giovedì 5 maggio 2011

Napolitano e il Papa parlano di politica internazionale

Occasione l'esecuzione di musiche di Vivaldi e di Rossini

Napolitano e il Papa parlano di politica internazionale

Intervento del presidente della Repubblica alla sala Nervi in Vaticano in occasione del concerto offerto dal Capo dello Stato a Papa Benedetto XVI per l'anniversario del Pontificato. In un colloquio durato circa 20 minuti tra Napolitano e il Papa si è parlato di solidarietà tra i popoli e dei valori di unità per il 150 anni dell'Italia

ROMA -Il concerto è stato preceduto da incontro a due tra il Papa e il Capo dello Stato: una conversazione durata una ventina di minuti, alla quale si è aggiunto alla fine, per un saluto, anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. La recente beatificazione di Wojtyla, i 150 anni dell'unità d'Italia, ma soprattutto la situazione internazionale e nel nord Africa, i temi di confronto nel faccia-a-faccia, con un particolare approfondimento sul quando in Libia e sulla necessità di proteggere i cristiani nelle aree in cui sono oggetto di discriminazioni e violenze.
Questi stessi temi, del resto, sono stati toccati da Napolitano nel suo discorso d'apertura di fronte al pubblico, poco prima che la musica avesse inizio. Il Capo dello Stato, infatti, parlando delle relazioni Italia-Santa Sede, ha sottolineato il "saldo radicamento di quel rapporto di vicinanza e collaborazione di cui siamo entrambi convinti e attivi custodi". Poi, soffermandosi sul quadro internazionale e sul tema dell'immigrazione, ha ribadito che "nessun Paese che si riconosca nelle istituzioni e tradizioni di civiltà dell'Europa può chiudersi nel proprio benessere senza farsi partecipe di grandi e comuni responsabilità". Infine ha lanciato un appello alla libertà religiosa.
Benedetto XVI ha molto gradito questa sera "la splendida esecuzione" in Vaticano - offerta dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano per celebrare il sesto anniversario dell'inizio del Pontificato - delle musiche di Antonio Vivaldi e di Gioachino Rossini, "due sommi musicisti di cui l'Italia, che celebra i 150 anni dell'unificazione politica - ha detto - deve essere fiera". E, in un breve discorso pronunciato a conclusione del concerto, ha ringraziato il Capo dello Stato per "la consueta e squisita cortesia" testimoniata dal dono di "un momento di elevazione musicale" e "per le cordiali parole" che Napolitano aveva pronunciato prima dell'esecuzione interpretando anche "la vicinanza del caro popolo italiano al Vescovo di Roma e ricordando l'indimenticabile momento della beatificazione di Giovanni Paolo II".
Il Papa ha voluto rivolgere il suo saluto anche alla signora Clio e alle alte autorità dello Stato, a quelle locali e al corpo diplomatico. "Un particolare ringraziamento", Ratzinger lo ha rivolto infine al direttore, ai Solisti, all'Orchestra e al Coro del Teatro dell'Opera di Roma. Il Pontefice ha poi analizzato i due brani magistralmente eseguiti dall'orchestra diretta da Jesus Lopez Cobos e dal coro diretto da Roberto Gabbiani, il "Credo RV 591" di Antonio Vivaldi e lo "Stabat Mater" di Gioachino Rossini. "Vivaldi - ha ricordato Benedetto XVI evocando la forza impressa nella composizione - era sacerdote e la sua musica nasce dalla sua fede cristiana" che non dice "Io credo in qualcosa", bensì "Io credo in Qualcuno". Cioè, ha spiegato il Papa teologo, "nel Dio che si è rivelato in Gesù, in Lui percepisco il vero senso del mondo; e questo credere coinvolge tutta la persona, che è in cammino verso di Lui". "La parola 'Amen', poi, che in ebraico ha la stessa radice della parola fede, riprende - ha sottolineato - lo stesso concetto: il fiducioso poggiare sulla base solida, Dio". Anche l'assenza dei solisti, ha detto Ratzinger, "vuole esprimere il 'noi' della fede".
"Il secondo capolavoro di questa sera, lo 'Stabat Mater' di Gioachino Rossini - ha continuato Papa Ratzinger - è una grande meditazione sul mistero della morte di Gesù e sul dolore profondo di Maria". E testimonia "una religiosità che esprime una ricca gamma di sentimenti di fronte ai misteri di Cristo, con una forte tensione emotiva. Dal grande affresco iniziale dello 'Stabat Mater' dolente e affettuoso, ai brani in cui emerge la cantabilità rossiniana e italiana, ma sempre carica di tensione drammatica, fino alla doppia fuga finale con il poderoso Amen, che esprime la fermezza della fede, e l"In sempiterna saecula', che sembra voler dare il senso dell'eternità". Nel suo Stabat, ha sottolineato Benedetto XVI, "il maestro torna alla lezione della grande polifonia, con un'intensita' emotiva che diventa preghiera accorata: 'Quando il mio corpo morirà, fa; che all'anima sia data la gloria del Paradiso'. Rossini a 71 anni, dopo aver composto la 'Petite Messe Solennelle' scrive infatti: 'Buon Dio, eccola terminata questa povera Messa? Sai bene che sono nato per l'opera buffa! Poca scienza, un po' di cuore, tutto qui. Sii dunque benedetto e concedimi il paradiso'. Una fede - ha concluso il Papa - semplice e genuina"

http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-4673a3a9-fcda-497b-977b-b396876483f3.html

Nessun commento: