domenica 18 settembre 2011

La Buona Notizia. Le parole del Papa all’Angelus e il messaggio ieri sera alla tv tedesca (Sir)

BENEDETTO XVI

La Buona Notizia
Le parole del Papa all’Angelus e il messaggio ieri sera alla tv tedesca


“Oggi viviamo in un’epoca di nuova evangelizzazione. Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede”. È quello che ha sostenuto, stamattina, Benedetto XVI, prima di guidare l’Angelus da Castel Gandolfo.

La Buona Notizia. “Nella liturgia di oggi - ha ricordato il Papa - inizia la lettura della Lettera di San Paolo ai Filippesi”, nella quale “è contenuto un inno a Cristo che già presenta una sintesi completa del suo mistero: incarnazione, chenosi, cioè umiliazione fino alla morte di croce, e glorificazione. Questo stesso mistero è diventato un tutt’uno con la vita dell’apostolo Paolo, che scrive questa lettera mentre si trova in prigione, in attesa di una sentenza di vita o di morte”. Nell’apostolo delle genti si trova “un nuovo senso della vita, dell’esistenza umana, che consiste nella comunione con Gesù Cristo vivente; non solo con un personaggio storico, un maestro di saggezza, un leader religioso, ma con un uomo in cui abita personalmente Dio. La sua morte e risurrezione è la Buona Notizia che, partendo da Gerusalemme, è destinata a raggiungere tutti gli uomini e i popoli, e a trasformare dall’interno tutte le culture, aprendole alla verità fondamentale: Dio è amore, si è fatto uomo in Gesù e con il suo sacrificio ha riscattato l’umanità dalla schiavitù del male donandole una speranza affidabile”.

Per la nuova evangelizzazione. San Paolo, ha sottolineato il Pontefice, “era un uomo che riassumeva in sé tre mondi: quello ebraico, quello greco e quello romano. Non a caso Dio affidò a lui la missione di portare il Vangelo dall’Asia Minore alla Grecia e poi a Roma, gettando un ponte che avrebbe proiettato il cristianesimo fino agli estremi confini della terra”. “Oggi – ha continuato - viviamo in un’epoca di nuova evangelizzazione. Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede”. Protagonisti di questa missione sono “persone, famiglie, comunità che accettano di lavorare nella vigna del Signore, secondo l’immagine del Vangelo di questa domenica. Operai umili e generosi, che non chiedono altra ricompensa se non quella di partecipare alla missione di Gesù e della Chiesa”. In realtà, “il Vangelo ha trasformato il mondo, e ancora lo sta trasformando, come un fiume che irriga un immenso campo”. Di qui la preghiera alla Vergine Maria, “perché in tutta la Chiesa maturino vocazioni sacerdotali, religiose e laicali per il servizio della nuova evangelizzazione”.

Un nuovo beato. Dopo l’Angelus, il Santo Padre ha rammentato che “ieri a Torino è stato proclamato beato mons. Francesco Paleari, della Società dei Sacerdoti di San Giuseppe Cottolengo. Nato a Pogliano Milanese nel 1863, da umile famiglia contadina, entrò giovanissimo in seminario e, subito dopo l’ordinazione, si dedicò ai poveri e ai malati nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, ma anche all’insegnamento, distinguendosi per la sua affabilità e pazienza”.

Saluti plurilingue. Nei saluti in varie lingue, in francese Benedetto XVI ha ricordato la ripresa della scuola: “Gli anni trascorsi a scuola sono molto importanti. A scuola s’impara a vivere insieme. Invito i genitori che sono i primi educatori dei loro figli a incoraggiarli nel loro lavoro. Prendetevi il tempo per ascoltare e parlare con loro di ciò che stanno vivendo e aiutateli a fare le scelte giuste. Famiglia, scuola sono il buon terreno dove si feconda l’umanità di domani. Per questo vi chiedo di pregare affinché ogni bambino possa ricevere l’educazione a cui ha diritto”. In inglese il Papa ha ripreso il Vangelo odierno: “Forse a volte si può sentire invidia per il successo altrui o sentire che non siamo stati sufficientemente ringraziati per il nostro lavoro”. Di qui l’auspicio di “cercare sempre di essere umili servitori del Signore e gioire quando Dio concede abbondanti grazie su coloro che ci circondano”. In tedesco il Pontefice ha evidenziato che “Dio perdona largamente e nella sua bontà dà più di quanto ci si potrebbe aspettare”. Poi ha chiesto preghiere per il viaggio in Germania.
In spagnolo il Santo Padre ha invitato tutti a “riconoscere l’immensa generosità e la bontà di Dio, che è al di là di ogni calcolo umano. Ciò che il Signore si aspetta da noi è che ciascuno faccia bene e con fiducia il proprio lavoro e che riceva con gratitudine ciò che da Lui viene”. “Oggi – ha affermato in polacco - la liturgia ci ricorda che tutti siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Egli ci ha dato diversi carismi, ha assegnato diversi compiti e ha determinato diversi tempi del loro adempimento. Tuttavia se assumiamo l’opera della nostra vita con piena dedizione, ci attende la stessa paga: la gioia dell’eterna partecipazione alla bontà del Signore”. Un saluto, poi, alle Suore di diverse parti del mondo, che frequentano il Collegio missionario "Mater Ecclesiae", a Castel Gandolfo. Nei saluti in italiano, un pensiero in particolare al “folto gruppo della Coldiretti”, che ha ringraziato “per il dono dell’alveare collocato in questa Villa”.

Messaggio alla tv tedesca. Intanto, ieri in tarda serata è andato in onda nella trasmissione “Wort zum Sonntag” della televisione pubblica tedesca ARD un intervento di Benedetto XVI, registrato nei giorni scorsi a Castel Gandolfo, alla vigilia del viaggio apostolico che compirà in Germania dal 22 al 25 settembre. “Tra pochi giorni partirò per il mio viaggio in Germania, e ne sono molto contento”, ha affermato il Papa, ricordando, poi, le principali tappe della sua visita. “Tutto ciò – ha chiarito - non è turismo religioso, e meno ancora uno ‘show’. Di che cosa si tratta, lo dice il motto di questi giorni: ‘Dove c’è Dio, là c’è futuro’. Dovrebbe trattarsi del fatto che Dio torni nel nostro orizzonte, questo Dio così spesso totalmente assente, del quale però abbiamo tanto bisogno”. Per il Pontefice, “dobbiamo di nuovo sviluppare la capacità di percezione di Dio, capacità che esiste in noi”, attraverso la grandezza del cosmo, la grande razionalità del mondo, la bellezza della creazione, l’incontro con le persone che sono state toccate da Lui. “In questi giorni – ha concluso - vogliamo impegnarci per tornare a vedere Dio, per tornare noi stessi ad essere persone dalle quali entri nel mondo una luce della speranza, che è luce che viene da Dio e che ci aiuta a vivere”.

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