Benedetto XVI al Pontificio istituto liturgico dell'Ateneo Sant'Anselmo
La liturgia rinnova la Chiesa
In equilibrio tra la grande tradizione del passato e il futuro
"Non poche volte si contrappone in modo maldestro tradizione e progresso. In realtà, i due concetti si integrano: la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso". Lo ha detto il Papa ai partecipanti al congresso internazionale promosso in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione del Pontificio istituto liturgico dell'Ateneo Sant'Anselmo.
Ricevendo in udienza docenti e allievi venerdì mattina, 6 maggio, nella Sala Clementina, Benedetto XVI nel suo discorso ha usato un'immagine evocativa per sottolineare il concetto: "Come a dire - ha spiegato - che il fiume della tradizione porta in sé sempre la sua sorgente e tende verso la foce".
In precedenza il Papa aveva parlato della liturgia come "culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e insieme fonte da cui promana la sua virtù". Essa - ha aggiunto - "con il suo universo celebrativo diventa la grande educatrice al primato della fede e della grazia". Quale "teste privilegiato della tradizione vivente della Chiesa, fedele al suo nativo compito di rivelare e rendere presente nell'hodie delle vicende umane l'opus Redemptionis" la Liturgia secondo Benedetto XVI "vive di un corretto e costante rapporto tra sana traditio e legitima progressio", così com'è "lucidamente esplicitato" dalla costituzione conciliare Sacrosanctum concilium al numero 23. Del resto fu il Vaticano II a raccogliere le istanze del movimento liturgico che intendeva dare nuovo slancio alla preghiera della Chiesa e favorire una partecipazione più attiva dei fedeli alle celebrazioni. Al contempo - ha ricordato il Papa - il fautore del concilio, il beato Giovanni XXIII, volle che la Facoltà dei benedettini sull'Aventino costituisse un centro di studi e di ricerca per assicurare una solida base alla riforma liturgica. Ecco perché i monaci del Pontificio Istituto hanno scelto come tema per quest'anno giubilare il rapporto tra memoria e profezia. Per quanto riguarda la prima, Benedetto XVI ha messo in luce "i frutti abbondanti suscitati dallo Spirito Santo in mezzo secolo di storia", nonostante - ha aggiunto a braccio al testo preparato - "anche i malintesi e gli errori nella realizzazione concreta della riforma". Per quanto riguarda invece il secondo termine - ha detto - "lo sguardo si apre su nuovi orizzonti", poiché "la Liturgia della Chiesa va al di là della stessa riforma conciliare, il cui scopo era di rinnovare la mentalità e porre al centro della vita cristiana e della pastorale la celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo" e diviene un "soggetto capace di rinnovare la vita cristiana".
(©L'Osservatore Romano 7 maggio 2011)
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1 commento:
Per "rinnovare la mentalità" era necessario violentare una liturgia millenaria? No, certo.
Qualcosa non ha funzionato...o meglio,lo Spirito Santo ha soffiato per limitare i danni di coloro che, già all'interno dell'assise conciliare (Vaticano II)erano ben decisi a portare nella Chiesa la rivoluzione neo-protestante e gnostico-modernista: per un miracolo non fu decretata l'abolizione del Rito di San Pio V!
Francesca
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