sabato 29 gennaio 2011

Benedetto XVI e la strada della verità. In Laterano la seconda delle tre serate dedicate ai discorsi del Pontefice con Dalla Torre, Lanza e Ferrara. Vallini: il Papa indica il senso della vita (Mastrofini)

il dibattito

Benedetto XVI e la strada della verità

In Laterano la seconda delle tre serate dedicate ai discorsi del Pontefice con Dalla Torre, Lanza e Ferrara. Vallini: il Papa indica il senso della vita

Fabrizio Mastrofini


DA ROMA
In Europa la verità non è più di moda, sostituita dalla mania dell’occulto.
Per questo è più che mai attuale l’insegnamento del Papa sulla riscoperta delle radici cristiane del Continente e sulla necessità di «cercare Dio». Lo ha ribadito monsignor Sergio Lanza, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nell’ampio intervento di giovedì sera nel Palazzo del Laterano, a Roma, tenuto nell’ambito della riflessione sul tema «La cultura europea: origine e prospettive». L’appuntamento, il secondo di un ciclo di tre letture (su altrettanti discorsi del Pontefice) promosso dall’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma, ha preso in esame l’intervento del Papa al Collège des Bernardins di Parigi (12 settembre 2008). Con Lanza hanno preso la parola il rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre e Alessandro Ferrara, docente di filosofia all’Università di Roma Tor Vergata. L’uomo di oggi, ha notato Lanza, è «uomo tecnologico» e «continua a cadere vittima dell’illusione idolatra.
E non soltanto nelle forme – mascherate, ma ben note – del denaro e del potere; anche in nuove forme di religiosità, esotica e modernistica a un tempo, nel cui crogiolo trovano risonanza, e momentaneo appagamento, le aspirazioni di superficie del nostro tempo». Allora, la parola della fede, ha aggiunto Lanza, «può essere accolta e suscitare risposta di adesione solo se l’uomo di oggi, abbandonata la presunzione della ragione prometeica e l’abdicazione del pensiero debole, si fa di nuovo – coraggiosamente e umilmente – cercatore di verità».
Dalla Torre, poi, ha fatto presente che nel discorso a Parigi, «attraverso il paradigma del monachesimo cristiano, Benedetto XVI indica una via possibile per l’oggi, con quanto c’è di diverso dal passato, ma anche con quanto c’è di analogo; con quanto, meglio, è proprio sempre, per tutti e dappertutto, della condizione umana. Una via possibile a chi è credente e a chi non lo è, giacché si tratta di non di mortificare l’intelligenza e la ragione, ma di stimolarle a cogliere la struttura interna dell’intera creazione, con le sue leggi intrinseche immesse da Dio creatore e ordinatore». Non va scordato, ha aggiunto, che il mondo monastico «ha plasmato il mondo occidentale col binomio di intelletto ed amore».
«Quando la ricerca di Dio si dispiega entro comunità di fede che si raccolgono attorno alla Parola di Dio la vita degli esseri umani si arricchisce e splende di luce – ha spiegato Alessandro Ferrara – quando invece la Parola interpretata aspirò a tramutarsi in legge la vita umana si è imbarbarita ed è stata funestata».
Chiudendo l’incontro il cardinale Agostino Vallini, vicario di Roma, ha sottolineato che Benedetto XVI «fa riflettere, fa pensare e stimola proprio al pensiero. Queste serate – ha concluso Vallini – invitano a pensare per ritrovare il senso della propria vita, questi discorsi aprono prospettive enormi».

© Copyright Avvenire, 29 gennaio 2011

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