Custode della Parola
Dedicata a Maria l’udienza generale da Castel Gandolfo
“Stiamo ancora nella luce della festa dell’Assunta, che è una festa della speranza. Maria è arrivata al Paradiso e noi tutti possiamo arrivare al Paradiso. La questione è come”. Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, nell’Udienza generale da Castel Gandolfo.
Come Maria. Maria può essere il modello: “Maria, dice il Vangelo, è Colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto; Maria si è affidata a Dio ed è entrata con la sua nella volontà del Signore. Quindi, era in direttissima con la strada verso il Paradiso”, ha evidenziato il Papa. “Credere, affidarsi al Signore, entrare nella sua volontà: questo è l’indirizzo essenziale”, ha precisato. “Oggi – ha continuato - vorrei parlare di un piccolo aspetto della vita della preghiera, che è la via del contatto con Dio, cioè sulla meditazione. Meditazione vuol dire ‘fare memoria’ di quanto Dio ha fatto, non dimenticare i tanti suoi benefici. Spesso vediamo solo le cose negative, invece dobbiamo ricordare anche i doni che Dio ci ha fatto, essere attenti ai segni positivi che vengono da Dio e fare memoria di questo”. Parliamo “di un tipo di preghiera di meditazione che nella tradizione cristiana è chiamata anche ‘orazione mentale’, così importante per ogni cristiano. La meditazione ha in Maria un luminoso modello, che ci fa capire in che cosa essa consista. È l’evangelista Luca a ripetere, riguardo alla Vergine, che ‘da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore’. È attenta a tutto quello che il Signore ha fatto”.
Custodire nel cuore. Colei che “ha creduto” all’annuncio dell’Angelo e si è fatta “strumento perché la Parola eterna dell’Altissimo potesse incarnarsi”, “ha anche accolto nel suo cuore il mirabile prodigio di quella nascita umano-divina, lo ha meditato, si è soffermata nella riflessione su quanto Dio stava operando in Lei, per accogliere la volontà divina nella sua vita e corrispondervi”. Il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio e della maternità di Maria, ha sottolineato Benedetto XVI, “è così grande da richiedere un processo di interiorizzazione che cerchi di approfondirne l’intelligenza, di interpretarne il senso, di comprenderne i risvolti e le implicazioni”. Così, “giorno dopo giorno, nel silenzio della vita ordinaria, Maria ha continuato a custodire nel suo cuore i successivi eventi mirabili di cui è stata testimone, fino alla prova estrema della Croce e alla gloria della Risurrezione”. Maria, ha affermato il Papa, “ha vissuto pienamente la sua esistenza, i suoi doveri quotidiani, la sua missione di madre, ma ha saputo mantenere in sé uno spazio interiore per riflettere sulla parola e sulla volontà di Dio, su quanto avveniva in Lei, sui misteri della vita del suo Figlio”.
“Ruminare la Sacra Scrittura”. “Nel nostro tempo – ha osservato il Pontefice - siamo assorbiti da tante attività e impegni, preoccupazioni e problemi; spesso si tende a riempire tutti gli spazi della giornata, senza avere un momento per fermarsi a riflettere e a nutrire la vita spirituale, il contatto con Dio”. Maria, allora, “ci insegna quanto sia necessario trovare nelle nostre giornate, con tutte le attività, momenti per raccoglierci in silenzio e meditare su quanto il Signore ci ha insegnato, su come è presente e agisce nel mondo e nella nostra vita: essere capaci di fermarci un momento e meditare”. Sant’Agostino, ha ricordato il Santo Padre, “paragona la meditazione sui misteri di Dio all’assimilazione del cibo e usa un verbo che ricorre in tutta la tradizione cristiana: ‘ruminare’; i misteri di Dio cioè vanno continuamente fatti risuonare in noi stessi perché ci diventino familiari, guidino la nostra vita, ci nutrano come avviene con il cibo necessario per sostenerci”. E san Bonaventura, riferendosi alle parole della Sacra Scrittura dice che “vanno sempre ruminate per poterle fissare con ardente applicazione dell’animo”.
Silenzio interiore. Meditare vuol dire, allora, ha sostenuto Benedetto XVI, “creare in noi una situazione di raccoglimento, di silenzio interiore, per riflettere, assimilare i misteri della nostra fede e ciò che Dio opera in noi; lo possiamo fare in vari modi, prendendo, ad esempio, un breve brano della Sacra Scrittura, all’inizio potrà essere più facile utilizzare uno dei Vangeli, gli Atti degli Apostoli o le Lettere, oppure una pagina di un autore di spiritualità, che rende più vicino Dio oggi, magari facendosi consigliare dal confessore o dal direttore spirituale, leggerlo e riflettere su quanto si è letto, soffermandosi su di esso, cercando di comprenderlo, di aprire il nostro animo a quanto il Signore vuole dirci e insegnarci”. “Anche il Santo Rosario – ha aggiunto - è una preghiera di meditazione: ripetendo l’Ave Maria siamo invitati a ripensare e a riflettere sul Mistero che abbiamo proclamato. Ma possiamo soffermarci pure su qualche intensa esperienza spirituale, su parole che ci sono rimaste impresse nel partecipare all’Eucaristia domenicale. Ci sono molti modi di meditare e di avvicinarci a Dio, e incamminarci verso il paradiso”. “La costanza nel dare tempo a Dio – ha evidenziato - è un elemento fondamentale per la crescita spirituale; sarà il Signore stesso a donarci il gusto dei suoi misteri, delle sue parole, della sua presenza e azione; ci farà comprendere in modo più profondo cosa vuole da noi”. Alla fine “è proprio questo lo scopo della meditazione: affidarci sempre più nelle mani di Dio, con fiducia e amore, certi che solo nel fare la sua volontà siamo alla fine veramente felici”.
Un pensiero alla Giornata mondiale della gioventù. Nei saluti in varie lingue, ai pellegrini spagnoli e polacchi Benedetto XVI ha chiesto di sostenerlo e accompagnarlo nella preghiera per il viaggio apostolico che intraprenderà domani in Spagna in occasione della Giornata mondiale della gioventù che si sta celebrando a Madrid. “Domani – ha dichiarato in italiano - mi recherò a Madrid, dove avrò la gioia di incontrare numerosi giovani là convenuti per la XXVI Giornata mondiale della gioventù. vi chiedo di unirvi spiritualmente con la preghiera a questo importante evento ecclesiale”.
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