RATZINGER TERMINA IL SUO VIAGGIO IN BENIN
Il Papa: “La lotta alla fame è la nuova guerra fredda”
Centinaia di migliaia di fedeli hanno accolto il Pontefice nel suo viaggio di tre giorni in terra africana
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A COTONOU (BENIN)
«Saremo giudicati per come trattiamo gli stranieri e i malati di Aids meritano amore e rispetto», scandisce Benedetto XVI, provato in viso dall’afa equatoriale ma determinato a dettare la sua «ricetta» contro la rassegnazione.
La lotta alla fame è la nuova Guerra Fredda. Il Muro della diseguaglianza economica divide il mondo tra sud e nord. Nello stadio di Cotonou trasformato in coloratissima e assordante festa della fede con centinaia di migliaia di fedeli, Benedetto XVI assicura all’Africa che la Chiesa diventerà la voce degli ultimi.
Il Papa sempre più pastore che teologo aggiorna al terzo millennio globalizzato la promessa dell’appena eletto Karol Wojtyla ai credenti d’Oltrecortina. Ad Assisi, 33 anni fa, nel pieno della contrapposizione dei blocchi, Giovanni Paolo II pregò sulla tomba di San Francesco e anticipò il progetto geopolitico del pontificato: «La Chiesa del silenzio non sarà più tale perché parlerà attraverso la mia voce».
Ieri Joseph Ratzinger è sceso sulla prima linea della miseria e, nel quarto paese più povero del mondo, ha riaffermato l’opzione preferenziale per i poveri lanciando una teologia della liberazione depurata dagli eccessi del marxismo e dal fiancheggiamento della lotta di classe. Una solidarietà «global» in grado di infrangere «il benessere egoista, il guadagno facile, il potere come scopo ultimo della vita umana». Nell’ultima giornata africana il Pontefice consegna alle conferenze episcopali l’esortazione apostolica «Impegno dell’Africa»: il manifesto della cattolicità di domani.
© Copyright La Stampa, 20 novembre 2011
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