Il silenzio dei 300mila nella basilica a cielo aperto
Un silenzio irreale avvolge un'assemblea di quasi 300 mila persone, qualche istante prima dell'inizio della messa.
Eppure non è un monastero e nemmeno la chiesa parrocchiale che accoglie la maggior parte di quei fedeli tutte le domeniche.
Nella straordinaria quinta di un parco affacciato sulla laguna di Venezia, nella basilica a cielo aperto allestita per l'occasione, c'è un'assemblea liturgica in piena regola, composta, motivata. Si vede. E si sente.
I “parrocchiani del Papa” sanno tacere e sanno cantare, sanno far festa e sanno raccogliersi in preghiera. Le lingue si mescolano – anche durante la preghiera dei fedeli – e il latino nella liturgia, come sempre in questi casi, fa le veci dell'inglese. Un'ovazione, un'immensa ola agita la folla quando la papamobile passa in mezzo ai pellegrini. C'è spazio anche per un fuori programma, quando la piccola veneziana Giuditta Bandini, di appena 22 giorni, viene affidata alle mani del Papa per una benedizione.
«È significativo che il luogo prescelto per questa Liturgia sia il Parco di San Giuliano: uno spazio dove abitualmente non si celebrano riti religiosi, ma manifestazioni culturali e musicali», nota Benedetto XVI all'inizio dell'omelia.
«Oggi, questo spazio ospita Gesù risorto, realmente presente nella sua Parola, nell’assemblea del Popolo di Dio con i suoi Pastori e, in modo eminente, nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue». L'erba del prato, insomma, è come i mosaici del pavimento di Aquileia. Risuona la Parola di Dio nel parco che accoglie l'Heineken Jammin' Festival, la Venice Marathon, il Salone nautico; 700 preti e 32 vescovi, insieme al successore di Pietro compiono il gesto che trasforma il pane e il vino nel sacramento che quei 300 mila aspettano.
«Ci commuove, in questo luogo, il fulgore della nostra Venezia, eco della bellezza di Cristo, Splendore di Verità», sottolinea il card. Angelo Scola, nel suo saluto al Papa. «Siamo guidati dal fascino di questo incontro e desiderosi di comunicarlo a tutti gli uomini e le donne dell’ampio Nordest che domanda ancora oggi un comune compito a popoli latini, slavi e germanici. A favore del nostro “fratello uomo” siamo qui per riconoscere il Signore risorto nello spezzare del Pane. Oggi Pietro è venuto all’incontro di Marco. Grazie, Santo Padre, per il dono della Sua presenza tra noi». A Benedetto XVI le Chiese del Nordest donano dei candelieri eseguiti a mano, a Murano, dagli ultimi allievi di Archimede Seguso: sono su misura per la cappella privata del Papa, che d'ora in poi pregherà davanti a queste opere del genio artigianale veneziano.
La celebrazione eucaristica si dipana ordinata. Suggestivo è anche il momento della comunione: i ministri sono sotto altrettanti ombrelli bianchi, che raggiungono le diverse zone del parco. Anche ai celiaci vengono riservate particolari attenzioni.
Al momento del Regina Coeli il Papa rivolge un altro saluto, anche questo trasmesso in mondovisione. E augura: «Il Signore conceda a voi, abitanti di queste Terre ricche di una lunga storia cristiana, di vivere il Vangelo sul modello della Chiesa nascente, nella quale “la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32)». Si rivolge ai sacerdoti, ai religiosi, ai genitori, ai giovani, agli anziani e agli ammalati. E conclude: «(Maria Santissima) rafforzi l’opera dei numerosi laici che collaborano attivamente alla nuova evangelizzazione, nelle parrocchie, nelle associazioni, come gli scout e l’Azione cattolica, così radicata e presente in queste Terre, nei movimenti, che, con la varietà dei loro carismi e della loro azione, sono un segno della ricchezza del tessuto ecclesiale – penso a realtà come il Movimento dei Focolari, Comunione e Liberazione o il Cammino Neocatecumenale, per citarne solo alcune. Tutti incoraggio a lavorare con vero spirito di comunione in questa grande vigna nella quale il Signore ci ha chiamati ad operare».
Come chiesto prima dell'inizio della celebrazione, durante la messa non si sollevano applausi, cori, bandiere e striscioni. L'entusiasmo spontaneo, con queste umanissime manifestazioni di gioia, si riaccenderà quando papa Benedetto scenderà dal palco per ripartire con la papamobile.
L'ordine nelle fasi di arrivo e di partenza, il rispetto per il luogo e la totale assenza di problemi di ordine pubblico resteranno un esempio e un termine di paragone per eventi di questo tipo, grazie alla magistrale organizzazione, ai volontari, alle forze di polizia. Alla fine, all'interno del parco verranno raccolte da Veritas quasi 23 tonnellate di rifiuti, di cui il 77% correttamente differenziato: anche questa è stata una novità.
In molti si fermano per qualche ora ancora, tra canti e balli, spuntini e animazioni organizzate per i più giovani dal Noi del Veneto. Si vorrebbe che il “giorno del Papa” non finisse mai. (P.F.)
Tratto da GENTE VENETA, n.21/2011
http://www.gvonline.it/public/articolo.php?id=6512
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1 commento:
Dopo la riuscita straordinaria da diversi punti di vista di questa visita, card. Scola, a prescindere da qualsiasi considerazione politica, non dovrebbero farlo arc. di Milano, ma presidente del consiglio!
jacu
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