lunedì 7 febbraio 2011

Appello contro il celibato di 160 teologi. La Chiesa tedesca: “Approfondire”. Anche l’Osservatore Romano dà notizia del documento (Galeazzi)

IL DIBATTITO SI RIAPRE IN GERMANIA, AUSTRIA E SVIZZERA

Appello contro il celibato di 160 teologi cattolici La Chiesa: “Approfondire”

Anche l’Osservatore Romano dà notizia del documento

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Parlare di preti sposati non è più tabù, neppure in Vaticano.
L’Osservatore romano riferisce dell’appello con il quale 160 teologi cattolici di Germania, Austria e Svizzera chiedono l’abolizione del celibato, il sacerdozio femminile ed altre riforme strutturali della Chiesa.
Il giornale vaticano dedica alla notizia un articolo nel quale si riporta il commento della Conferenza episcopale tedesca. «Disaccordo su temi della massima importanza e conseguente necessità di un maggiore approfondimento», afferma il segretario dell’episcopato tedesco, il gesuita Hans Langendoerfer, in risposta al memorandum «Chiesa 2011: una svolta necessaria» sottoscritto da un terzo dei docenti delle facoltà teologiche tedesche, austriache e svizzere. Prendendo spunto dal recente scandalo degli abusi sessuali, vengono sollecitate riforme in diversi settori della vita ecclesiale. «Per padre Langendoerfer, che riconosce l’importanza del dialogo con il mondo teologico il memorandum in sostanza raccoglie ancora una volta idee spesso già dibattute - sottolinea il quotidiano vaticano -. In questa misura non è molto più che un primo passo, però su una serie di questioni l’appello è in disaccordo con le convinzioni teologiche e le dichiarazioni della Chiesa al massimo livello. Temi che necessitano di ulteriore chiarimento, cui si dedicherà la prossima plenaria dei vescovi tedeschi».
Non è un caso che la questione emerga dal mondo tedesco «nel quale la presenza protestante predispone storicamente la Chiesa cattolica al dialogo tali questioni», commenta il cardinale di Curia, Achille Silvestrini. Lo stesso Joseph Ratzinger firmò nel 1970 un documento nel quale venivano sollevati dubbi sul celibato sacerdotale. Il memorandum, datato 9 febbraio 1970 e firmato dal futuro Papa assieme ad altri nove teologi, venne inviato a tutti i vescovi tedeschi. «Le nostre riflessioni riguardano la necessità di una verifica urgente e di una diversa riflessione sul vincolo del celibato della Chiesa latina per la Germania e della Chiesa universale per il mondo intero», vi si legge. A voler aprire il dibattito sul celibato i più illustri teologi dell’epoca: da Karl Rahner a Otto Semmelroth, fino a Karl Lehmen e Walter Kasper.
Le perplessità erano motivate in particolare con la mancanza di vocazioni: se i giovani preti sono troppo pochi, la Chiesa ha l’obbligo di procedere consapevolmente a qualche modifica delle regole. Nel testo i firmatari precisano che la petizione non intende condizionare decisioni che portino all’abolizione del vincolo del sacerdozio senza matrimonio, ma il fatto che i teologi si siano premurati di mettere per iscritto il loro intervento dimostra che volevano avviare un confronto pubblico. «Che vescovi e teologi avanzino proposte di cambiamenti nella disciplina storica della Chiesa è un indice di vitalità della comunità cristiana, cui tutti i battezzati, anche non preti, sono abilitati», sostiene il teologo Gianni Gennari. Il parallelo tra l’odierna dichiarazione e quella del 1970 è «giusto ma rischioso». Il celibato, evidenzia Gennari, «non è di necessità legato al sacerdozio, nella stessa Chiesa cattolica ci sono anche preti sposati». Finora «c’erano nelle chiese cattoliche orientali, di recente sono anche nella Chiesa latina grazie all’ingresso in essa di pastori anglicani voluto da Benedetto XVI, e lo stesso Concilio insegna che i preti sposati non sono né meno preti, né meno buoni preti di quelli celibi». Inoltre, «la legge del celibato non tocca assolutamente materia di fede», come dimostrano «le chiese orientali, anche cattoliche oltre che ortodosse e la disciplina storica delle chiese evangeliche». Nel memorandum attuale «si discute anche di seconde nozze dei divorziati, matrimoni omosessuali ministero sacerdotale femminile». E «su questi punti la differenza con la dottrina della Chiesa è essenziale».

© Copyright La Stampa, 6 febbraio 2011

2 commenti:

raffaele ibba ha detto...

Infatti il problema non è il celibato dei preti, ed al limite neppure dei vescovi dato che san Pietro risulta sposato (se non ricordo male anche in una lettera di Paolo ... se ricordo male perdonatemi).
Personalmente vedo due problemi.
Primo una diversa distribuzione del "sacerdozio ministeriale" dentro la chiesa, in termini di funzioni e "carismi", superando in qualche modo il ruolo monarchico del vescovo (ed accentuando quello politico-teologico del papa).
Cosa che taglierebbe alla radice il problema del sacerdozio femminile, perché coinvolgerebbe tutti i fedeli in vari modi nel "sacerdozio ministeriale" a seconda dei carismi e delle vocazioni e delle esigenze, uomini e donne, giovani e anziani ... e certo complicherebbe le cose a livello di gerarchia.
Ma la gerarchia va rivisitata, ovviamente, perché si deve adattare ai tempi: ed è rivisitata, in effetti, attualmente anche attraverso la progressiva centralizzazione ed il crescente "decentramento" che, mi pare, è in atto con Benedetto XVI (accentramento delle responsabilità "politiche" al papa e decentramento della autonomia e della responsabilità pastorale ... ma anche qui sono solo un osservatore entusiasta ed inesperto e posso sbagliare alla grande).
Il secondo problema è quello della sessualità. Non dell'etica sessuale, che è questione filosofica di scarsa importanza a mio avviso, ma dell'ontologia sessuale del mondo in cui viviamo.
Il quale mondo, neoliberista individualista e di economia di mercato, pensa dice e fa che la sessualità è solo una merce in vendita nel mercato.
Per cui posso essere uomo, donna, trans, così così quando e come voglio io a seconda delle mie "esigenze".
Sto estremizzando e radicalizzando un problema serio. Ma negare l'identità sessuale originaria agli esseri umani, come fa tutta o quasi tutta la nostra cultura non tradizionale e non cattolica, significa attribuire l'identità sessuale al mercato. Cioè ad una
"macchina che produce vendita di me stesso".
Per cui posso essere "prostituta" e non soffrirne perché l'atto sessuale è cosa che riguarda il mio corpo e non "me stesso/a".
Cioè.
Dato che non ho più "identità ontologica sessuale originaria" (cioè non esiste essere "maschi o femmine" ma siamo tutti e tutte "cosi così" ed in transizione, allora non c'è radicalmente alcuna etica sessuale, se non della responsabilità dell'essere adulti e di me stesso come individuo.
Siamo nella negazione più radicale del messaggio d'amore di Gesù Cristo, che (sempre per quel che ne so io, entusiasta ed ignorante) non si occupa di morale sessuale ma di "ontologia" sessuale e delle conseguenze etiche di quella ontologia che Gesù stesso ribadisce trovandola nel Genesi 1.
Con questo problema occorre fare i conti, perché ne va dell'umanità e non del messaggio della buona notizia di Dio.
Il quale cammina sotto la protezione delle ali di Dio ed ha già vinto.
Ma noi dobbiamo testimoniarlo.
ciao
r

Anonimo ha detto...

nella società tedesca come in quella francese, un matrimonio su 3 finisce prima dei 5 anni , il divorzio é quasi al 50 % i giovani prefersicono pacs e concubinati. possibile che gli unici che devono sposarsi per certi illuminati sono proprio i preti che hanno scelto loro stessi di non farlo? tutta la società va nella direzione opposta, ci manca solo che il crollo demografico sia colpa dei preti.

tali teologi sono solo dei morti che camminano, per cui bisogna sempre rivoluzionare, sempre cambiare, rivoluzionare anche il rivoluzionato per tornare al punto di partenza. hanno un vuoto interiore che dev'essere colmato da un fretico e inarrestabile movimento, cambiamento esteriore, qualora questo cessasse si accorgerebbero di essere morti.
Sono anni che il mondo, ma soprattutto l'europa, va come vogliono loro, anche loro rconoscono che sta andanndo peggio, ma per loro é solo perché non va abbastanza come vogliono loro, bisogna andare sempre più veloci. Come un tipo che a un incrocio ha sbagliato strada, si rende conto che la meta é dall'altra parte, ma come soluzione anziché tornare indietro dice di andare più veloce, sempre più veloce. fino a schiantarsi
Cos'é questa se non idiozia? e questi sono professori? teo-logici in più? a zappare

Max