lunedì 27 dicembre 2010

Il pranzo del Papa con i poveri. Storie di sofferenza e riscatto (Osservatore Romano)

Storie di sofferenza e riscatto

Li chiamano barboni, vagabondi, sbandati, senza fissa dimora. Per chi ha raccolto l'eredità spirituale di madre Teresa di Calcutta sono semplicemente uomini e donne nei quali riconoscere il volto di Cristo.
Per questo le missionarie e i missionari della carità continuano a prendersi quotidianamente cura di loro in modo umile, discreto e nascosto. Come segno di gratitudine per questo servizio, nel centenario della nascita della fondatrice (1910-1997), Benedetto XVI ha voluto trascorrere la festa della santa Famiglia di Nazareth con oltre duecentocinquanta poveri assistiti nelle sette case romane delle religiose con il sari bianco orlato di blu. L'appuntamento era fissato dopo la preghiera dell'Angelus domenicale, in Vaticano. Nell'atrio dell'Aula Paolo vi sono state le stesse suore a servire a tavola il pranzo di Natale, come fanno tradizionalmente ogni 26 dicembre in tutte le loro comunità.
Oltre sessanta tra novizie e postulanti si sono occupate della distribuzione dei pasti. Con loro la superiora generale, suor Mary Prema, e un centinaio di consorelle, tra le quali anche alcune contemplative. Gli ospiti provenivano dai vari punti della città in cui sono sparse le strutture di accoglienza: Dono di Maria in Vaticano, San Gregorio al Celio, Nomentana, Tor Bella Monaca, Primavalle, Casilina, Acilia. Presenti anche sacerdoti, fratelli e seminaristi dei due rami maschili, guidati dal cofondatore e superiore dei contemplativi, Sebastian Vazhakala, e dal superiore dei missionari della carità e postulatore della causa della beata Teresa di Calcutta, Brian Kolodiejchuk.
Il Papa - accompagnato dall'arcivescovo Harvey, prefetto della Casa Pontificia, dal vescovo De Nicolò, reggente della Prefettura, dai monsignori Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Xuereb, della segreteria particolare, e dal medico personale Polisca - è stato accolto al suo arrivo da canti natalizi, mentre i tre superiori religiosi gli offrivano dei doni. Rinnovando un'antica consuetudine indiana, suor Mary ha posto sulle spalle del Pontefice una ghirlanda di fiori bianchi e gialli. Successivamente alcuni ospiti hanno inscenato una rappresentazione della Natività.
Prima di raggiungere il suo posto Benedetto XVI è passato tra gli invitati e si è soffermato a lungo con loro. A tavola accanto a lui erano seduti i tre superiori e quattordici ospiti. Alla sua sinistra c'era lo svizzero Gerard, alla destra Maria Efesia, della casa di via Nomentana. Ciascuno ha potuto scambiare con il Papa qualche parola, raccontargli la propria vicenda. Storie quasi sempre di sofferenza, ma anche di riscatto e di speranza. Come quella di Steve Michael, haitiano sulla sedia a rotelle, che ha trovato ospitalità nella casa del Celio. Dalla vicinissima Dono di Maria provenivano le italiane Nicoletta e Francesca, l'ivoriana Corinne e l'etiope Abdulah, un musulmano che mangia regolarmente alla stessa mensa. Dal dormitorio di via Rattazzi il gabonese François Dimitri, il quale si sta preparando a ricevere il battesimo; dalla casa di Primavalle, Soumyamal, giovane donna indiana in attesa di un bambino. Altri ospiti al tavolo del Papa, l'anziana Anna della casa di Tor Bella Monaca e tre assistiti di Casa Serena, gestita al Prenestino dai fratelli contemplativi. Tra loro il cinese He Qing Bo.
Al termine del pranzo, prima del discorso del Pontefice, la superiora generale e un ospite hanno manifestato, a nome dei presenti, la gioia per il momento vissuto. "Questo è per noi - ha detto suor Prema - un momento di festa particolarmente bello. Oggi, essere qui nel cuore della Chiesa, con tutti i nostri ospiti e con Lei, ci riempie il cuore di tanta gioia. Due settimane fa - ha ricordato la religiosa - parlando della nostra madre, Lei ha detto che la beata Teresa di Calcutta ha dato tanta luce alle persone: noi le chiediamo una benedizione particolare, affinché noi, oggi, possiamo diventare luce per coloro che ancora vivono nell'oscurità. Vogliamo dirle - ha aggiunto - grazie di tutto cuore per essere l'espressione trasparente dell'amore di Dio nel mondo di oggi. Noi le vogliamo molto bene e assicuriamo le nostre preghiere quotidiane per lei - ha concluso - e per tutte le sue intenzioni". Le ha fatto eco il milanese Giuseppe Fiora. "È una grande gioia per noi - ha detto - poter condividere questo momento di festa con lei. Grazie di cuore per la sua accoglienza. Ci sentiamo davvero raccolti nel suo abbraccio di padre". (gianluca biccini)

(©L'Osservatore Romano - 27-28 dicembre 2010)

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