mercoledì 23 novembre 2011

Seminario Ccee a Roma sulla nuova evangelizzazione. Gli interventi di un politico e di un filosofo (Sir)

CHIESA IN EUROPA

Con realismo e fiducia

Seminario Ccee a Roma sulla nuova evangelizzazione

“La nuova evangelizzazione avviene in un mondo che cambia. Nei nostri giorni dobbiamo parlare di Dio in un contesto spesso indifferente e talvolta ostile”. Si è aperto con questa constatazione il seminario sull’Europa e la Nuova Evangelizzazione promosso a Roma dal Consiglio delle Conferenza episcopali d’Europa per fare memoria dei “quarant’anni di attività a servizio della comunione tra i vescovi in Europa”. Ad esprimerla è stato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che portando i suoi saluti ai partecipanti ha chiesto ai vescovi d’Europa di non perdere la “fiducia in Dio e nella sua Parola” e di vivere l’evangelizzazione con un “sano realismo che chiede di riconoscere gli ostacoli, di cercare di smontare i pregiudizi, di preparare quanto meglio possibile il terreno prima di gettare il seme del Vangelo”. L’incontro è stato organizzato congiuntamente al Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Subito dopo il seminario, la presidenza del Ccee, composta dal presidente, il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), e da due vice-presidenti, il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova (Italia) e l’arcivescovo di Przemysl (Polonia), mons. Józef Michalik, inizieranno la loro tradizionale visita ai dicasteri vaticani. La visita romana si concluderà venerdì 25 novembre con l’udienza privata con il Santo Padre.

Una “nuova primavera”. “Nell’Europa di oggi – ha detto il segretario di Stato card. Tarcisio Bertone - è sempre più difficile distinguere tra verità, errori e menzogne. Un certo pluralismo non vuole permettere che si distingua tra il bene e il male. Accanto ad una sana laicità è presente un laicismo intollerante. Il principio della non discriminazione spesso viene abusato come arma nel conflitto dei diritti per costruire una dittatura del relativismo che tende ad escludere Dio, la dimensione comunitaria e pubblica della fede o la presenza di simboli religiosi”. Il card. Bertone ha parlato di un contesto culturale europeo spesso “in aperto conflitto con i valori cristiani tradizionali: contro il matrimonio tra un uomo e una donna, contro la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale”. Stiamo quindi assistendo, a parere del cardinale, ad una vera e propria “evoluzione critica e a volte anche drammatica, dell’esperienza religiosa”. Ma se da un lato si registra una sorta di “erosione culturale e sociale dei valori tradizionali”, dall’altra “siamo stati anche testimoni di una inedita ricerca personale, a tratti disorientata, della presenza di Dio, specialmente tra i giovani”. Nel suo intervento, il Segretario di Stato ha fatto anche riferimento alla crisi economica che – ha detto – “pone in evidenza l’insostenibilità di un mercato totalmente autoreferenziale e, mentre solleva nuove questioni circa la responsabilità e l’etica dei processi finanziari, ripresenta con stringente attualità una domanda fondamentale di senso circa il destino, la dignità e la vocazione spirituale della persona umana”. “La Chiesa – ha concluso il card. Bertone - intende cogliere positivamente questa sfida, offrendo alla società intera nuove vie di incontro e di dialogo a partire dal Vangelo. Pertanto, la nuova evangelizzazione non è solo un ‘correre ai ripari’, ma una ‘nuova primavera’; un mezzo per valorizzare i nuovi germogli che spuntano in un bosco antico”.

Con grande entusiasmo. “Il fatto che nell’Europa di oggi i casi di persecuzione non siano così clamorosi come in altri continenti – ha affermato dal canto suo il card. Péter Erdő, presidente del Ccee -, non ci deve comunque far dimenticare che anche nelle società europee esistono veri casi di discriminazione”. “Siamo qui riuniti – ha detto - in un momento in cui la situazione economica di tanti Paesi europei è segnata da una grave crisi. Questo ha conseguenze molto serie per la vita della società e del singolo. Ancora più profonda e insidiosa è, però, la crisi etica e antropologica che si annida specialmente nella vita delle famiglie, nelle strutture educative, nei mezzi di comunicazione sociale”. Nel suo intervento l’arcivescovo ha fatto riferimento ai casi riportati dall’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa. Ed ha posto questo interrogativo: “Siamo in un mondo molto secolarizzato e, paradossalmente, assetato di Dio e del senso della vita – come fare per portare l’annuncio di Cristo a chi sembra non esserne più interessato?”. La risposta è un invito: “Non ci deve inibire – ha osservato il cardinale - il fatto che in Europa ci troviamo, spesso, in un ambiente poco accogliente della proposta cristiana. Si è visto nella storia che coloro che sono stati maggiormente perseguitati sono anche quelli che hanno testimoniato una più grande fiducia nel Signore. Non hanno aspettato che le circostanze fossero più favorevoli per iniziare a lavorare nell’opera dell’evangelizzazione. Sono, in effetti, tanti i testimoni, sia nell’Est che nell’Occidente, che hanno già intrapreso l’opera della Nuova Evangelizzazione con grande entusiasmo. E vediamo che Dio non manca mai con i suoi doni e carismi”.

Coraggio e sapienza

Gli interventi di un politico e di un filosofo

“L’Europa ha bisogno di uomini e di uomini politici coraggiosi”. Lo ha detto Luca Volontè, parlamentare presso il Consiglio d’Europa, intervenendo il 22 novembre al seminario a Roma su “Europa e Nuova Evangelizzazione” promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Il rappresentante politico del Consiglio d’Europa è intervenuto nella seconda parte dell’incontro insieme al filosofo francese Philippe Capelle-Dumont, aprendo quindi lo spazio per un momento di scambio e dibattito tra i partecipanti.

Appello alla mobilitazione sapiente. L’Europa ha dunque bisogno di uomini politici “capaci di ingaggiare buone battaglie – ha detto Volontè – nella lucida consapevolezza che si possa vincere o perdere. Coraggio di essere e vivere anche nella politica ciò che si è, ciò che si dice di voler essere nei programmi elettorali, nelle intenzioni di governo”. “Nell’affrontare le sfide dell’Europa di oggi – ha aggiunto -, dobbiamo innanzi tutto porci una questione di metodo: quale diritto abbiamo di imporre valori cristiani ad una Europa, per molti aspetti, non più cristiana?”. Ed ha risposto: “I nostri valori cristiani in realtà sono universali, in quanto sono anche naturali e raggiungibili con l’uso della ragione”. E se da una parte “esistono e permangono segni di grande preoccupazione per l’abbandono della fede e della consapevolezza di Dio nella nostra vita” dall’altra, ha precisato Volontè, “mi pare di intravedere una grande vivacità e una ripresa interessante in molti dei Paesi”. Per il parlamentare, occorre “una migliore organizzazione, coordinamento e efficacia di azioni comuni tra le centinaia di organizzazioni locali, nazionali ed europee cattoliche”: “Penso che questa ‘terra desolata’, frutto amaro e conseguenza logica del consumismo selvaggio e del relativismo morale, sia una straordinaria e provvidenziale provocazione alla Chiesa di Europa”. “All’Europa in crisi di identità e ai nostri concittadini dobbiamo dire che noi stessi ci sentiamo protagonisti del presente e del futuro della nostra patria europea, perché essa ci riguarda e ci interpella”. “È necessario un grande appello alla mobilitazione sapiente per la crescita di quel ‘neoumanesimo’ di cui l’Europa ha urgente bisogno”, ha concluso Volontè, ed “è necessario educare una nuova generazione di cattolici alla vita pubblica e alla responsabilità democratica della politica, una generazione nuova di persone pronte a impegnarsi con audacia, senza nessuna paura”.

Un ruolo dimenticato. Di contesto culturale europeo e di “destino del cattolicesimo oggi in Europa” ha parlato invece il professore di filosofia all’Institut Catholique di Parigi, Philippe Capelle-Dumont, che in una lunga e articolata relazione ha sottolineato come in Europa sia in atto una sorta di “amnesia” spesso “arrogante” verso il ruolo che il cristianesimo ha svolto nel continente. “Ci troviamo da ormai tre decenni circa in una situazione il cui paradosso si è drammaticamente accentuato; da una parte sappiamo che la storia dell’Europa si è costruita secondo le ispirazioni originarie del cristianesimo; dall’altra – ha sottolineato il filosofo francese –, osserviamo che lo spazio conferito al cattolicesimo dopo due mille anni di storia, non è che uno spazio residuale. Che cosa è successo? Se i comuni circuiti della cultura ammettono tranquillamente sotto l’evidenza dei fatti che il cristianesimo ha inventato gli ospedali e le università, essi sono meno inclini a riconoscergli un ruolo storico nella concezione sacra dell’essere umano o nell’avvento della scienza moderna”. “Si ripete così – ha proseguito lo studioso – sempre e senza scrupoli eccessivi che la filosofia dei Lumi e le conseguenti leggi della laicità hanno causato una rottura radicale e salutare con la religione cristiana e il suo oscurantismo dogmatico, aprendo finalmente l’Europa alle sue potenzialità liberatrici. Si dimentica che il cristianesimo, a dispetto di tutte le peripezie storiche, non soltanto ha inventato ma ha anche promosso in Europa e per l’Europa, la distinzione teorica del temporale dallo spirituale, ispirando la separazione pratica degli ordini politici e religiosi”. “Ci si rifiuta a riconoscere al cristianesimo il merito di aver formato il paradigma principale dei quadri futuri giuridici, delle principali concettualità scientifiche e filosofiche della storia europea”.

Tensione e alleanza tra fede e razione. Per liberare poi il campo da ogni dubbio, Capelle-Dumont ha tenuto a precisare che il cristiano è al tempo stesso un uomo “depositario di verità” e “alla ricerca della verità”. “La ricerca della verità nel cattolicesimo – ha ribadito – non si realizza mai al di fuori della tensione tra la fede e la ragione. Questa tensione non è riservata alle sole facoltà di teologia né alle sole facoltà canoniche, sebbene esse ne hanno una responsabilità primaria: questa tensione caratterizza l’intelligenza cattolica nella misura in cui essa cerca un’alleanza tra ciò che la attraversa e ciò che la trascende. Il cristianesimo ha definitivamente scelto la ragione a beneficio della fede” e “questa tensione e questa alleanza costituiscono uno dei suoi messaggi più profondi”.

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