Patti Lateranensi, modello legislativo per difendere la libertà religiosa. Uno spunto dell'Osservatore Romano
I Patti Lateranensi del 1929 sono un esempio di strumento legislativo posto a tutela della libertà religiosa. E’ la “lettura” che propone l’Osservatore Romano sul numero di oggi circa lo storico accordo tra Italia e Santa sede, che l’11 febbraio di 82 anni fa sancì la nascita della Città del Vaticano. Un Accordo, ha ribadito in più di un’occasione Benedetto XVI, che per la Chiesa è fonte di garanzie e non di privilegi. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Il punto di vista è intonato alla più stringente attualità. In un’epoca in cui dirsi cristiano è spesso come farsi nemico di una legge, di uno Stato, di un altro culto o più semplicemente di quel fronte sempre più largo di indifferenza moderna, che non vuole essere disturbato da chi professa una fede tanto antica, i “vecchi” Patti Lateranensi sono in realtà un esempio, “un significativo paradigma di riferimento” di ciò che vuol dire garantire per legge il diritto di professare un credo. “Riguardati con gli occhi di oggi, i Patti del Laterano e l’Accordo di Villa Madama del 1984, con cui si vennero ad armonizzare le norme concordatarie con la Costituzione repubblicana, presentano – si legge sull’Osservatore Romano – un dato saliente: il porsi come strumenti positivi di tutela e promozione della libertà religiosa, quale diritto individuale, collettivo ed istituzionale”. La sua tutela, prosegue l’articolo, “non può essere considerato un obiettivo compiutamente raggiunto una volta per tutte. Essa comporta una costante tensione adeguatrice dell’esperienza giuridica alle sempre mutevoli esigenze che l’evoluzione della società pone”.
Lo scorso 10 dicembre, ricevendo in udienza il neo ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Benedetto XVI aveva ribadito che l’essenza di questi patti internazionali, non va intesa come “espressione di una volontà della Chiesa o della Santa Sede di ottenere potere, privilegi o posizioni di vantaggio economico e sociale”, bensì in quella “giusta volontà da parte dello Stato di garantire ai singoli e alla Chiesa il pieno esercizio della libertà religiosa”. Ecco perché la positiva conclusione della “Questione romana”, che sfociò nella firma dei Patti del ’29 resta ancora oggi, affermò il Papa due anni fa in un tributo al Pontefice che li promosse e conseguì, Pio XI:
“Si rimane davvero ammirati di fronte all’opera saggia e forte di questo Pontefice, che per la Chiesa volle solo quella libertà che le permettesse di svolgere integralmente la sua missione. Anche lo Stato della Città del Vaticano, sorto a seguito dei Patti Lateranensi e in particolare del Trattato, fu considerato da Pio XI uno strumento per garantire la necessaria indipendenza da ogni potestà umana, per dare alla Chiesa e al suo Supremo Pastore la possibilità di adempiere pienamente al mandato ricevuto da Cristo Signore”. (14 febbraio 2009 - Discorso per gli 80 anni dello Stato Vaticano)
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