lunedì 16 maggio 2011

Grande adesione al Vatican Meeting for Bloggers (Grana)

Riceviamo e con piacere e gratitudine pubblichiamo:

Grande adesione al Vatican Meeting for Bloggers

Francesco Antonio Grana

Nel Natale del 1995 il Vaticano nacque su internet. Il messaggio “Urbi et Orbi” di Giovanni Paolo II fu il primo documento a essere messo in rete dalla Santa Sede. Fu subito un successo travolgente. Nelle prime quarantotto ore si registrarono più di trecentomila contatti, ma bastarono solo tre giorni per arrivare a quota tre milioni. In una settimana si raggiunsero sei milioni e mezzo di contatti. Prelati, cardinali, vescovi si accorsero immediatamente dell’enorme potenzialità del sito. Il successo tra i sacri palazzi venne addirittura paragonato alla seconda grande rivoluzione della storia della comunicazione, dopo quella dell’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg. Joaquín Navarro-Valls, all’epoca Direttore della Sala Stampa della Santa Sede e fautore dell’ingresso del Vaticano in internet, così commentò questo storico evento: “La creazione del sito è nata soprattutto per rispondere all’esigenza, venuta da più parti del mondo, di avere i testi integrali dei discorsi e dei documenti papali. Internet è stata la risposta”.
Il sito del vaticano (www.vatican.va), come è oggi, nacque un anno e mezzo dopo, nel 1997, senza grandi attrezzature tecniche. Ogni mese ci sono cinquanta milioni di accessi alle sue pagine web ed è consultato da visitatori appartenenti a centocinquanta paesi diversi. Il sito deve anche fronteggiare una media di trenta attacchi settimanali da parte dei pirati del web. Tra gli hackers informatici è stato intercettato un francescano che per tutta una notte aveva tentato, senza successo, di violare lo spazio internet pontificio.
“Se oggi Cristo volesse predicare userebbe un blog. La Chiesa ufficiale non può dirlo, ma noi cattolici possiamo osare scriverlo”. Ne è convinto Jeanne-Beylot, un blogger molto conosciuto in Francia. Sarà forse anche per questo che la Santa Sede ha organizzato un “Vatican Meeting for Bloggers”. 750 le domande di partecipazione, ma solo 150 sono state accolte. “La Chiesa ha qualcosa da imparare dai blogger”, da quanti cioè comunicano attraverso la rete, a cominciare “dal loro modo di esprimersi libero e con un linguaggio attuale”. È la riflessione dell’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. “Noi invece - ha aggiunto Celli - ancora risentiamo delle difficoltà di un certo tipo di linguaggio ecclesiale che spesso le nuove generazioni fanno fatica a capire. I blog sono spazi di autenticità e allo stesso tempo di provocazione e ci aiutano a crescere, a guardarci attorno e a capire che per essere ascoltati dobbiamo usare linguaggi comprensibili”.
Tra i blogger che hanno partecipato a questo straordinario meeting, c’è il giornalista Andrea Gagliarducci con il suo blog “Monday Vatican”, nato per raccontare la Santa Sede da una prospettiva diversa da quella del solito mainstream dell’informazione vaticana in Italia e nel mondo. Le notizie sulla Chiesa di Roma nella maggior parte dei casi riguardano esclusivamente le nomine episcopali. Spesso ci si dimentica che i cristiani nel mondo sono oltre due miliardi, che la Santa Sede ha relazioni diplomatiche stabili con quasi 150 paesi, che ha un peso nel dibattito culturale e un ruolo di unione tra le religioni non indifferente. Ognuno vede le cose da un occhio locale, ma si perde di vista quello globale. Così, “Monday Vatican” vuole proporre, in modo innovativo, un’analisi completa che metta insieme i pezzi del puzzle e dia un profilo ordinato e consequenziale di ciò che avviene. Significativo è l’impegno del blog per spiegare i rapporti tra la Santa Sede e lo Stato italiano. Ma si racconta anche del ruolo della diplomazia all’estero, dall’Africa all’Asia, al diritto internazionale, che è forse il tema privilegiato del blog di Gagliarducci. Ed è proprio in questa particolare chiave di lettura che “Monday Vatican” vuole leggere anche il pontificato di Benedetto XVI.

© Copyright Il Denaro, 14 maggio 2011

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