lunedì 23 maggio 2011

Per la prima volta nella storia un collegamento tra il Papa e una Stazione Spaziale (Giansoldati)

La novità
Per la prima volta nella storia un collegamento tra il Papa e una navicella


"Astronauti, punta avanzata dell'umanità"

Franca Giansoldati

Città del Vaticano

Papa Ratzinger solo a un certo punto si è accorto dell’assenza di gravità perché tra gli astronauti a bordo dello Shuttle c’era una medaglia d’argento che fluttuava nell’aria, leggera come una piuma, passando di mano in mano. La medaglia che raffigura la creazione dell’uomo di Michelangelo viaggerà per altri sedici giorni nello spazio, attorno all'orbita terrestre, per poi fare ritorno in Vaticano; sarà conservata come emblema di una missione particolarissima: scoprire l’origine dell’Universo e la presenza del’'antimateria. Cosa non da poco, visto che l'argomento è da sempre al centro dell'attenzione della Chiesa. Dal cuore del Palazzo Apostolico alla Stazione spaziale internazionale (Iss), costruita a 400 chilometri dal suolo, il primo collegamento video della storia di un pontefice è filato via liscio come l’olio e si è concluso con una benedizione in grande stile per tutti. In particolare per la missione. «Siete la punta avanzata dell’umanità che esplora nuovi spazi e nuove possibilità per il nostro avvenire, andando al di là dei limiti delle nostre esperienze quotidiane». Il Papa ha ammesso di essere un ammiratore del coraggio e della disciplina dimostrata da questi dodici astronauti di nazionalità americana, russa e italiana, che sono stati scelti per montare sulla base l’Alpha Magnetic Spectrometer, uno strumento sviluppato da un pool 600 scienziati nel mondo che proprio ieri ha iniziato a lavorare, captando le particelle dell’universo per studiarne la composizione e capire cosa ha originato il cosmo. Chissà se questo maxi spettrometro riuscirà anche a dirimere la spinosa questione del Disegno Intelligente. «Sappiamo che per ogni particella esiste la sua anti particella, ma dobbiamo anche ammettere che non capiamo come mai il mondo a noi vicino è fatto solo di materia. All’inizio dei tempi il Big Bang ha formato una parte di materia e una corrispondente parte simmetrica di antimateria. Che fine abbia fatto questa antimateria non lo sappiamo», ha spiegato alla Radio Vaticana l’astrofisico Roberto Battiston, responsabile scientifico italiano per il cacciatore di antimateria Ams. Il collegamento video tra la navicella spaziale e la sede di Pietro è stato voluto proprio per dare risalto alla portata di queste ricerche che «per certi versi uniscono gli aspetti tecnologici a quelli religiosi e potrebbero essere foriere di interessanti evoluzioni per il futuro», ha sottolineato l’ingegner Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, aggiungendo che l’Italia ha contribuito per il 25 per cento al progetto attraverso l’Asi e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Nei venti minuti di collegamento, tanto è durato lo scambio, il Papa ha rivolto a tutti i membri dell’equipaggio cinque domande, mentre loro gli inviavano le immagini in diretta del pianeta visto da lassù. Una suggestiva sfera avvolta in un mantello azzurrino. «Dalla Stazione spaziale vedete la nostra Terra da una prospettiva molto diversa, sorvolate continenti e popoli diversi molte volte al giorno. Credo che per voi sia evidente che viviamo tutti insieme su una sola Terra e che è assurdo combattersi e uccidersi fra di noi». Ai due astronauti italiani, invece, Roberto Vittori e Paolo Nespoli si è rivolto parlando in italiano. Forse a Nespoli sono anche spuntate le lacrime quando Ratzinger gli ha ricordato la morte della mamma avvenuta mentre era in corso la missione. «Caro Paolo, tutti ti siamo stati vicini, anch’io ho pregato per lei. Come hai vissuto questo momento di dolore: ti sei sentito lontano o comunque parte di una comunità?». «Santo Padre - ha risposto l’astronauta - ho sentito le preghiere arrivare quassù. I miei colleghi a bordo della stazione mi sono stati vicini in questo momento per me molto intenso. Mi sono sentito lontano ma anche molto vicino, e questo è stato per me di grande sollievo». In fondo l’energia di una preghiera sale subito al cielo e non abbandona mai chi la ricerca.

© Copyright Il Mattino, 22 maggio 2011

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