabile -- ha detto -- per costruire una nazione unita, ricca e prospera, libera dall'angoscia della povertà endemica». E «per la realizzazione di questa legittima aspirazione» il presidente ha detto di «contare sul prezioso aiuto della Chiesa, degli altri credi e confessioni religiose, come anche delle istituzioni e di quanti svolgono un ruolo di vigilanza e di avanguardia».
Infine il presidente si è detto convinto che la visita del Pontefice in Benin «contribuirà a rafforzare il dialogo interno in Africa e nel mondo» e ha ringraziato il Papa «per l'attenzione che rivolge ai problemi del continente».
Ha quindi preso la parola il gran cancelliere del Benin, Koubourath Osseni, una donna musulmana che ha messo in luce come le presenza del Pontefice in Benin confermi «ancora una volta l'attenzione particolare da lui rivolta alla persona umana, senza distinzione di razza, di religione, di professione o di rango». Poi ha aggiunto che il suo «è un Paese che aspira alla pace. Le varie comunità che vi vivono in totale tranquillità da diverse generazioni si sforzano di operare anno dopo anno per il suo sviluppo. La Conferenza nazionale delle forze vive della nazione del febbraio 1990, voluta dalle autorità dell'epoca, resta per noi la dimostrazione di questa determinazione a superare le crisi attraverso il dialogo e la ricerca del consenso. Questa opzione è stata inserita nella nuova costituzione dell'11 dicembre 1990, che garantisce le libertà fondamentali, fra cui quella religiosa». Da qui l'omaggio alla memoria di monsignor Isidore de Sousa, «il cui contributo è stato determinante per la riuscita di quell'assise memorabile. Da allora -- ha proseguito -- l'edificazione dello Stato di diritto prosegue con un contributo notevole da parte di tutte le confessioni religiose». Queste ultime -- ha spiegato -- «svolgono un ruolo di spicco ogni volta che momenti di dubbio o di pericolo annunciato si profilano all'orizzonte della nazione, fra i responsabili della classe politica, i governanti e la società civile, infondendo speranza in tutto il popolo».
Purtroppo, sebbene le istituzioni della Repubblica e le diverse componenti della società beninese «si sforzano di trovare, ognuna secondo i propri mezzi, i punti di riferimento e le risorse necessarie per assicurare uno sviluppo sostenibile, lottando contro la povertà e la fame», tuttavia «le crisi che si sono susseguite, hanno duramente indebolito gli sforzi e i sacrifici compiuti dal popolo in questi ultimi anni nel suo cammino verso il raggiungimento degli obiettivi del millennio per lo sviluppo».
Quindi il gran cancelliere ha reso omaggio alla lungimiranza e agli sforzi compiuti da Benedetto XVI «per assistere l'Africa in questo cammino e per aver difeso la sua causa con tutto il peso della sua autorità morale. Per noi lei è un amico vero dell'Africa e degli africani». Tanto che lo stesso tema dell'assemblea sinodale dei vescovi del continente «appare come un appello provvidenziale rivolto a tutti gli africani, affinché superino se stessi nella ricerca della pace e della solidarietà».
(©L'Osservatore Romano 20 novembre 2011)
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