sabato 15 gennaio 2011

Beato a furor di popolo. Nei mesi scorsi la discontinuità fra Ratzinger e Wojtyla su molti temi aveva fatto pensare ad un rallentamento della causa ma Benedetto XVI è andato avanti

A FUROR DI POPOLO

O ADESSO o chissà quando, forse mai più. Era un po’ questa l’aria che si respirava nelle settimane scorse in Vaticano, nel momento in cui sottovoce si era tornati a parlare della beatificazione di Giovanni Paolo II.

Invocata a furor di popolo subito dopo la sua morte («Santo subito»), da alcuni addirittura messa in calendario per gli scorsi 2 aprile (quinto anniversario della morte) o 16 ottobre (trentaduesimo dell’elezione), la strada del venerabile Giovanni Paolo II verso l’onore degli altari era stata in qualche modo rallentata per i dubbi sollevati da più di un osservatore sull’atteggiamento wojtyliano nei confronti di alcuni «scandali» emersi subito dopo la fine del pontificato: la pedofilia nel clero e le presunte coperture vaticane, la gestione di importanti congregazioni come i Legionari di Cristo, la finanza talvolta allegra (per usare un eufemismo) della banca vaticana.

Il fatto che Benedetto XVI su tutti questi argomenti avesse adottato atti ben precisi contraddicendo il modus operandi del predecessore aveva dato fiato a quanti chiedevano un ripensamento sei tempi rapidissimi della beatificazione del papa polacco.

BENEDETTO XVI non ha ceduto alle opposte pressioni, ha fatto passare tempo, e ha poi deciso usando lo stesso argomento che lo portò nel dicembre 2009 a dichiarare venerabile Pio XII: un conto sono le virtù eroiche necessarie per essere identificato come santo, un altro il giudizio storico sull’azione e sugli atti di un papa. Per il primo aspetto è la Chiesa che giudica, per il secondo ci sono gli storici.
E per Benedetto XVI, Giovanni Paolo II ha dato una testimonianza di estrema fedeltà alla propria missione nonostante la malattia, ha dimostrato una fede incrollabile dagli anni della giovinezza nella Polonia comunista fino al soglio di Pietro, ha sempre mostrato una forza spirituale sovrumana: questi sono i segni che un santo deve dare, e per la Chiesa Wojtyla li ha dati. La data scelta per la beatificazione per il papa operaio, la festa dei lavoratori, sottolinea (e qui c’è tutta la finezza di Ratzinger) poi l’umanità a cui Benedetto XVI ha guardato. Un’umanità che per la Chiesa è trascesa fino alla santità.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 15 gennaio 2011 consultabile online anche qui.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottima la scelta del 1 maggio. Un Papa mariano beatificato all'inizio del mese dedicato a Maria.
Quel giorno a Roma ci sarà modo di vedere due realtà diverse e giudicarne i frutti. Da un lato la solita rabbia vuota, il vano agitarsi ai concerti che esprimono il nulla. Dall'altro la Veritatis splendor e la grandezza di un santo di Dio.

quirinus ha detto...
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quirinus ha detto...

E' interessante vedere come l'ostilità verso Giovanni Paolo II sia basata sugli stessi processi mentali e la stessa incomprensione di cosa sia la Chiesa che motivano, oggi, gli attacchi a Benedetto XVI da parte di certi pseudo-tradizionalisti da una parte, e degli autentici neomodernisti dall'altra.

Personalmente non ho capito e non ho condiviso molte scelte di governo di GPII. Ma è indubbio che sia stato un grandissimo Papa, che per me e per molti ha significato la riscoperta del Magistero come guida sicura attraverso e contro tutte le debolezze umane, SPECIALMENTE quelle del clero che mi tenevano lontano dalla Chiesa. Non ci sarebbe Benedetto XVI e tanti segni di rifioritura senza GPII. I tradizionalisti che dovrebbero essere i primi a sostenere i Papi -e invece vogliono che i Papi sostengano le loro ubbie romantiche sennò sono "modernisti" - dovrebbero sapere che quei vescovi americani che sono l'ala marciante del ritorno e della diffusione della Messa antica li ha nominati GPII quasi tutti. Che il ritorno di vocazioni più ortodosse si deve a 27 anni di lotta e di encicliche di GPII e la sua scelta di un certo Ratzinger per CDF (ma per certuni pure Benedetto è modernista,figuriamoci!).

Per gente che stava al calduccio anche allora e ora si atteggia a martire, non dice nulla quello che significò per noi che lottavamo - e spesso morivamo - nelle piazze, nelle scuole e università - per fermare il comunismo, l'avere finalmente una voce chiara dalla Chiesa dopo tanta ambiguità, e da un uomo che il comunismo l'aveva sfidato davvero per una vita, mica chiacchiere di pizzi e trine.

Tutti pensammo a lui quando quella notte benedetta vedemmo accadere l'impensabile: la bandiera rossa ammainata e tolta dal Cremlino, noi che credevamo di dover andare in montagna, prima o poi. Per noi che ci affacciavamo alla vita fu lui il padre, il parroco, il professore che ci era mancato per spiegare il senso dell'amore, della famiglia e della sessualità secondo verità. Per noi che volevamo la Tradizione tutta intera fu lui che diede il primo indulto per la Messa antica e avrebbe fatto di più se non fosse stato per la pazzia orgogliosa dei lefevriani (il Motu Proprio era pronto dall'86 e quegli isterici fecero un gran regalo ai progressisti tagliando le gambe al Papa).

Quando e se sarò Papa, e trovandomi a prendere decisioni sapendo quel che sanno i papi di ogni concreta situazione e non da dietro un monitor al calduccio di casa e senza responsabilità per la Chiesa Universale - giudicherò l'operato dei miei predecessori, ma fino ad allora obbedirò con amore al Successore di Pietro. Resterò libero di avere dubbi legittimi su cose specifiche, cosa che nessun Papa ha mai negato, ma non mi permetterò mai di di far diventare la mia soggettiva preferenza il metro di misura delle azioni di Pietro!

Anonimo ha detto...

Commento magistrale, Quirinus.
Grazie
SdC

laura ha detto...

Sinceramente, questa beatificazione lampo mi ha spiazzato, ma Papa Benedetto sa quello che fa. Di cero, avrà un santo e un Angelo in più a proteggerLo dal Cielo