Il Papa benedice la «capitale» del Nordest
Nicola Pellicani
Il giorno dopo, ciò che resta non è solo la conferma che viviamo in una città aperta agli altri, vocata alla politica dell’accoglienza. E non è neppure solo la soddisfazione per aver dato una prova di grande efficienza organizzativa.
La visita del Papa, con il grande evento al Parco di San Giuliano, è molto di più. E’ il riconoscimento alla città, da parte della Chiesa, attraverso il suo massimo rappresentante, di quel ruolo di magnete, di cuore pulsante del Nordest tanto evocato dalla politica e dall’impresa cittadina, ma mai accompagnato da un’idea e da una politica forte di sviluppo, in grado di trasformare le suggestioni in progetti concreti.
Il Parco di San Giuliano è uno spazio straordinario, ormai collaudato che, anche simbolicamente, riveste una funzione strategica, punto d’incontro qual è tra terra e acqua. Dalla collina, che non è altro che un’ex discarica, si domina quel panorama metropolitano che costituisce l’energia di questa città: di là della strada c’è quel gioiello verde - purtroppo in abbandono - di Forte Marghera, di fronte il profilo di Venezia, con tutto quello che si porta dietro. Basta girare lo sguardo per vedere il Vega con il Parco Scientifico e le gru della Fincantieri, porta d’ingresso di un’area industriale sterminata di oltre 2 mila ettari. Più in là il Porto con le grandi navi. Alzando la testa ci sono gli aerei del Marco Polo che decollano e atterrano a ritmo di uno ogni due minuti. E sempre da quella collinetta, quando il cielo è limpido all’orizzonte si vedono le montagne. Un crocevia di paesaggi e di infrastrutture che rappresenta la cornice indispensabile di una grande città, qual è quella che viviamo. Una Città che va ben oltre i confini municipali e comprende anche i territori di Padova e Treviso, costituendo quella Città Metropolitana, recentemente certificata anche dall’Ocse, con una popolazione di 2,6 milioni e un tasso di crescita economica che può essere comparato a quello di Londra.
Una Grande Città dai confini liquidi, che è il motore del Nordest, e di cui Mestre e Venezia, anche per ragioni geografiche, ne costituiscono il cuore.
Il riconoscimento di questa funzione da parte del Papa, impone di dar forma e anima a questa nostra città, per consentirle di svolgere appieno il ruolo che le compete.
Del resto è anzitutto il quadro internazionale a non offrirci alternative. Basti pensare che per la prima volta nella storia ci troviamo di fronte al fatto che la maggioranza della popolazione mondiale vive in agglomerati urbani. Non a caso il secolo da poco iniziato è stato definito il «secolo urbano».
Ma non è solo questo. Oggi la storia guarda a Est, e Mestre con Venezia, si trovano al posto giusto nel momento giusto. Una posizione geografica strategica determinata dal cambiamento dalla mappa globale degli scambi, intervenuta dopo la fine della guerra fredda. Una vera e propria rivoluzione copernicana che bisogna però trasformare subito in opportunità con l’obiettivo di costruire una «città intelligente» al passo con le grandi aree urbane del pianeta. Vale a dire una smart city nella quale la dimensione della mobilità, dell’ambiente, della cultura e del turismo si sposino con un quadro di trasformazioni urbane che mirano a migliorare la qualità della vita di noi abitanti. Questa è la strada giusta da seguire anche per superare il dibattito sulla presunta mancanza d’identità mestrina. Non c’è una «mitico» passato da recuperare, basta «riconoscere» la città che viviamo quotidianamente e cogliere il carattere autentico di una città contemporanea, frutto di quasi un secolo di storia.
Questa è la città «benedetta» dal Papa; bisogna però che la politica, purtroppo mai così debole e periferica come oggi, si faccia finalmente carico di traghettarla nel futuro.
© Copyright La Nuova Venezia, 10 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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