Foto scattata da Suor Benedetta |
È sbagliato opporre tradizione e progresso nella liturgia, perché in essa il rinnovamento è dato dalla forza stessa di Cristo, che la anima con la sua presenza. Con questa e altre considerazioni, Benedetto XVI ha celebrato il 50.mo di fondazione del Pontificio Istituto Liturgico, ricevendo in udienza in Vaticano i circa 250 partecipanti al Congresso internazionale di liturgia, promosso dal Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La liturgia, ha affermato Benedetto XVI, dà forza alla Chiesa, le permette di vedere Cristo Risorto e in “azione”, educa al “primato della fede e della grazia”. Eppure, spesso, specie dal Vaticano II in avanti, i fautori del nuovo in campo liturgico sono entrati in contrasto con i difensori del passato. Benedetto XVI ha preso in esame 50 anni di eredità conciliare passandoli sotto la lente della competenza e della speciale sensibilità da sempre possedute su questo tema. Al tempo del Vaticano II, c’era anzitutto l’esigenza di suscitare “una partecipazione più attiva dei fedeli alle celebrazioni liturgiche attraverso l’uso delle lingue nazionali” e di studiare l’“adattamento dei riti nelle varie culture”:
“Inoltre, si rivelava chiara fin dall'inizio la necessità di studiare in modo più approfondito il fondamento teologico della Liturgia, per evitare di cadere nel ritualismo o di favorire il soggettivismo, il protagonismo del celebrante, e affinché la riforma fosse ben giustificata nell'ambito della Rivelazione e in continuità con la tradizione della Chiesa”.
Ciò che conta comprendere, ha proseguito il Papa, è che la liturgia della Chiesa “va al di là della stessa riforma conciliare”, il cui “scopo, infatti, non era stato principalmente quello di cambiare i riti e i testi, quanto quello di rinnovare la mentalità e porre al centro della vita cristiana e della pastorale la celebrazione del Mistero pasquale di Cristo”:
“Purtroppo, forse, anche da noi Pastori ed esperti, la Liturgia è stata colta più come un oggetto da riformare che non come soggetto capace di rinnovare la vita cristiana, dal momento in cui 'esiste un legame strettissimo e organico tra il rinnovamento della Liturgia e il rinnovamento di tutta la vita della Chiesa. La Chiesa dalla Liturgia attinge la forza per la vita'".
Dalla storia al futuro – anzi “tra memoria e profezia”, secondo il titolo del IX Congresso internazionale organizzato dal Pontificio Ateneo Sant’Anselmo – Benedetto XVI ha ricordato che cosa istituzioni accademiche come l’Ateneo o come il Pontificio Istituto Liturgico hanno fatto negli decenni seguenti la riforma, ovvero aiutare il popolo di Dio…
“…a vivere la Liturgia come espressione della Chiesa in preghiera, come presenza di Cristo in mezzo agli uomini e come attualità costitutiva della storia della salvezza (...) Nell'azione liturgica della Chiesa sussiste la presenza attiva di Cristo: ciò che ha compiuto nel suo passaggio in mezzo agli uomini, Egli continua a renderlo operante attraverso la sua personale azione sacramentale, il cui centro è costituito dall'Eucaristia”.
La liturgia, ha insistito Benedetto XVI, è il testimone “privilegiato della tradizione vivente della Chiesa”. E i Padri conciliari, ha concluso, hanno voluto consegnare ai posteri un programma di riforma “in equilibrio” tra “la grande tradizione liturgica del passato e il futuro”:
“Non poche volte si contrappone in modo maldestro tradizione e progresso. In realtà, i due concetti si integrano: la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso. Come a dire che il fiume della tradizione porta in sé anche la sua sorgente e tende verso la foce”.
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