PAPA:AFRICA 'IN PIEDI'; AMORE E RISPETTO A MALATI AIDS;GIUDICATI PER COME TRATTIAMO STRANIERI
(dell'inviata Giovanna Chirri)
(ANSA) - COTONOU (BENIN), 20 NOV
Le parole del profeta Ezechiele sono appena risuonate in lingua bariba e quella di Paolo ai corinzi in lingua fon prima del vangelo in francese, quando Benedetto XVI comincia a parlare nello stadio 'Dell'Amitie'' di Cotonou, la citta' piu' popolosa del Benin, per l'omelia della messa conclusiva del suo secondo viaggio africano, il ventiduesimo del pontificato. Anche gli accenti di papa Ratzinger sono quelli dei profeti: ricorda ai cristiani che ''saranno giudicati'' per come si comporteranno nei confronti degli stranieri e di tutti coloro che sono emarginati. Gesu', ricorda il papa alle circa 80 mila persone venute da tutta l'Africa occidentale, ''ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte; il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti - ha sottolineato - sara' dunque considerato come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesu' stesso. Non vediamo in questo - ha ammonito il papa - una semplice forma letteraria, un semplice immagine''. ''Ancora oggi, come 2 mila anni fa - ha osservato - tanti legami con il mondo vecchio, tante paure, ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti''.
Benedetto XVI si e' poi rivolto ai malati di Aids, una delle pandemie che minano gli africani, per invitarli ad avere ''coraggio'' per affermare che hanno diritto ad ''amore e rispetto''. Toni forti del papa anche nella condanna della brama di ''potere e ricchezza''. Poco dopo i vescovi delle Conferenze episcopali africane sono sfilati davanti a papa Ratzinger ed hanno ricevuto dalle sue mani un copia ciascuno dell'Esortazione apostolica, formando una lunga fila di paramenti color crema con stampata la forma dell'Africa stilizzata in una colomba blu. L'Esortazione conclude il Sinodo africano del 2009 e la consegna del testo e' uno dei motivi per cui papa Ratzinger ha compiuto questo viaggio. La messa solenne, preceduta da un lungo giro in Papamobile, accompagnato da canti tradizionali e poi liturgici ha chiuso idealmente la missione di Benedetto XVI, da stasera di nuovo in Vaticano dopo il saluto affettuoso ai beninesi e agli africani, nell'aeroporto intitolato al cardinale Bernardin Gantin, suo amico e ''coraggioso vescovo africano'', come lo ha personalmente definito sull'aereo che lo portava in Africa. L'omaggio sulla tomba dell'amico, e i 150 anni dell'arrivo dei primi missionari in Benin, erano gli altri motivi di questa missione papale. Circa 80 mila persone complessivamente, tra dentro e fuori lo stadio, ha riferito il portavoce padre Federico Lombardi, hanno preso parte alla messa che resta uno dei momenti piu' significativi di questo viaggio: c'erano anche, ha precisato Lombardi, circa 180 vescovi, 1500 preti e 36 rappresentanti delle Conferenze episcopali d'Africa. Se l'accento di questa mattina e' stato sulla ''sofferenza'' dei malati di Aids e degli stranieri, ha osservato il portavoce, l'atteggiamento del papa e' ricordare che il dolore e la sofferenza si devono superare stando vicino a chi li patisce, esattamente come faceva Gesu'. La riflessione di oggi e' stata ispirata del Vangelo del Giudizio finale: su questa vicinanza al povero e a chi soffre saranno giudicati i cristiani, che pero' non saranno soli ma avranno Cristo vicino se sceglieranno gli ultimi.
Benedetto XVI lascia dunque all'Africa il suo messaggio di speranza e vicinanza, ribadendo che gli africani hanno energia e vitalita' per essere polmone spirituale di un mondo talvolta in crisi di senso e di spiritualita'.
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