«Basta sangue. Basta violenza»
La voce di Benedetto XVI si leva forte al Regina Coeli perché la via del negoziato e del dialogo prevalga su quella della violenza, «con l'aiuto degli Organismi internazionali che si stanno adoperando nella ricerca di una soluzione alla crisi».
Il Pontefice ha poi chiesto che in Siria si ripristini concordia e unità per evitare altro sangue. Le violenze in Nord Africa e Medio Oriente mietono vittime e mettono in serio pericolo le comunità cristiane. «Assicuro inoltre la mia orante e commossa partecipazione all'impegno con cui la Chiesa locale assiste la popolazione, in particolare tramite le persone consacrate presenti negli ospedali», ha detto Ratzinger».
E rivolgendosi ai governanti siriani: «Chiedo a Dio che non ci siano ulteriori spargimenti di sangue in quella Patria di grandi religioni e civiltà, ed invito le Autorità e tutti i cittadini a non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca del bene comune e nell'accoglienza delle legittime aspirazioni a un futuro di pace e di stabilità».
Un appello al negoziato che vede il Vaticano sulla stessa linea di Mosca. A preoccupare la Santa Sede è il rischio di un aumento della violenza settaria che possa colpire i cristiani così come sta avvenendo in Egitto e come da tempo avviene in Iraq. In Libia e in Siria le comunità cristiane sono numerose e rispettate, ma l'acuirsi di divisioni e scontri in Siria e la conseguenza di un lungo conflitto in Libia potrebbero portare a nuove persecuzioni. Nonostante gli appelli alla pace il conflitto non si ferma. Ieri gli aerei Nato hanno bombardato nuovamente obiettivi militari a Tripoli e le postazioni delle truppe di Gheddafi al confine con la Tunisia. La Corte penale internazionale (Cpi) si prepara ad avviare il processo contro i principali esponenti del regime Gheddafi. Lo ha detto il suo procuratore, Lusi Moreno-Ocampo, che oggi avanzerà la richiesta di spiccare un mandato d'arresto nei confronti di tre persone, tra cui probabilmente lo stesso rais. L'inchiesta del Cpi per crimini contro l'umanità - sollecitata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu - era stata aperta il 3 marzo scorso, e riguarda otto persone, tra cui il colonnello Gheddafi e tre dei suoi figli. Ieri giornata relativamente calma in Siria. Tre persone sono state uccise da cecchini nella città siriana di Tall Kalakh, mentre uscivano da una moschea nella quale si teneva un sit-in di protesta. Riad Seif, noto oppositore siriano, ex deputato ed imprenditore, in carcere dal 6 maggio scorso per aver infranto il divieto di manifestare, è stato liberato ieri su cauzione in attesa del processo. Non si ferma la fuga di siriani verso il Libano. La polizia di frontiera siriana ha aperto il fuoco contro i fuggiaschi e una donna siriana è rimasta uccisa al passaggio di Al Boqayaa, nel nord del Libano; cinque altre persone sono rimaste ferite e tra queste anche un soldato libanese.
© Copyright Il Tempo, 16 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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