La seconda volta del Pontefice in Africa
Domani comincia il viaggio in Benin
Il ruolo del continente come «polmone spirituale» di un mondo in crisi
Giovanna Chirri
ROMA
«L'Occidente parla solo dei mali dell'Africa o parla dell'Africa solo se sono coinvolti i propri interessi, come nel caso della Libia e di Gheddafi, anche per questo per noi africani è importante che il Papa venga in Africa e manifesti la vicinanza della Chiesa».
Lo afferma padre Jean Pierre Bodijoko, responsabile dei programmi di promozione dell'Africa della Radio vaticana
«Il prossimo viaggio del papa sarà, dunque, una occasione per incoraggiare il continente africano nel suo insieme, consapevoli che i problemi ci sono, ma per l'Africa c'è anche il futuro», ha detto il portavoce padre Federico Lombardi, spiegando cosa spinga il Papa a sobbarcarsi a 84 anni una missione impegnativa dal punto di vista degli impegni, del cerimoniale, dello sbalzo climatico.
Da Ouidah, dopo un rituale di scomunica che li privava della iniziazione voodoo, partivano gli schiavi, e a Ouidah (seconda tappa del viaggio del Papa) nel 1909 è stata costruita la prima cattedrale dell'Africa Occidentale. In questa cattedrale Benedetto XVI firmerà sabato l'esortazione apostolica che conclude il sinodo dei vescovi per l'Africa. La consegna del testo alle 42 conferenze episcopali africane avverrà il giorno successivo nello stadio di Cotonou, la capitale economica del Benin, ed è uno dei motivi che porteranno per la seconda volta nel pontificato il Papa in Africa, dal 18 al 20 novembre. Nel 2009 Benedetto XVI era stato in Camerun e Angola, pronunciando tra l'altro forti denunce contro la corruzione delle classi dirigenti e contro la discriminazione delle donne.
La visita avviene anche per i 150 anni della evangelizzazione del Benin e i 40 anni delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, e per rendere omaggio alla tomba di Bernardin Gantin, esponente di spicco della chiesa africana, creato cardinale nello stesso concistoro che diede la porpora a Joseph Ratzinger e che con Ratzinger firmò la scomunica di mons. Marcel Lefebvre.
«Alzati, Chiesa d'Africa», esortò papa Ratzinger nella messa conclusiva del sinodo del 2009, chiedendo una nuova evangelizzazione che, disse, «assume oggi il nome della riconciliazione» e richiede di «instaurare rapporti di giustizia tra gli uomini per costruire una pace equa e duratura...».
Benedetto XVI intende valorizzare il ruolo del continente africano come «polmone spirituale» di un mondo in crisi di spiritualità e come portatore di una cultura e una religiosità su cui il cristianesimo può innervarsi positivamente. Il Papa – che nelle scorse settimane, ricevendo i vescovi angolani, ha lanciato un appello alla difesa di bimbi e anziani, vittime della stregoneria e delle pratiche magiche – intende confermare l'affetto e il rispetto suo e della Chiesa per il grande continente e per i suoi abitanti.
© Copyright Gazzetta del sud, 17 novembre 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento