venerdì 20 maggio 2011

Un rapporto del John Jay College. Devianza sociale e abusi negli Stati Uniti (O.R.)

Un rapporto del John Jay College

Devianza sociale e abusi negli Stati Uniti

WASHINGTON, 20. "L'aumento della frequenza di abusi sessuali verso i minori da parte di appartenenti al clero occorsi negli anni Sessanta e Settanta è da collegare con il crescere dei fenomeni di devianza sociale nella società americana in quello stesso periodo": è quanto sottolinea un importante studio sulle cause e sull'ambiente culturale nei quali si sono verificati casi di abuso sessuale su minori da parte di appartenenti al clero cattolico degli Stati Uniti. La ricerca, effettuata da un gruppo di esperti del John Jay College of Criminal Justice della City University di New York, è stata presentata a Washington, mercoledì 18, da Karen Terry, professoressa associata e responsabile del Criminal Justice Doctoral Program presso il prestigioso college.
Alla presentazione dello studio, intitolato "Causes and Context of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests in the United States, 1950-2010", hanno partecipato anche monsignor Blase Joseph Cupich, vescovo di Spokane, che presiede il Comitato sulla protezione dei bambini e dei giovani della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) e Diane Knight, presidente del National Review Board, un gruppo di laici cattolici che ha svolto il compito di supervisione del progetto.
Nella relazione svolta durante la riunione, Terry, riferendosi alla quantità dei casi di abuso di minori da parte di religiosi, ha sottolineato che "la maggior parte degli episodi è avvenuta alcuni decenni fa". "In quel periodo - ha aggiunto riferendosi in particolare agli anni Sessanta e Settanta - le influenze sociali aggravarono lo stato di vulnerabilità di alcuni sacerdoti, la cui preparazione era inadeguata per una vita da spendere nel rispetto del voto di celibato". Secondo la studiosa "quei candidati al sacerdozio che più tardi sono diventati autori di abusi, certamente non potevano essere precocemente individuati per mezzo di test psicologici né con l'esame del loro sviluppo culturale né con l'analisi delle loro esperienze vocazionali". Invece, "la crescita del livello di formazione umana avvenuto nel corso degli anni successivi nell'ambito dei seminari, per rendere i giovani sempre più consapevoli dell'autenticità della loro vocazione al sacerdozio, è stata la principale causa dell'attuale decremento del numero di abusi sessuali verso i minori da parte di religiosi".
Nel rapporto si evidenzia che "verso la metà degli anni Ottanta, la reazione dei vescovi di fronte alle prove che confermavano le notizie sugli abusi è stata quella di concentrare gli aiuti verso i religiosi colpevoli dei fatti".
Nonostante lo sviluppo - si afferma ancora nel rapporto - dalla metà degli anni Novanta in poi, di un vasto programma in favore delle vittime, dei loro familiari, e di quanti altri avevano ricevuto qualsiasi danno a causa degli abusi sessuali, "le politiche seguite dalle strutture diocesane non si sono dimostrate del tutto efficaci. Tuttavia la diminuzione dei casi di abuso sessuale compiuti da appartenenti al clero è stata molto più rapida rispetto a quanto si è registrato nel più vasto ambito sociale".
Diane Knight ha sottolineato poi come "per mezzo di una complessa raccolta di dati e attraverso l'analisi delle statistiche, i ricercatori del John Jay College di New York sono stati capaci di provare che la crisi provocata dagli abusi sessuali commessi su minori da parte di religiosi cattolici ha radici nel contesto storico in cui tale crimini sono stati compiuti". Per la responsabile del National Review Board "i ricercatori sono arrivati alla conclusione che quanto è stato successivamente stabilito dai nostri vescovi nel Charter for the Protection of Children and Young People del 2002 rappresenta ancora un valido complesso di regole per prevenire il ripetersi degli abusi sui fanciulli".
Nel suo intervento, monsignor Cupich ha infine dichiarato che "vi sono fondati motivi di speranza che quanto ora stiamo facendo è effettivamente utile per impedire il ripetersi di abusi sessuali verso i minori da parte di sacerdoti". Il presule ha aggiunto che "l'impossibilità di potere prevedere comportamenti sessuali deviati ci porta di conseguenza a predisporre programmi che rendano più sicuri i contesti relazionali".
"La Chiesa cattolica - ha concluso - ha assunto una decisione di tolleranza zero per qualsiasi religioso che compia abusi sessuali verso un fanciullo. Questa decisione, non solo protegge i bambini ma rassicura anche le decine di migliaia di sacerdoti che hanno sofferto per questa crisi mentre ogni giorno sono impegnati nel proprio ministero svolto con onore e sacrificio personale. Anch'io provo profonda vergogna per quanto è stato commesso in passato da alcuni di noi".

(©L'Osservatore Romano 21 maggio 2011)

1 commento:

Anonimo ha detto...

La lectio del Card. Piacenza ai seminaristi di Torino sulla castità.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/8847
Alberto